Di Marina Poci per Il7 Magazine
Un innovativo progetto di musicoterapia che porta la canzone d’autore italiana e straniera nelle corsie dei reparti di Psichiatria e nei centri di riabilitazione, ideato dai medici e ricercatori dell’Università de L’Aquila e da un esperto in tecniche di riabilitazione psichiatrica, il dottor Stefano Ventruto, nato a Brindisi, ma da anni residente in Abruzzo: è questo il Metodo Music Hospital, un unicum tutto aquilano nel panorama italiano della recovery in materia di patologie mentali, che vede nell’operatore sanitario brindisino uno dei principali esperti nazionali in materia di attività terapeutico-riabilitative con l’utilizzo della musica.
Ventruto si è laureato in Scienze Motorie presso l’Università degli Studi dell’Aquila, dove ha poi studiato, alla Facoltà di Medicina, Tecniche della riabilitazione psichiatrica e psicosociale.
Attualmente lavora in diversi presidi del Dipartimento di Salute Mentale della ASL/1 (L’Aquila – Avezzano – Sulmona): l’unità operativa complessa a direzione universitaria “Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura” dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila, il Centro Diurno Psichiatrico e il Centro di Riabilitazione Psichiatrica (SRP1) per utenti in fase di post acuzie che necessitano di trattamento terapeutico riabilitativo in regime residenziale o semiresidenziale.
Operatore della salute mentale con competenze anche in psicomotricità, nei suoi trattamenti porta mostri sacri come Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Franco Battiato, Mina, Zucchero, Roberto Vecchioni, Ivano Fossati, Angelo Branduardi, Giorgio Gaber, Fiorella Mannoia, Adriano Celentano, Claudio Baglioni, Mia Martini, Renato Zero, Lucio Dalla, Pino Daniele, Rino Gaetano, Ron, Mango, Ligabue, Tiziano Ferro, Lorenzo Jovanotti, ma anche i nuovi attori della scena musicale nazionale, come Calcutta, Achille Lauro e Francesco Gabbani, e i grandi della musica internazionale, come Beatles, Rolling Stones, Georges Brassens, Bob Dylan, Pink Floyd. Insomma, nel repertorio del Metodo ideato da Ventruto e dai suoi colleghi, c’è spazio per tutti i cantautori che abbiamo un messaggio di resilienza da lanciare e lasciare a chi sta vivendo un momento di particolare delicatezza dal punto di vista mentale e psicologico.
“Perché ho scelto la musica? Parto dal presupposto che per comprendere gli altri bisogna capire se stessi. Ebbene, c’è una cosa che mi è sempre stata molto chiara: nei miei momenti di crisi, la musica è sempre stata una risorsa su cui ho potuto contare. Un’amica fedele, una compagna disinteressata, sempre pronta a regalarmi benessere. Per questo, quando ho dovuto fare la mia scelta (di studio prima e di lavoro poi), non ho avuto dubbi. E a distanza di anni posso dire di non essermi sbagliato: la musica ha realmente questo potere su tutti coloro che vi si accostano. È chiaro che va veicolata secondo protocolli ben definiti, perché parliamo di ambiti molto delicati, ma è un approccio che, con i dovuti distinguo, funziona per tutti. Nel corso delle attività di musicoterapia individuali e di gruppo, come operatore, conduttore e moderatore, effettuo degli interventi “live” con voce e chitarra (che è il mio strumento principale), voce e flauto e voce e tastiera. E spesso inserisco anche brani scritti da me, che in genere sono molto apprezzato dai pazienti-utenti”, racconta Ventruto, che poi prosegue spiegando in quale fase del percorso diagnostico-terapeutico viene introdotta la pratica della musicoterapia: “Per i pazienti che manifestano segni e sintomi di una psicopatologia, che vanno analizzati per quantità, intensità e durata, si procede a inquadrare il tipo di disturbo e il livello di gravità. Di conseguenza, si stila un piano terapeutico che prevede farmacoterapia e interventi psicosociali, tra cui la musicoterapia, che inizia già in ambito ospedaliero e il più delle volte prosegue nella fase post-acuta, laddove il fine ultimo è sempre quello di consentire alla persona di rientrare in società, in famiglia, sul posto di lavoro, con il massimo grado possibile di autonomia”.
