Racale: dimessa dall’ospedale 21enne accoltellata dall’ex (accusato di tentato omicidio)

È tornata a casa, nell’abitazione di Racale che è stata teatro del proprio tentato omicidio, la 21enne accoltellata dall’ex fidanzato 23enne Giuseppe Proce, nella notte fra il 24 e il 25 giugno: è stata dimessa dall’ospedale dopo un periodo di quasi venti giorni nel quale ha rischiato la vita e l’amputazione di un braccio, che in un intervento chirurgico durato più di dieci ore i medici sono invece riusciti a salvarle. Dovrà comunque seguire un lungo percorso di riabilitazione che la terrà impegnata per mesi anche se il peggio, fortunatamente, appare passato.
La giovane è già stata ascoltata dai Carabinieri che indagano sulla vicenda e la sua ricostruzione finirà adesso nel fascicolo di indagine coordinato dal pubblico ministero Alessandro Prontera, che contesta all’ex l’accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. Al vaglio, poi, rimane sempre la posizione di un amico che era con lui nelle fasi dell’aggressione, avvenuta in momenti diversi.
Proce si trova attualmente nel carcere leccese di Borgo San Nicola: non è servito dirsi pentito e mostrarsi interessato alla sorte della ragazza sul cui giovane corpo ha dato sfogo a tutta la sua rabbia. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, due giorni dopo l’aggressione, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Marcello Rizzo ha convalidato l’arresto in flagranza, applicando al contempo la misura della custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato della stessa specie. Proce è stato definito dal Gip “un soggetto irascibile, privo di autocontrollo e incline alla violenza, visto che, per futili motivi di gelosia, sulla base di generiche confidenze fattegli da un amico e senza chiedere spiegazioni alla diretta interessata, non ha esitato ad aggredire G. P. con due coltelli in maniera violenta e proditoria, dopo aver fatto irruzione due volte nella abitazione di lei e dopo aver aggredito anche la madre e il fratello della stessa”.
Rispondendo alle domande del Gip e del PM Alessandro Prontera, il ragazzo ha innanzitutto smentito che lui e G., dopo sei anni di relazione, si fossero separati (asserendo, quindi, di essere ancora fidanzato con la ragazza) e ha poi confermato di avere accoltellato la giovane in quanto un amico comune avrebbe insinuato dubbi sulla fedeltà di lei che, stando a quanto riferito dall’amico a Proce, avrebbe iniziato una relazione parallela con un altro ragazzo (relazione di cui tutti, nella comitiva della coppia, erano a conoscenza meno che lui e che costituirebbe il movente dell’aggressione). Ha inoltre aggiunto di non essere riuscito a controllare la rabbia, di non ricordare molto di quanto accaduto la sera dell’episodio e di non essersi reso conto di avere infierito al punto da poter provocare la morte della ragazza.
Secondo la ricostruzione operata dagli investigatori, Proce si sarebbe presentato una prima volta a casa della ex soltanto per minacciarla (“questa sera ammazzo te e tua madre”) e vi sarebbe tornato poi, poco dopo, armato di due coltelli da cucina con lame di 21 e 19 centimetri, oggetto di sequestro da parte dei Carabinieri intervenuti dopo l’aggressione (insieme a un paio di pantaloncini macchiati di sangue, a un telefono cellulare e a della droga – marijuana e cocaina – rinvenuta nella sua macchina).
Sarebbe entrato dalla porta finestra, riuscendo a fare irruzione nel salotto in cui la ragazza, insieme alla madre e al fratello, nel tentativo di scampare alla furia dell’ex, si era rifugiata, spostando un divano dietro la porta nella speranza di riuscire a bloccare l’ingresso dell’aggressore.
Marina Poci
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