Quando il poliziotto in alta uniforme si trasforma in super eroe

di Gianmarco Di Napoli

Da quando hanno smilitarizzato la Polizia di Stato, che sono ormai 41 anni, le rassegne ufficiali in cui gli agenti sono costretti a marciare come soldatini, allineati e coperti, con il presentat-arm e la mano destra alla fronte per salutare i superiori, sembrano un anacronistico retaggio che prima o poi qualcuno dovrà avere il coraggio di modificare. Immaginate che fatica ogni santa Festa della Polizia deve affrontare un agente che solo in quell’occasione indossa la divisa, magari addirittura l’alta uniforme, deve memorizzare i passi, i fianco dest-dest e i fianco sinist-sinist, marciando su passerelle di moquette blu mai fissate alla perfezione e qualcuno persino con la spada pendente.

Insomma tutto questo lunedì mattina aveva dovuto affrontare il primo agente scelto della Polizia di Stato, Valerio Moro, 35 anni, da Ostuni, in servizio presso il Commissariato della sua Città bianca, incaricato di indossare l’alta uniforme alla celebrazione della Festa della Polizia che quest’anno era stata organizzata nel cortile del Castello Svevo, ossia nella tana della Brigata Marina San Marco, quelli sì militari veri, i quali avevano osservato sornioni gli sbirri, tutt’altro che allineati e coperti.

L’agente scelto Valerio Moro non era tra i premiati, per questo gli toccava la parata. Del resto lui di riconoscimenti ne ha già una collezione: anno 2017, encomio perché “evidenziando notevoli capacità aveva arrestato due pregiudicati con mezzo chilo di eroina”. E nel marzo 2018 addirittura due lodi, sempre autografate dal capo della Polizia, la prima per aver arrestato un uomo responsabile di atti persecutori nei confronti di una donna e l’altra per aver ammanettato un trafficante di droga con cinque chili di hascisc.

Poco dopo mezzogiorno le prove erano concluse e lui stava facendo rientro al commissariato di Ostuni, affaticato molto più che al termine di una normale giornata di servizio, a bordo di una Grande Punto della Polizia, insieme ad altri due colleghi. Moro era seduto dietro, laddove generalmente trovano posto gli arrestati, e già pensava al pranzo, al bacio della compagna, alle coccole al piccolo Cosimo che ha solo due anni.
All’improvviso è stato distolto dalla voce concitata del collega al volante. Aveva prima notato pezzi di cemento sulla strada e poi quell’autoarticolato che procedeva zig-zagando più avanti, a 80-90 chilometri all’ora, urtando il guard-rail a destra e il new jersey a sinistra della carreggiata, sollevando detriti e pezzi di lamiera.
Il poliziotto alla guida ha acceso la sirena e i lampeggianti, cominciando anche lui a zig-zagare per tentare di rallentare i mezzi che arrivavano da dietro. Nel frattempo, urtando contro il new jersey al centro della strada, l’autoarticolato perdeva velocità.

A questo punto il primo agente scelto Valerio Moro, ancora in alta uniforme, dimenticando persino chi l’attendeva a casa, ha aperto lo sportello della volante, ancora in movimento, ed è sceso al volo rincorrendo a piedi il camion che continuava a marciare sull’asfalto. Raggiunto il lato passeggero, con l’aiuto del suo capo pattuglia, si è arrampicato ed è entrato nella cabina.
Il camionista era incosciente, con il capo chinato sul finestrino, la bava alla bocca e soprattutto il piede che schiacciava ancora l’acceleratore. Moro, che guida pure i pullman della Polizia, lo ha scostato, si è messo al volante e ha fermato il mezzo. Poi con i colleghi ha disteso sul lettino della cabina e gli hanno praticato le manovre di primo soccorso. Hanno scoperto che è Ucraino. Lo hanno capito quando ha riaperto gli occhi e li ha ringraziati.

Dietro di loro intanto altri due poliziotti, a bordo di una Mitsubishi Pajero, rallentavano il traffico ed evitando il rischio di un maxitamponamento visto che tutto ciò è avvenuto dopo una curva
Terminata l’operazione di salvataggio, l’agente scelto Valerio Moro è tornato a casa in alta uniforme e piuttosto sudato. Ha baciato la moglie e il figlio, e non le ha detto nulla di ciò che era appena accaduto, per non farla preoccupare. Lei avrà persino pensato che si era goduto una giornata di riposo giocando a fare il soldatino. Solo dopo ha saputo la verità ascoltando i telegiornali.

Il giorno dopo, al 170esimo anniversario della Festa della Polizia, Valerio Moro era, come da prove di quello precedente, in alta uniforme al proprio posto, più o meno in riga. In quello sfarfallio di discorsi e divise, nessuno ha pensato di ringraziarlo e di raccontare ciò che un poliziotto è in grado di fare, mettendo in pericolo la propria vita. E’ stata persa una bella occasione. Lo premieranno di sicuro, magari tra uno o due anni, quando l’alta uniforme toccherà a qualcun altro e a lui daranno un altro papiro. La burocrazia è così, ama parlare di sé, ma al passato remoto.