Rossi e quella «trasparenza» così poco ambientalista

Trasparenza. Era questo uno degli obiettivi dichiarati all’atto dell’insediamento da parte del sindaco Riccardo Rossi. Ed è probabilmente l’unico obiettivo sinora centrato. Purtroppo però non nell’accezione in cui egli l’aveva promessa durante la sua campagna elettorale: la trasparenza nella condotta amministrativa sembra essersi trasformata in una ectoplasmica ed evanescente gestione della macchina comunale, che pure è in deficit strutturale (mancherebbero 10 milioni di euro).
Avendolo incontrato casualmente, gli abbiamo chiesto quali fossero i motivi della mancanza (almeno fin qui) di azioni e decisioni che possano dare un’impronta al suo mandato, che si avvicina al compimento del primo anno di vita (264 giorni, per l’esattezza). “Questa è la fase dei progetti, i risultati arriveranno più tardi”, ci ha risposto.
In attesa che i “progetti” giungano a compimento e che possano essere assunte decisioni e iniziative che consentiranno ai posteri di ricordare la sua sindacatura, appare chiaro che Rossi ha fin qui deluso in ciò che avrebbe comunque dovuto caratterizzare fortemente la sua presenza a Palazzo di Città: la tutela dell’ambiente.
Le battaglie ambientaliste condotte nei lunghi anni trascorsi tra i banchi dell’opposizione sono note. Lo ricordiamo fiero oppositore di ogni iniziativa industriale che potesse mettere a repentaglio la salute dei brindisini, nemico giurato di Enel al punto da indossare la maglietta dei “No al carbone”, pronto a scendere in strada a ogni fumata della torcia Eni. In molti si sarebbero dunque aspettati un sindaco “sceriffo” dell’ambiente, finalmente nelle condizioni di imporre un indirizzo preciso per la tutela di una città in cui le grandi industrie in passato hanno spesso superato i limiti del tollerabile, facendo affidamento su quello che un tempo veniva definito “ricatto occupazionale”.
E invece Rossi ha assunto posizioni molto moderate o addirittura silenti, a parte l’estemporanea diffida a Versalis per la torcia che comunque continua a sfiammare come ha sempre fatto.
Negli ultimi giorni si sono verificati due preoccupanti episodi: il primo, segnalato dal quotidiano “Brindisi Time”, è stata la fuoriuscita di fanghi da una vasca di ossidazione dell’impianto di trattamento biologico dei reflui che si trova all’interno della Sanofi Aventis, la grande azienda farmaceutica. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta per “gestione illecita di rifiuti” e i carabinieri della Forestale hanno posto sotto sequestro l’area. Ma Rossi non ha speso sulla vicenda neanche una parola così come non si è espresso sul possibile sversamento – sempre da parte della stessa azienda – di liquido biancastro nelle acque di Fiume Piccolo e da queste nel porto (anche qui denuncia documentata con immagini da Brindisi Time).
Così come c’è stato silenzio totale anche sul misterioso incendio avvenuto in una torre del nastro che trasporta il carbone dalla banchina di Costa Morena sino alla Centrale di Cerano. Si è parlato di un caso di autocombustione ed Enel con una nota ha comunicato che al momento dell’incendio il nastro trasportatore era fermo. E’ legittimo porsi degli interrogativi, visto che anche l’azienda ha dichiarato che “sono in corso le verifiche atte a determinare le cause dell’innesco”. Già immaginiamo quale sarebbe stata la reazione di Rossi “oppositore” davanti a un incidente di questo genere. E invece il Rossi sindaco non ha fiatato.
Così come si attende ancora di sapere come il sindaco abbia risolto la questione della carne polacca scoperta dai carabinieri del Nas nel centro cottura comunale delle mense scolastiche brindisine. Non risulta che, nonostante nell’appalto fosse specificamente indicato che la carne destinata agli scolari brindisini dovesse essere proveniente da allevamenti italiani e biologica, il Comune abbia assunto alcun provvedimento nei confronti dell’azienda che fornisce il servizio. Nel frattempo tutta l’Europa ha bloccato l’importazione di carne bovina proveniente dalla Polonia, perché infetta. Ma sull’argomento il sindaco tace e non decide.
In attesa della realizzazione dei “progetti” che Rossi sostiene di avere in cantiere (e dei quali prima o poi dovrà dare conto alla città) egli avrebbe potuto mettere in pratica con gli strumenti che la legge fornisce a un sindaco (ancora più accreditato, visto che è anche presidente della Provincia) ciò che un tempo aveva auspicato con grande impeto nelle vesti di semplice consigliere d’opposizione: far rispettare l’ambiente e soprattutto la salute dei cittadini.
Uno scrittore inglese dell’Ottocento diceva: “C’è una sola regola per gli uomini politici di tutto il mondo: quando sei al potere non dire le stesse cose che dicevi quando eri all’opposizione. Se ci provi, tutto quello che ci guadagni è di dover fare quello che gli altri hanno trovato impossibile”. Rossi evidentemente ha deciso di applicarla subito.