
Marco, che passa da lì tutti i giorni rientrando a casa dal lavoro, lo ha notato rintanato in una nicchia sotto i portici di Strada Maggiore, antichissima via nel centro storico di Bologna, una delle cinque arterie che si irradiano nevralgicamente a raggiera alle spalle delle Due Torri. Lo ha avvicinato con delicatezza, temendo persino di dire la cosa sbagliata e di provocarne la fuga; si è fatto raccontare la sua storia, con pazienza lo ha ascoltato, cercando di rassicurarlo e di dargli speranza; gli ha regalato una copia de Il Piccolo Principe, il libricino di Antoine de Saint-Exupéry che parla di un’essenzialità che sfugge alla vista, ma appare chiara guardando con gli occhi del cuore. Soltanto dopo, Marco ha scritto alla redazione di Chi l’ha visto?, la trasmissione di Rai Tre nel corso della quale mercoledì scorso la madre Anna e la sorella Giada avevano rivolto un appello disperato per cercare di capire dove si trovasse. È così che il 35enne brindisino Luca Guerrieri, l’operaio trasfertista allontanatosi in circostanze allarmanti dalla propria abitazione il 18 novembre, è stato ritrovato nella città “dotta, grassa e rossa”: per circa due settimane ha dormito per le strade del centro, spostandosi da un posto all’altro con lo zaino in spalla, lo stesso in cui, partendo da Brindisi in fretta e furia e lasciando a casa il cellulare, aveva radunato le poche cose che immaginava gli sarebbero servite.
L’inviato di Chi l’ha visto? Gian Vito Cafaro, accompagnato dallo spettatore autore della segnalazione, ha raggiunto Guerrieri nella serata di martedì 3 dicembre proprio in Strada Maggiore, gli ha offerto la cena, lo ha fatto parlare per telefono con la famiglia, attraverso Marco lo ha messo in contatto con i volontari della Comunità di Sant’Egidio che gli hanno messo a disposizione un alloggio in una delle case rifugio gestite dall’associazione. “Sono pugliese anche io, Luca, vengo dalla tua terra, siamo vicini di casa”, gli ha detto Cafaro avvicinandolo con cautela, “Tutto si risolve, non devi tornare a casa se non vuoi”. L’impressione è quella di trovarsi davanti ad un giovane uomo in una condizione di profonda fragilità, bisognoso di sostegno ma incapace di chiederlo: un essere umano ferito e deluso, che aveva bisogno di mettere distanza, anche fisica, dal luogo nel quale ha vissuto infelicemente negli ultimi tempi, eppure sollevato per essere stato cercato e trovato.
Ha confermato di trovarsi in una situazione di difficoltà emotiva e psicologica, acuitasi a seguito del periodo di isolamento dovuto al Covid, ha ribadito di non voler più vivere a Brindisi, ha confidato di stare soffrendo a causa di una relazione finita con una ragazza conosciuta a Lampedusa, alle cui aspettative teme di non essere stato in grado di corrispondere.
“Una persona gentile, timida e introversa”, lo ha definito Marco, entrato in relazione con lui con una empatia fuori dal comune, grazie alla quale una storia che avrebbe potuto avere risvolti tragici sembra essersi incanalata in una direzione costruttiva.
Giada, intervenuta in trasmissione quando è stato lanciato l’appello che ha consentito il riconoscimento da parte di Marco, ha raggiunto il fratello il giorno successivo all’incontro con l’inviato, ringraziando tutti coloro che si sono messi in moto per rintracciarlo: “Grazie a voi abbiamo risolto parte della situazione, anche se c’è ancora tanto lavoro da fare e ci sarà bisogno di tutta la buona volontà di Luca, come Marco e Gian Vito in questi giorni hanno voluto insistentemente fargli capire”. L’augurio è che Luca ritrovi l’equilibrio e possa riprendere in mano la sua vita per diventarne il protagonista, lasciandosi alle spalle le sofferenze che ne hanno determinato il crollo nelle ultime settimane. Perché, come è scritto ne Il Piccolo Principe, “È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto”.
Marina Poci