Sette figli: «E’ duro ma meraviglioso»

di Lucia Pezzuto per IL7 Magazine

Emanuele, Matteo, Noemi, Davide, Daniele, Simone e Annalisa, sono sette i figli di papà Antonio e mamma Luisa, una famiglia, oggi, tutt’altro che convenzionale. Vivono a Brindisi in una casa di cinque vani dove da qualche mese si è aggiunta anche la nonna. Dieci in famiglia e ogni giorno andare avanti è una sfida ma loro lo fanno con il sorriso e con tanta fede convinti che l’amore e la provvidenza li accompagnerà sempre, anche nelle difficoltà. “Abbiamo voluto questa famiglia numerosa perché facciamo un cammino di fede che sta nella chiesa: il cammino neocatecumenale. Intraprendendo questo cammino ci siamo aperti alla vita. E’ chiaro che sperimentiamo la provvidenza, anche nelle difficoltà il Signore ci aiuta ad accettare le difficoltà”.
Antonio Stano, 49 anni, e la moglie Luisa, 44 anni, fanno parte dei neocatecumenali illuminati, è una frangia di cattolici che pongono al centro di tutto la famiglia, i figli e l’aiuto reciproco.
In una società in cui oggi avere figli è vincolato spesso al tempo e alle questioni economiche, la famiglia di Antonio è una famiglia come ce ne sono poche ma che tanto ricordano quelle tradizionali, quelle dei nostri nonni. “Diciamolo pure, non è facile tirare avanti una famiglia così numerosa anche con un lavoro come il mio” dice Antonio che è impiegato in modo discontinuo nella Sanitaservice come ausiliario in ospedale lavorando per sei mesi all’anno.
La vita in famiglia è frenetica ma ben organizzata, in casa ci sono Emanuele, 22 anni, Matteo, 19 anni , Noemi, 18 anni, Davide, 16 anni, Daniele, 13 anni, Simone, 10 anni , e la più piccola, Annalisa di appena 2 anni e mezzo.
La mamma Luisa si barcamena tra figli, casa e alcuni lavori saltuari. “ La presenza dei figli ci aiuta molto anche come coppia- dice la donna- Abbiamo aiuto dai nostri genitori. Ho avuto il primo figlio a 22 anni , certo ero più giovane e avevo più energia. Bisogna avere un po’ di polso, anche se la più piccola è una forza della natura è un concentrato di tutti e sette. Ma i ragazzi più grandi mi danno una grossa mano soprattutto Noemi, lei è bravissima , mi sostituisce in tutto”.
Le difficoltà non mancano, mettere dieci piatti a tavola non è semplice, ma i loro occhi raccontano una famiglia felice e piena d’amore. “Siamo entrati nella Chiesa e abbiamo intrapreso questo cammino. Io ho sempre lavorato da precario, ci siamo anche sposati da precari. Io ho solo 15 anni di contributi- racconta papà Antonio- Quando penso al futuro dei miei figli sono un po’ preoccupato, perché non c’è lavoro , perché vedo le difficoltà che ho io e mi chiedo questi giovani come faranno a trovare un’occupazione. Ma poi se penso che posso affidarmi al Signore penso che troverà una strada anche per i miei figli così come ha fatto con me e non ci fa mancare niente. Le difficoltà ci sono ma impari ad accettarle. Quante persone si tolgono la vita, ma io mi aggrappo a questa speranza”.
Come in tutte le famiglie non mancano i momenti di sconforto, ammettono, ma l’aiuto reciproco diventa la spinta per andare avanti. “Adesso vedere che mia moglie va a lavorare e io sto a casa. E’ brutto per me, è una questione di dignità- dice Antonio- Io non voglio stare a casa, voglio fare qualcosa per la famiglia. Loro hanno bisogno di tante cose. E’ chiaro che siamo limitati, quando una cosa si può fare si fa e questa cosa i ragazzi lo capiscono, ci aiutano, non ci appesantiscono”.
La vita in famiglia è movimentata, i fratelli a volte bisticciano, così come accade in tutte le altre case moltiplicato per sette, ma se c’è da muoversi e collaborare non si tirano indietro, in questo caso una buona organizzazione e la suddivisione dei compiti può essere fondamentale.
“Vivere con tanti fratelli ha i suoi lati positivi e negativi- ammette sorridendo Noemi, 18 anni- Sino a due anni sono stata l’unica femmina. Ho vissuto sempre con i maschi, mi è mancata la privacy femminile che è diversa da quella maschile. Però alla fine il rapporto che si crea con i fratelli ti gratifica, sapere che ci saranno sempre e un domani non sarai mai sola, a differenza dei figli unici. Io non mi ci saprei vedere come figlia unica. Partecipiamo alle discussioni in famiglia, con i miei fratelli ho un bel rapporto. Per i più piccoli, poi, sono un punto di riferimento, quando non c’è la mamma , non c’è il papà, c’è sempre Noemi. Anche con i più grandi c’è un bel rapporto”.
La famiglia un anno fa si è allargata con l’arrivo in casa della nonna, la mamma di Luisa rimasta vedova, e poi si sino aggiunti i fidanzati. “ La famiglia poi si è allargata da quando in casa ci sono le rispettive fidanzate dei ragazzi e il fidanzato di Noemi, non siamo mai da soli- dice Luisa- E poi da un anno c’è anche mia madre che è rimasta vedova. Siamo in dieci ma i più grandi mi aiutano sono loro che al mattino preparano la colazione, lo zaino ai più piccolini e li accompagnano a scuola. Ognuno fa il proprio letto e sistema le proprie cose. Quando erano più piccoli si divedevano le faccende di casa in base ai giorni”.
La casa in cui vive la famiglia Stano ha cinque vani, papà Antonio paga regolarmente l’affitto, ogni mese. “ Ho provato a fare domanda per una casa popolare ma non ci hanno mai considerato. L’anno scorso, poi, ci hanno detto di fare domanda per un bonus per le famiglie numerose. Carte e contro carte, alla fine ci hanno dato in tutto 180 euro come contributo per un anno. Il problema è che non c’è un aiuto serio per le famiglie, ecco perché la gente non fa figli- dice Antonio- quando mi chiedono come faccio a tirare avanti la mia famiglia, io rispondo che non lo so. Con i soldi che entrano a casa paghiamo prima le spese e poi quello che rimane ci dobbiamo gestire. Si fanno tanti sacrifici ma c’è sempre qualcuno che ci aiuta. Noi non sappiamo neppure come facciamo. Quando lavoro, lo stipendio part time è di 800/900 euro, con gli assegni famigliari prendo qualcosa in più, arrivo anche a 1900 euro. In casa però le spese sono circa 1500 euro, tolte quelle ci dobbiamo gestire. Con il lavoro di Luisa si arrotonda ma anche quando i soli non bastano non ci perdiamo d’animo. Ora sono in disoccupazione”.
Luisa, da buona mamma di famiglia, cerca di ottimizzare le risorse e a volte deve usare qualche piccolo espediente per far quadrare i conti. “ Spesso sono costretta a rateizzare le bollette, una volta quella della luce, una volta quella del gas- dice- E poi mangiano tutti la stessa cosa, se qualcuno non vuole qualcosa non ci sono alternative. Si devono adeguare”.
I ragazzi studiano quasi tutti, tranne i due più grandi, Emanuele, 22 anni, diplomato all’Ipsia Ferraris ha appena ultimato un lavoro come manutentore meccanico, era un contratto di tre mesi che gli ha dato la possibilità di avere la sua prima esperienza lavorativa e di pagare il bolli arretrati dell’auto al papà. Matteo, 19 anni, si è diplomato in chimica all’istituto Majorana ed è a casa . Noemi, 18 anni, frequenta il Liceo Palumbo e al momento pensa che il suo lavoro potrebbe essere legato all’educazione bimbi.
Papà Antonio ha avuto parecchi problemi di salute nonostante questo anche quando è a casa cerca di darsi da fare: “Io lavoravo come muratore, poi nel 2015 feci una domanda per entrare nella Sanitaservice e lavorare nell’ospedale, ho cambiato mestiere andando a fare l’ausiliario perchè era più leggero per me come lavoro. Ora vado avanti lavorando sei mesi all’anno, quattro mesi all’anno. Io spero sempre di sistemarmi perché è l’unica chance è questa, ho 49 anni e sette ragazzi da crescere”.