In quest’ottica, la musicoterapia si pone come attività complementare in un percorso integrato del paziente, intrapreso con una equipe interdisciplinare e multiprofessionale che elabora un progetto di salute mentale individuale le cui finalità possono essere diverse: preventive, curative, terapeutiche, abilitative, riabilitative, psicoeducazionali.
“Nei centri post acuzie si completa la stabilizzazione sintomatologica. Con il progetto da noi ideato, attraverso la canzone d’autore ci poniamo sostanzialmente due tipi di obiettivi: terapeutici (riduzione dello stress associato alla condizione di degenza o alla soggettività del paziente e miglioramento dell’emotività) e informativo-descrittivi ad orientamento cognitivo comportamentale sull’argomento recovery (quindi tutto ciò che riguarda la gestione del farmaco, la gestione dello stress, la gestione dei segni precoci di crisi)”, aggiunge ancora Ventruto.
L’attività del Metodo Music Hospital (che si compone di presentazione, ascolto, analisi della canzone d’autore) del dottor Stefano Ventruto ha avuto, per i risultati conseguiti nelle sperimentazioni cliniche presso il reparto di Psichiatria dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, un prestigioso riconoscimento: nel corso del XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia SOPSI, il Comitato Scientifico ha riservato uno spazio al Simposio-Sessione Musicoterapia dal titolo “Musica ed Emozioni: Psicopatologia ed intersoggettività nella riabilitazione con forme musicali innovative”, nel quale Ventruto è intervenuto, nel ruolo di relatore. In quella occasione il brindisino ha presentato e commentato ai presenti, tramite una relazione dal Titolo “Music Hospital: ascolto e analisi della canzone d’autore in un servizio di psichiatria”, i risultati positivi conseguiti nel corso degli anni attraverso l’attività di musicoterapia di gruppo che svolge in stretta collaborazione con il professor Alessandro Rossi (professore ordinario di Psichiatria e primario del reparto), il dottor Paolo Stratta (direttore responsabile del Nucleo di Valutazione Psichiatrica dell’ASL\1) e altri medici della stessa unità operativa.
“I grandi cantautori, con le loro opere, ci proiettano al di fuori di noi stessi coinvolgendoci nel racconto di altri protagonisti, ma nello stesso tempo ci aiutano a vivere pienamente la nostra soggettività, esplorando i nostri sentimenti e le nostre emozioni nel confronto con le esperienze altrui. Le parole delle canzoni d’autore, agganciate a un tappeto musicale fortemente evocativo che sostiene ed enfatizza il testo, arrivano in modo diretto ai pazienti, lasciandoli liberi di dare sfogo ad una soggettività che è sempre messa a dura prova dalla patologia psichiatrica. Le faccio l’esempio di un ragazzo con una forte depressione, arrivato da noi in una condizione psicologica di grande abbattimento: nutriva dei sentimenti di grande autosvalutazione, tendeva a essere diffidente nei confronti degli altri, non riusciva a immaginare una prospettiva futura per la sua vita. Aveva tutti i sintomi della triade di Beck: visione negativa di sé, visione negativa del mondo, visione negativa del futuro. La sua psichiatra lo ha proposto al centro diurno psichiatrico immaginando che l’approccio con musicoterapia potesse essergli utile. Da grande cultore della musica in generale e fan sfegatato di Vasco Rossi, ha accettato. Oggi questo ragazzo ha riconquistato il suo equilibrio, ha avuto una regressione dei sintomi e sta iniziando a riprendere in mano la sua vita. È arrivato spento: poi, piano a piano, nei suoi occhi abbiamo iniziato a rivedere la luce”, conclude Ventruto.
Senza Colonne è su Whatsapp. E’ sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
Ed è anche su Telegram: per iscriverti al nostro canale clicca qui