
di GIANMARCO DI NAPOLI per il7 Magazine
«Non è stata una decisione legata a un episodio in particolare ma a una serie di dinamiche nazionali e a scelte organizzative che non ci hanno convinto. Ma liberiamo subito il campo da qualsiasi equivoco: non abbiamo aderito al movimento di Luigi Di Maio, quello è nato per mettere in sicurezza il governo Draghi, non è un vero progetto politico, altrimenti saremmo rimasti e avremmo creato un nuovo gruppo consiliare”: 52 anni, avvocato civilista specializzato in diritto fallimentare, sposato, due figli, attivista dal 2016, Gianluca Serra si è dimesso dalla carica di consigliere comunale di Brindisi per il Movimento Cinque Stelle. Una decisione condivisa con la consigliera da sempre a lui vicina, Tiziana Motolose. Non ha fatto la loro stessa scelta Paolo Le Grazie.
Al loro posto entrano in assise Pierpaolo Strippoli e Valeria Puca, primi dei non eletti nelle amministrative di quattro anni fa.
Serra, la vostra è stata indubbiamente una scelta coraggiosa: quella dal Movimento poteva essere prevedibile, molto meno scontata (per non dire sorprendente) dare le dimissioni addirittura dal Consiglio comunale.
“Con Tiziana ci sentiamo cani sciolti, liberi, ma anche molto tranquilli. Siamo coscienti di aver messo a disposizione della città la nostra attività politica, coscienti del lavoro fatto e della linea che abbiamo tenuto. Il M5S si è trasformato lentamente nel partito di Conte con uno statuto che non abbiamo condiviso e con scelte organizzative operate dal capo politico senza condivisione democratica, senza quella partecipazione che era alla base di tutto il progetto”.
Avete ponderato nella vostra decisione anche il fatto che comunque una percentuale non irrisoria di brindisini vi aveva mandati in Consiglio? Lei poi si era anche candidato a sindaco. Avete ipotizzato di lasciare il Movimento ma di restare in Consiglio?
“Sì, lo abbiamo valutato perché siamo stati eletti con il voto di preferenza e dovevamo tener conto di chi ha dato la fiducia alla persona e non al simbolo. Motolese raccolse ben 400 preferenze, io da candidato sindaco quasi il 5 per cento in più rispetto ai voti di lista. Ma l’analisi dettagliata di quel voto ci ha fatto propendere più verso il risultato di un’onda emotiva che c’era in quel periodo a favore del M5S. Sia io che Tiziana venivano dalla cosiddetta “società civile” e questo ci ha convinti che una parte rilevante di quei voti in realtà non erano “nostri”. Ma appartenevano al Movimento che però nel frattempo è diventato ciò che non ci piace: quindi, senza rinfacciare nulla, siccome a noi non andava bene, abbiamo alzato i tacchi e siamo andati via, restituendo al M5S il mandato”.
Mancano dieci mesi alle prossime amministrative, quindi il percorso è stato comunque completato. Vi sentite di lasciare qualcosa di incompiuto?
“Ho due rimpianti: il primo è quello dell’approvazione del regolamento per il garante della persona disabile che ho portato avanti come presidente della Commissione statuto e regolamento dalla quale mi dimisi quando non fu accolta la mia proposta di diminuzione del gettone di presenza. Quella proposta di regolamento si era arenata in Consiglio e l’ho ridepositata sul tavolo del presidente. Spero che prima o poi arrivi al voto. Il secondo rimpianto è il Nuovo regolamento del Consiglio comunale che avrebbe finalmente chiarito una serie di equivoci (tipo quello relativo alla decaduta del presidente del Consiglio dopo le dimissioni del vice). Ritengo di aver fatto un buon lavoro per la definizione di regole democratiche certe e spero che quella bozza possa tornare in Consiglio per l’approvazione”.
Per cosa mi sentite di poter essere ricordati allora?
“Riteniamo di aver dato un contributo importante su ciò che riguarda il porto e sullo sviluppo della città. La nostra battaglia per la realizzazione del pontile a briccole nel porto è stata vinta (proprio il 19 luglio Ugo Patroni Griffi, ha firmato digitalmente il contratto di appalto integrato per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di “potenziamento degli ormeggi navi ro-ro a Costa Morena Ovest – realizzazione di un pontile con briccole nel porto di Brindisi”, ndr), molte opere portuali per le quali la maggioranza aveva espresso parere negativo e che noi invece avevamo sostenuto sono state poi sbloccate dai giudici amministrativi o dai ministeri che hanno contraddetto quei pareri. Abbiamo lavorato nel nostro piccolo per l’innalzamento del cono di atterraggio dell’aeroporto e sbloccando le opere di caratterizzazione nell’area sommersa di Cala Materdomini. E resteranno agli atti anche le nostre critiche al Bilancio: i conti non sono in ordine e il tempo ci darà ragione. A breve il sindaco chiederà al governo di essere autorizzato a percepire nuove entrate e questo comporterà l’aumento delle tasse aeroportuali e quello dell’addiazionale Irpef che veranno portati sul tavolo del governo per una ricontrattazione del piano di riequilibrio”.
Si è molto dibattuto durante questa consiliatura sul ruolo dell’opposizione che, in certi momenti, sarebbe apparsa piuttosto flebile, prima di reale peso.
