È previsto per giovedì 26 ottobre il rientro in Italia, all’aeroporto di Fiumicino, della salma del digital creator fasanese Marcello Vinci, precipitato durante la notte tra il 5 e il 6 marzo scorso dal 35quesimo piano di un grattacielo nella città di Chengdu, in Cina. Le autorità cinesi, all’esito di un’autopsia i cui costi (ammontanti a circa seimila euro) sono stati affrontati per intero dalla famiglia, hanno stabilito che si sia trattato di suicidio, ma tra i parenti e gli amici del giovane nessuno ha mai dato credito alla versione ufficiale di Pechino. È questo il motivo per cui i genitori del ventinovenne chiederanno che un nuovo esame autoptico sia svolto in Italia, con tutte le garanzie del procedimento penale italiano, compresa la possibilità di nominare un consulente di parte che interloquisca direttamente con il perito nominato dalla Procura. Per la vicenda Vinci si era mosso ad aprile anche il sindaco di Fasano, Francesco Zaccaria, che aveva scritto al Ministro degli Esteri Antonio Tajani e al Consolato Generale d’Italia, dicendosi disponibile a qualsiasi forma di collaborazione, in rappresentanza dell’istituzione locale, per le iniziative che il Governo intenda assumere per Marcello e la sua famiglia.
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