Considerati vicini agli ambienti dell’estremismo islamico e pericolosi per la sicurezza pubblica, sono stati espulsi quattro cittadini stranieri. Tra questi un cittadino francese, 28 anni, che si era convertito all’Islam radicale. L’uomo era stato indagato dalla Digos di Brindisi dopo essere stato respinto, nel febbraio 2018, alla frontiera marittima tunisina, in quanto ritenuto pericoloso. Senza fissa dimora, era stato più volte controllato sul territorio nazionale, e attenzionato per il suo fanatismo religioso congiunto a una evidente instabilità psichica.
Gli altri sono un cittadino tunisino di 45 anni. Detenuto a Reggio Emilia, era stato sottoposto a monitoraggio carcerario in quanto si era presentato come leader religioso di fede islamica, e in questa veste era stato protagonista di disordini e sommosse in carcere;
un cittadino macedone di 39 anni detenuto presso la Casa circondariale di Siena per reati contro il patrimonio, dove era stato sottoposto a monitoraggio carcerario con profilo di 1° livello in quanto sospettato di appartenere a un’organizzazione paramilitare attiva nel conflitto dei Balcani; un cittadino kosovaro 37enne, regolarmente residente a Bologna, emerso all’attenzione nel 2010, dopo aver partecipato a una conferenza indetta dall’Unione degli Albanesi musulmani in Italia alla quale intervenne, in qualità di relatore, l’imam radicale della moschea di Pristina arrestato nel 2014 in Kosovo per aver instradato numerosi volontari in Siria ed Iraq per combattere tra le fila dell’IS. Arrestato per gravi maltrattamenti e lesioni ai danni della moglie e dei figli, aveva manifestato segnali di radicalizzazione religiosa.
Sono, dunque, 311 le espulsioni eseguite dal gennaio 2015 ad oggi, di cui 74 nel 2018.