“Non penso che ci sia stata una opposizione sterile, ma sempre propositiva. Abbiamo portato mozioni, ordini del giorno, anche l’ultima proposta di reddito energetico comunale. Il Comune finanzierà pannelli solari ad almeno otto condomini creando un circolo virtuoso perché quesi palazzi produrranno autonomamente energia elettrica. Abbiamo mantenuto una posizione molto critica sulle politiche di bilancio rispetto a spese fuori standard e soprattutto sulla questione urbanistica. Il compito dell’opposizione è fare emergere contraddizioni nella maggioranza, come quella tra la visione dell’assessore Borri rispetto a quella del Pd. L’opposizione solleva le questioni, poi tocca alla maggioranza ricompattarsi o rompere”.
Lei è stato candidato sindaco, alla luce di quello che è accaduto in questi anni e poi in queste ultime settimane, ci riproverebbe?
“Non ci sto proprio pensando. Mi piacerebbe dare un contributo come cittadino in un’associazione perché in questo momento non mi sembra di vedere partiti che incarnano i miei valori. Però mai dire mai”.
Da cosa si sente ispirato politicamente?
“Si ricorda la questione morale sollevata da Berlinguer nella famosa interista a Repubblica di oltre 40 anni fa? Diceva che i partiti sono solo potere e clientela. Ecco è quello il mio faro guida. La stessa idea che corrispondeva allo slogan “Onestà” che ha caratterizzato i primi anni di via del Movimento Cinque Stelle. Quell’intervista è un documento politico inattuato: i partiti non fanno più politica e questa è l’origine dei malanni dell’Italia, diceva Berlinguer a Scalfari”.
Serra, le posizioni tra voi e Rossi erano tutto sommato molto vicine all’inizio di questa esperienza amministrativa. Poi la forbice si allargata al punto tale che probabilmente eravate tra quelli più distanti dal sindaco. Cosa ha provocato questo allontanamento progressivo?
“Penso che c’è un tema in particolare che ci ha allontanato: quello del lavoro. Rossi aveva incentrato tutta la sua campagna elettorale su un modello di sviluppo propagandistico (ricordo l’efficace flash-mob con i trolley), perché tutti noi vorremmo meno industria e più turismo e cultura. Ma l’industria può continuare ad esserci se riconvertita. Quello di Rossi è diventato il partito del no a prescindere. Prendiamo la questione dei serbatoi GNL che, se non intralciano i traffici marittimi, diventano propulsivi per la riconversione energetica. Lì Rossi ha mantenuto un no ideologico. Il sindaco ha stretto all’inizio un patto con il Pd e sembrava che fosse rimasto ingabbiato tradendo i suoi princìpi. In realtà è stato il Pd ad essere ingabbiato da Rossi. Penso che il vero fallimento del Rossi battagliero che conoscevamo dai banchi dell’opposizione sia stata la catena di comando assunta interamente da lui sino ad annichilire il Pd e azzerando la partecipazione. Parlava di Bilancio partecipato e invece ci facciamo sistematicamente diffidare dal prefetto per i ritardi sulle scadenze previste. Per non parlare delle promesse sulle consulte per i servizi sociali e invece la situazione è in quel settore fallimentare. Sono queste le differenze tra il Rossi che urlava tra i banchi e il Rossi sindaco. Un no a tutto, soprattutto per ricompattare i suoi”.
Come vede la prossima campagna elettorale?
“Penso che sarà molto lontana dall’idea di due blocchi contrapposti. Io vedo il M5S che viaggia verso l’accordo con il centrosinistra e lo considero uno sbaglio perché ci sono troppe contraddizioni a livello locale. A sinistra bisogna tenere poi in considerazione i Progressisti per Brindisi di Cristiano D’Errico che sicuramente non faranno alleanze con Rossi ed è necessario tenere presente anche l’incognita Fabiano Amati. Per non parlare dei brindisini che fanno riferimento a Emiliano a Matarrelli. Ci sarà almeno un polo di centro nel quale confluiranno quelli che si sono allontanati da Rossi e Cavalera. E non si può parlare di un centrodestra davvero unito se di esso non farà parte anche il Partito Repubblicano che resta quello di maggioranza relativa”.
Certo è che a chiunque tocchi si ritroverà in mano il cerino di una situazione drammatica sul piano economico.
“Di fatto le scelte dei prossimi mesi di Rossi incideranno anche sulla prossima amministrazione perché si potrà spostare poco rispetto a quanto il sindaco concorderà con il governo per ottenere una rimodulazione del piano di riequilibrio al 31 dicembre 2022. All’aumento della Tari probabilmente quest’anno si potrà fare fronte con i fondi Covid ma l’anno prossimo non ci saranno più. Se arrivano i soldi del Cis faremo i frangiflutti ma se poi la costa resta vincolata al piano paesaggistico regionale che tipo di sviluppo reale si potrà avere? Ristrutturemo il Tommaseo ma che ne facciamo? Anche la ristrutturazione della ex Agenzia delle Entrate: che senso ha concentrarci le sedi staccate delle università di Bari e di Lecce che già ci sono? Abbiamo abbellito, ma non fatto crescere. La prossima sfida per Brindisi è riempirla di contenuti per farla crescere, non per imbellettarla inutilmente”.