Sacra corona, morto Antonio Bruno: clamorosa la sua fuga da “pentito”

di Gianmarco Di Napoli

E’ morto ieri a 58 anni, dopo una lunga malattia, Antonio Bruno. Era uno dei temuti “fratelli Bruno”, il clan mafioso che negli anni Novanta insanguinò la provincia di Brindisi, ma soprattutto la loro zona di competenza: Torre Santa Susanna, Erchie, San Pancrazio. Era il penultimo dei cinque figli di Vincenzo Bruno, pastore originario di San Severo che si era trasferito a Talsano, in provincia di Taranto e da lì aveva comprato a Torre Santa Susanna la masseria di contrada Canali, che diventerà tristemente famosa.
Tra i cinque fratelli (Cosimo, Giuseppe, Ciro, Antonio e Andrea) è Ciro che assume il controllo della famiglia, diventa capozona per conto della Sacra corona unita rispondendo direttamente a Pino Rogoli. Antonio e il giovane Andrea lo seguono a ruota. Traffico di droga e omicidi, tanti, ma soprattutto lupare bianche. Torre Santa Susanna sembra la Corleone del Salento.
Antonio entra in scena all’improvviso. Nel 1993, mentre a Brindisi è in corso il primo maxiprocesso alla mafia locale, arriva clamorosa la notizia della sua decisione di collaborare con la giustizia.
Inizialmente il suo doveva essere un falso pentimento ma poi, messo alle strette dal pm Michele Emiliano, è costretto a fornire prova della sua volontà di collaborare. Fa ritrovare i resti di Romolo Guerriero, una delle vittime della sua famiglia sanguinaria. Erano sepolti in contrada Monticelli, alla periferia di Torre. Poi però, alle 21.30 del 24 maggio 1993, mentre si trova nella caserma di carabinieri di Talsano dove ha avuto la possibilità di incontrare la moglie, riesce a fuggire. Per depistare le indagini spedisce in Italia sue foto con lo sfondo dell’isola di Margarita, in Venezuela. In realtà viene catturato in Germania, a Monaco di Baviera, nella pizzeria di un suo compare di battesimo torrese, dopo essere passato in Albania, in Montenegro (dove era stato arrestato e poi rilasciato dietro pagamento di tangente, poi in Romania e in Polonia.
Perde i benefici della collaborazione e viene trasferito in un carcere siciliano dove stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di Romolo Guerriero. Poi la malattia e la morte, presso il policlinico di Bari.
Si porta nella tomba uno dei segreti più terribili: quello della lupara bianca di Salvatora Tieni e Nicola Guerriero: anziani genitori di Romolo Guerriero, scomparvero insieme al loro Motoape. Furono uccisi a Torre Santa Susanna, l’11 agosto del 1991. I loro corpi non sono mai stati ritrovati.
I funerali di Antonio Bruno, che lascia la moglie e quattro figli, si svolgeranno nel pomeriggio di domenica nella chiesa madre di Latiano.