Di Marina Poci per Il7 Magazine
Mentre procedono gli accertamenti tecnici sugli oggetti personali ritrovati all’interno del furgone (auricolari bluetooth, matita e agenda) e si attendono i risultati della perizia informatica sui dispositivi (tablet, personal computer e telefono cellulare) in uso all’unico indagato noto, Alex Oliva, iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona, due novità si affacciano all’orizzonte del caso di Salvatore Legari, l’imprenditore edile cinquantaquattrenne originario di San Pancrazio Salentino, scomparso il 13 luglio scorso da Lesignana, frazione Quattro Ville, dove si era recato a riscuotere il compenso per i lavori di efficientamento energetico svolti proprio nella villetta appartenente a Oliva. La prima novità riguarda una seconda ipotesi di reato sulla quale gli investigatori si starebbero concentrando da un po’ di tempo a questa parte, ovvero l’estorsione: per il momento si procede soltanto a carico di ignoti, anche se nel modenese si bisbiglia che il nome, o i nomi, dei coinvolti saranno presto aggiunti a quello di Oliva.
La seconda novità è la ripresa delle ricerche: lunedì scorso, infatti, nel modenese si è tornato a scavare per trovare tracce di Legari. Sono due i siti passati al setaccio da unità cinofile dei Carabinieri, Vigili del Fuoco e Protezione Civile: la zona di Quattro Ville circostante all’abitazione dell’indagato, nel cui giardino già a fine settembre si era scavato, e l’area di Sassuolo intorno al fiume Secchia, dove il veicolo Citroen Jumpy di Legari è stato ritrovato circa dieci giorni dopo la scomparsa.
Qualche novità sembrerebbe essere emersa dalla perlustrazione di un tratto che si estende per alcuni chilometri lungo l’argine del fiume e che conduce ad una fittissima boscaglia più interna: è lì che il fiuto altamente sviluppato dei cani molecolari (specializzati nel rintracciare persone scomparse percependone la pista olfattiva anche a bassissima concentrazione) ha portato le squadre di ricerca. Ed è esattamente lì che sono iniziati gli scavi. Dalle indiscrezioni trapelate, agli inquirenti è parso che il terreno, in quel punto, fosse già stato smosso, come se uno scavo fosse stato effettuato in precedenza. A distanza di pochi metri dal posto, è stato poi rinvenuto (e repertato) un giubbotto piuttosto pesante: sarà sottoposto agli accertamenti scientifici del caso, anche se viene ritenuto improbabile un qualche legame con la vicenda, dal momento che la scomparsa dell’imprenditore è avvenuta in luglio ed è escluso che a Sassuolo in quei giorni qualcuno utilizzasse un capo di quel peso.
I luoghi oggetto degli ultimi sopralluoghi sono stati individuati seguendo il percorso che si evince dai tabulati telefonici relativi all’utenza in uso all’imprenditore: infatti, quel 13 luglio il telefono di Legari ha agganciato sino alle 19,31 la cella sita alle spalle dell’abitazione dell’indagato (squillando a vuoto a partire dalle 16,19). Dopodiché, dalla serata del 13 luglio sino alle 10 del 14 il telefono ha agganciato la cella di Sassuolo, corrispondente all’area di ritrovamento del furgone.
Come ha mostrato l’inviato della trasmissione Rai Chi l’ha visto? Vittorio Romano nella puntata di mercoledì 20 dicembre, la zona intorno alla villetta di Oliva è disseminata di pozzi, alcuni dei quali molto profondi, che si trovano a non meno di cinquecento metri dalle abitazioni più vicine, il che rende estremamente complicato poter fare affidamento su eventuali testimonianze (sempre che quel luogo abbia a che fare con la sparizione).
