
Giuseppe Lacarpia, il 65enne gravinese fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal vincolo di parentela della moglie 60enne Maria Arcangela Turturo, avvenuto a Gravina in Puglia la notte del 6 ottobre, non ha partecipato all’udienza di convalida tenutasi oggi, 9 ottobre, dinnanzi alla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari Isabella Valeria Valenzi: l’uomo si trova attualmente ricoverato nel reparto detentivo del Policlinico di Bari, dove è stato trasportato a causa delle lievi ferite riportate a seguito di una caduta dal letto a castello posto nella cella del carcere di Bari che condivide con altri detenuti.
Il suo interrogatorio è stato quindi rinviato per legittimo impedimento e la Gip si è riservata la decisione sulla convalida.
Lacarpia, secondo l’impostazione della Procura di Bari, avrebbe appiccato il fuoco alla propria autovettura, una Fiat Panda, all’interno della quale era presente la moglie. Riuscita a fuggire dall’automobile con ustioni parziali sul corpo, la donna sarebbe stata aggredita dall’indagato, che l’avrebbe immobilizzata in posizione supina sull’asfalto, gravando su di lei con il peso del corpo, posizionando le ginocchia sull’addome e esercitando con le braccia pressioni sullo sterno. Le fratture costali e la frattura del corpo dello sterno avrebbero quindi determinato la compressione del cuore ed il conseguente decesso della donna, per arresto cardiocircolatorio, avvenuto presso l’ospedale della Murgia. La signora Maria Arcangela, prima di morire in ospedale, sarebbe riuscita con le forze residue a raccontare alla figlia e alla Polizia quanto il marito le aveva fatto.
Il fermato, già gravato di precedenti per reati contro il patrimonio e contro la persona (era stato in carcere, quasi 15 anni fa, con l’accusa di avere tentato di uccidere il figlio intervenuto per sedare una lite tra i genitori), ha dichiarato ai poliziotti di aver perso il controllo dell’auto, di avere sbattuto contro un muretto (circostanza che avrebbe provocato l’incendio della Panda), di avere estratto il corpo della moglie dalla vettura, chiamando i soccorsi. Una delle figlie della coppia ha invece riferito agli inquirenti che la madre, in diverse occasioni, le avrebbe confidato di temere per la sua vita. Per tre volte la vittima era stata ricoverata in ospedale a causa delle aggressioni subite dal marito. Le liti tra i coniugi erano causate, sempre stando a quanto dichiarato dai figli, dai debiti contratti da Lacarpia nella gestione della propria azienda specializzata nell’allevamento di mucche e produzioni casearie.
Lo scorso febbraio l’uomo era stato sottoposto a perizia psichiatrica nel corso di un processo per maltrattamenti ad animali, in cui era stato prosciolto perché dichiarato incapace di intendere e di volere. Era inoltre in cura da uno psichiatra e recentemente gli erano stati diagnosticati lievi sintomi del morbo di Alzheimer.
Marina Poci
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