di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine
Nel triangolo di pochi chilometri che unisce Fasano con le sue frazioni di Montalbano e Pezze di Greco, tre storie di grande dolore e di coraggio si intrecciano in maniera viscerale, tre storie di giovani vite spezzate e di altrettante famiglie coraggiose che non solo continuano a impegnarsi per ricordare i loro ragazzi morti, ma che si prodigano per essere vicine alle altre che si trovano ad affrontare dolori che loro hanno già provato.
Il 14 agosto di quattro anni fa un ragazzo fasanese di 19 anni, Giuseppe Vinci, tra Pezze di Greco e Montalbano cadde con il suo Liberty 50 e venne travolto da un’auto pirata che lo uccise. Da quel giorno la mamma Anna e il papà Benny non trovano pace perché l’inchiesta giudiziaria, troppo complessa per raccontarla qui in poche righe, si è conclusa senza un colpevole. Hanno aperto una pagina Facebook, dal titolo #PeppeNelCuore, ma non si sono chiusi nella loro battaglia.
Il giorno in cui Peppe morì si stava recando al lavoro in un centro vivai di Speziale. In quello stesso posto lavoravano Denny Fumarola e sua moglie Marilena Laghezza. Ogni tanto Peppe portava in moto il figlio più piccolo di Denny e Marilena, Ivan. Quattro anni dopo la tragica morte di Peppe, e dopo una lunga e dolorosa battaglia contro il cancro, anche Ivan è spirato. Aveva sette anni.
Anna, la mamma di Peppe, non conosceva né Ivan né i suoi genitori. Ha saputo che erano colleghi del figlio solo dopo la sua morte. Da quel momento ha seguito tutta la storia di Ivan, con discrezione, come se in qualche modo un filo sottile collegasse quel bimbo al suo ragazzo. Ha contribuito a trasformare in tempi record Montalbano in una Disneyland, quando le condizioni di Ivan peggioravano e lasciavano ben poche speranze. E mercoledì, insieme all’associazione “La banda di Minnie e Topolino” ha fatto sì che l’ultimo saluto al bimbo fosse indimenticabile e speciale, con tutti i personaggi di Disney e i super eroi in “carne e ossa”.
Decine di persone, al funerale di Ivan, indossavano una maglietta bianca con impressa l’immagine di un gladiatore per rimarcare il coraggio avuto da quel ragazzino nel affrontare le sofferenze terribili della sua malattia. Non era un disegno casuale: quell’elmo è il “marchio” creato per Giovanni Custodero, morto nel 2020 a 27 anni per un sarcoma osseo a Pezze di Greco, a pochi chilometri da Montalbano. Giovanni fu protagonista di una lotta dignitosa e piena di coraggio che raccontò, sino a quando ne ebbe le forze sui social. Un ricordo che viene alimentato quotidianamente dalla mamma Elena e dalla sorella Mariana e che è stato cristallizzato da una scultura, raffigurante proprio l’elmo di un gladiatore, collocata in una piazza di Pezze di Greco.
Ora quell’elmo è stato ereditato dal piccolo Ivan. Ma la catena non si è fermata qui.
I genitori del bimbo, che hanno voluto colorare in modo così speciale la cerimonia d’addio, hanno chiesto espressamente di non ricevere fiori per il funerale ma di donare qualcosa all’associazione Ad – Curam di Bari, la stessa che ha seguìto Ivan. Anche loro, c’è da starne certi, faranno di tutto per mantenere vivo il ricordo del loro bimbo e aiutare chi sarà chiamato ad affrontare le sue, e le loro, stesse sofferenze.