Quanto alla zona intorno al fiume Secchia, anch’essa oggetto delle nuove ricerche, lo stesso giornalista Rai ha rivelato l’esatta posizione del furgone di Legari quando è stato ritrovato: era stato parcheggiato sulla pubblica via, in divieto di sosta, davanti ad un passo carrabile. Non, quindi, come si era sempre ritenuto, sulla strada sterrata che dal centro abitato di Sassuolo conduce alla diga del Secchia. Per quella infrazione, Legari, nove giorni dopo la scomparsa, ha anche preso una contravvenzione. Sempre a proposito di Sassuolo, l’area sottoposta a sopralluogo in questi giorni si trova a circa trecento metri dalla telecamera scoperta la scorsa settimana dall’inviato della trasmissione. Telecamera che insiste sulla facciata di un condominio prospiciente sulla strada che porta allo sterrato adiacente al fiume. Telecamera della quale i Carabinieri di Modena, prima dell’intervento della trasmissione, avevano sorprendentemente ignorato l’esistenza. In ogni caso, attualmente gli inquirenti sono in possesso di quei filmati, che potrebbero rivelarsi di capitale importanza al fine di determinare chi fosse alla guida del furgone quando il mezzo è stato spostato da Lesignana a Sassuolo.
Sempre con riferimento al Jumpy di Legari, nelle scorse settimane, un video di un furgone bianco in transito tra Lesignana e Sassuolo in orario compatibile con quello della scomparsa di Legari è stato estratto dall’antifurto satellitare di un’automobile e inviato alla famiglia, a seguito della richiesta di collaborazione della Prefettura di Modena, che aveva chiesto a tutti i mezzi di informazione di dare una mano diffondendo la fotografia dell’imprenditore.
Nel frattempo, la scorsa settimana è stato accolto dalla prima sezione civile del Tribunale di Modena il ricorso con il quale Nicolas Legari, figlio di Salvatore, ha chiesto di essere nominato curatore ai sensi dell’articolo 48 del codice civile: il giovane potrà rappresentare il padre in giudizio, compiere atti conservativi sul patrimonio personale e sociale della Edilsal Srl, di cui Legari è titolare insieme a un socio rumeno e, soprattutto, partecipare attivamente alle indagini coordinate dalla Procura di Modena sulla sparizione.
L’ultima volta che Nicolas Legari ha visto il padre è stata domenica 9 luglio: hanno lavorato nella zona del reggiano e, dopo un pranzo insieme, si sono salutati. Il giovedì successivo, 13 luglio, Legari si è allontanato intorno alle 13 dall’abitazione modenese che condivide con la compagna, una trentacinquenne di nazionalità rumena alla quale ha detto che stava per raggiungere Lesignana per riscuotere un credito cospicuo per un lavoro concluso nei giorni precedenti. Tale ultima circostanza è stata confermata anche da Doru, il dal socio d’impresa dell’uomo, che sapeva che Salvatore avrebbe dovuto incassare il denaro da Oliva e ha provato a chiamarlo intorno alle 17, senza ricevere risposta.
Ad appena due ore dopo l’allontanamento da casa risale il primo dei messaggi della convivente a cui Legari non ha dato riscontro. A questo ne sono seguiti altri, oltre ad una serie di telefonate, anch’esse rimaste senza risposta. L’ultima chiamata della signora è avvenuta pochi minuti dopo le 20: l’uomo ha riagganciato, inviando dopo pochi secondi un messaggio che sembrerebbe essere preimpostato (“sto tornando”), di quelli che il sistema invia automaticamente quando viene respinta una chiamata. Dopodiché la donna, allarmata per il mancato rientro, ha avvertito la famiglia del compagno (i due anziani genitori, non in ottimali condizioni di salute, le sorelle e i due figli, di ventuno e diciannove anni, che Legari ha avuto dal precedente matrimonio). Nella mattinata del giorno successivo, si è recata presso la locale stazione dei Carabinieri per sporgere denuncia. Nicolas Legari ha dichiarato di non essersi preoccupato immediatamente, ma soltanto intorno alla mezzanotte del 14 luglio, quando la compagna del padre lo ha ricontattato, sempre più allarmata, per informarlo di non avere ancora notizie di Salvatore. A quel punto è stato lo stesso giovane a tentare di contattare il padre: il telefono ha squillato inutilmente più o meno sino a mezzogiorno, poi è diventato irraggiungibile, probabilmente perché spentosi a causa della batteria scarica.
Nicolas Legari ha anche rivelato che, la mattina della scomparsa, suo padre aveva incontrato a Campogalliano due collaboratori della ditta edile che gestiva con Doru, che avevano effettuato per lui alcuni lavori di posa per i quali non erano ancora stati pagati (del debito Legari aveva parlato anche con la ex moglie, alla quale aveva espresso la propria preoccupazione per il fatto che non era nella sua disponibilità il denaro dovuto ai due uomini). Sembra che queste persone, nei giorni successivi alla scomparsa, abbiano ripetutamente provato a contattare il figlio. Anche perché, una volta incassato il compenso per i lavori effettuati a Lesignana, Legari avrebbe dovuto dividerlo con Doru e poi pagare proprio i due collaboratori, (due fratelli pugliesi che l’imprenditore conosceva bene da anni).
Per quanto consta, il solo soggetto noto sottoposto a indagini per la scomparsa dell’imprenditore è Alex Oliva, l’idraulico trentasettenne di Lesignana iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di sequestro di persona a scopo di estorsione: secondo fonti confidenziali, si sarebbe sottoposto spontaneamente al prelievo di materiale organico finalizzato ad estrarre il profilo genetico da comparare con quello di Salvatore Legari nell’ambito degli accertamenti che si stanno svolgendo sugli oggetti ritrovati nel furgone. Tale atteggiamento collaborativo non sembra granché compatibile con gli scoppi d’ira a cui Oliva si è mostrato molto suscettibile davanti alle telecamere di Chi l’ha visto?. Durante la puntata del 13 dicembre della trasmissione, infatti, è stato mostrato un filmato nel quale l’indagato, incalzato dall’inviato Vittorio Romano con domande relative a Legari, è esploso in un accesso di rabbia, rivolgendosi con frasi volgari al giornalista e urlandogli contro minacce inequivocabili: “Fuori di casa, adesso vado a prendere il fucile” e ancora “Se vi trovo qua, la macchina ve la prendo e la infilo dentro un fosso”. Oliva, in base a quanto sostenuto dall’inviato, non sarebbe nuovo a episodi di violenza: per evitare il pagamento di un debito, l’anno scorso avrebbe aggredito a pugni un altro imprenditore, che lo ha poi denunciato.
Ulteriori perplessità destano le dichiarazioni di Oliva rispetto al pagamento del compenso a Salvatore Legari e alle persone presenti sul cantiere della villetta il giorno della scomparsa: agli inquirenti l’indagato ha sempre detto di aver saldato il proprio debito consegnando a Legari 16mila euro in contanti (cosa che appare inverosimile, considerato che i lavori sarebbero stati fatti approfittando del cosiddetto “bonus 110%”, che per il rimborso esige la tracciabilità dei pagamenti). Inoltre, non è ancora ben chiaro se la moglie e il padre di Oliva fossero in casa quando l’imprenditore si è presentato per esigere il compenso. A ciò deve aggiungersi che il Resto del Carlino parla di un sistema di videosorveglianza nella villetta dell’indagato, il cui hard disk sarebbe misteriosamente scomparso, e sostituito con uno nuovo, proprio immediatamente dopo ai fatti del 13 luglio scorso. Oliva avrebbe inoltre chiesto a uno dei tecnici che si erano occupati dell’installazione del sistema di mentire a proposito della sostituzione.
Secondo quanto riferisce sempre Il Resto del Carlino, viste le novità, le sorelle di Salvatore nei giorni scorsi si sarebbero spostate nella zona di Modena, per seguire sul posto le nuove attività investigative. Gli appelli alla collaborazione dei famigliari di Legari non si sono mai fermati. Molto i figli, le sorelle, i genitori e la compagna dell’uomo si aspettano da questi nuovi sopralluoghi: per quanto temano il peggio, hanno sempre dichiarato che conoscere la verità è preferibile all’incertezza di non sapere nulla sulla sorte del loro caro.
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