Silvana Errico sindaco di destra ma senza Lega: «Ogni sanvitese primo cittadino»

Quattro volte candidata alla carica di sindaco senza mai smettere di insegnare Lettere alla scuola media (“non lo farò nemmeno in questa occasione, non posso lasciare i miei ragazzi: ho due terze che devo portare agli esami”). 32 anni spesi in Consiglio comunale, tra maggioranza e opposizione, eletta sempre in liste civiche vicine al centro-destra. La professoressa Silvana Errico, nuovo sindaco di San Vito dei Normanni, vede premiato il suo più che trentennale impegno nella politica attiva con l’elezione a prima cittadina senza bisogno di andare al ballottaggio: sostenuta da tre liste civiche, da Fratelli d’Italia e da Forza Italia, ha conquistato la maggioranza dei seggi in consiglio comunale con una percentuale del 51,82%, pari a 5.830 voti. Il suo più diretto avversario, espressione di una coalizione di centro-sinistra, è stato il terlizzese Roberto Covolo, ex assessore a Brindisi nella giunta del sindaco Rossi e molto noto a San Vito in quanto gestore del laboratorio urbano ExFadda, fermatosi al 30,1%. Marco Ruggiero del Movimento 5 Stelle è arrivato al 13,51%, ottenendo unicamente il seggio per sè. Non sarà rappresentata in consiglio comunale, invece, la Lega per Salvini premier, che, pur sostenuta anche dalla lista civica Grande Italia, ha racimolato, con il candidato Giuseppe De Carlo, soltanto il 4,57% del totale dei voti.
Dopo una prima mattinata trascorsa negli uffici comunali ad accertarsi che tutto sia pronto per l’inizio del nuovo anno scolastico, Silvana Errico si sposta nel luogo che piano a piano ha visto crescere il consenso dei sanvitesi sulla sua persona: il comitato elettorale di via Carbotti, a pochi passi dal castello Dentice di Frasso, nel quale si lascia andare all’entusiasmo: “Lo dico con molto orgoglio: nella nostra San Vito sono il primo sindaco donna eletto dai cittadini. Abbiamo avuto negli anni scorsi Rosa Stanisci, ma fu eletta dal consiglio comunale, perché la legge elettorale era diversa da quella attuale. Io sono stata scelta dal popolo che ho servito per 32 anni. Per la prima volta è stata la gente a chiedermi di candidarmi. Io ero un po’ titubante, però poi si è creata intorno a me questa coalizione di tre liste civiche, a cui dopo si sono unite le forze di destra, e piano a piano ho sentito aumentare la fiducia nella mia persona e nel gruppo che mi lavorava al fianco”.
A proposito della coalizione, come spiega la scelta singolare di separarsi dalla Lega? In quasi tutta Italia il centro-destra ha concorso unito.
“All’inizio abbiamo discusso: le nostre tre liste civiche, dopo un confronto interno, hanno iniziato ad aprirsi ai partiti del centro-destra. Con Forza Italia e Fratelli d’Italia c’è stata sin da subito una buona intesa. Anche con la Lega si era stabilito un buon rapporto, ma non c’è stato accordo sul mio nome. Avevano, legittimamente, un loro candidato, sul quale non si è realizzata la convergenza delle altre liste. Resta comunque un grande rispetto personale che va al di là delle questioni politiche”.
Che campagna elettorale è stata?
“Bellissima. Diversa da tutte le altre, a causa del contingentamento imposto dalla pandemia, ma bellissima. Non sono potuta entrare in tutte le case come avrei voluto, ma la gente mi veniva incontro per strada per darmi suggerimenti, si affacciava dai balconi per raccontarmi i problemi. Sono stata circondata da donne e da giovani. Pensi che, su 80 persone in lista, soltanto 8 avevano pregressa esperienza amministrativa. C’è stato, e ancora c’è, un impegno incredibile, unito ad una grande voglia di imparare”.
Quali sono state le criticità della passata amministrazione e quali gli errori che vanno corretti?
“Cominciamo dal presupposto che “chi opera sbaglia”, come dice il proverbio. La cosa che è mancata nei cinque anni precedenti, secondo me, è stata la competenza amministrativa. Io non parlo di competenza personale, perché Domenico Conte è una bravissima persona e io umanamente lo stimo molto. Però è stato catapultato a fare il sindaco senza avere mai avuto alcuna esperienza da amministratore, nemmeno come consigliere comunale. Stessa cosa dicasi per la sua squadra, a parte il vicesindaco e forse un altro paio. A questo aggiunga che la città li ha percepiti lontani, come se avessero frapposto una barriera tra l’amministrazione e i sanvitesi, e anche un po’ superficiali e assenti, soprattutto in relazione alla questione bilancio (sul quale dovremo lavorare moltissimo). Tutto questo alla fine ha generato una voglia di cambiamento dalla quale io per prima ho da imparare: occorrono presenza e ascolto (mai dire ai cittadini “non ho tempo”!), studio delle questioni per la risoluzione dei problemi (in politica non si improvvisa niente!) e controllo sui servizi, che ritengo importantissimo. Non basta fare, bisogna controllare che la gestione di ciò che si è fatto prosegua nel modo migliore: è lì che comincia il vero lavoro”.
Si riferisce a qualcosa in particolare?
“Sì, mi riferisco soprattutto alla questione pulizia e disordine. Nell’ultimo periodo la città era sporchissima e caotica, non è ammissibile”.
Uno dei suoi slogan, durante la campagna elettorale, è stato “Governeremo per strada, non nei palazzi”: cosa significa concretamente?
“Guardi, è molto semplice. E la ringrazio per questa domanda, perché mi dà l’opportunità di spiegare che dietro agli slogan ci sono programmi concreti e non soltanto parole vuote: io stamattina sono stata in comune, ho parlato con il segretario generale, ho sentito il commissario prefettizio, mi sono accertata dell’andamento di alcune questioni. Ma adesso sono qui, nel mio comitato elettorale, dove la gente può entrare senza chiedermi un appuntamento o semplicemente passare per un saluto veloce. Ho fatto il vicesindaco di Antonello Trizza, quando era europarlamentare, e ho fatto per quindici anni l’assessore ai servizi sociali. Quella esperienza, in particolare, mi ha insegnato che davanti al bisogno della gente occorre sempre rispondere immediatamente, non è possibile dire ai cittadini, soprattutto se sono nella difficoltà o addirittura hanno problemi di sopravvivenza, “venga domani”. Questo significa “governare per strada”: permettere alla gente di avvicinarmi mentre sono a scuola o sto andando in parrocchia, senza mai dire che non ho tempo per ascoltare i problemi e provare a risolverli”.
Per chi ha votato alle Regionali e che tipo di collaborazione si aspetta dal governo regionale per il Comune di San Vito?
“Ho votato per Raffaele Fitto, ma so che la mia amministrazione sarà ben sostenuta dal presidente Emiliano, che conosco personalmente perché, da sostituto procuratore a Brindisi, fece moltissimo per la nostra città nel periodo in cui eravamo vessati dal racket delle estorsioni. Sicuramente avrò con lui una ottima interlocuzione e inizierò a sentirlo da subito. Una delle mie priorità è risolvere la questione dell’ambito territoriale per il piano sociale di zona. Noi facciamo parte dell’ambito di Brindisi, ma siamo il comune più penalizzato. Siamo completamente assorbiti dal capoluogo, che ha 88.000 abitanti e ha altre problematiche rispetto ad un paese di 18.000. Pertanto, chiederò al governatore una mano per risolvere questo problema e sono certa di trovare la sua disponibilità”.
A parte il piano sociale di zona, quali saranno le priorità della sua amministrazione?
“Io devo partire da quello che i miei concittadini mi hanno segnalato durante la campagna elettorale. