
Un autotrasportatore di 49 anni originario di Brindisi, Pasquale Buccolieri, è stato rinviato a giudizio dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze Luca Gaspari per l’omicidio della prostituta brasiliana Isabel Cristina Macarthy, uccisa a coltellate il 19 aprile 2008 nella sua casa di Montecatini, quando aveva 47 anni: a distanza di 16 anni, decisiva ai fini dell’identificazione dell’uomo, attualmente residente a Porcari, in provincia di Lucca, si sarebbe dimostrata la prova del DNA e ulteriori indagini scientifiche non disponibili all’epoca del delitto.
Macarthy riceveva i clienti nell’appartamento situato in via Marconi, al centro della città termale, in cui fu ritrovata il giorno dopo l’uccisione, seminuda, in un bagno di sangue, con il corpo segnato da numerosi fendenti causati da un oggetto appuntito. L’autopsia stabilì che le ferite da taglio non raggiunsero alcun organo vitale ma le procurarono una lunga agonia che ne provocò la morte per dissanguamento.
L’esame del Dna – eseguito grazie ad alcune tracce di saliva del presunto assassino trovate sulle calze della vittima – e l’analisi delle orme insanguinate lasciate sul pavimento, avevano man mano scagionato tutti i sospettati così che le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Pistoia e dagli agenti del Commissariato di Polizia di Stato di Montecatini, non avevano portato a nulla sino al 2022, quando, la comparazione del campione salivare, attraverso le banche dati a disposizione delle forze dell’ordine, ha condotto a un uomo, già noto agli investigatori, il cui codice genetico risultava compatibile. Appurato che il soggetto non aveva alcun legame con la Toscana, le ricerche degli investigatori si sono estese ai suoi famigliari: alla fine è emerso che uno di loro, Pasquale Buccolieri, da molti anni residente in Lucchesia, è la persona a cui corrisponderebbe il Dna che l’assassino aveva lasciato sugli indumenti della vittima.
Sarebbe inoltre stata dimostrata attraverso gli accertamenti svolti la corrispondenza della sua arcata dentale rispetto ai segni di morsi lasciati dall’assassino sul corpo della donna, Altre prove ambientali, nonché le testimonianze acquisite da altre prostitute amiche della vittima, avrebbero convinto la Procura a chiedere il rinvio a giudizio del camionista.
Secondo le indagini, l’imputato avrebbe conosciuto la vittima da tempo.
Il processo si aprirà il prossimo 26 novembre.
All’udienza preliminare il figlio e il fratello della vittima, che vivono in Brasile ma non hanno mai rinunciato a seguire la vicenda confidando in un esito positivo, si sono costituiti parte civile.
Marina Poci
(foto da La Nazione)
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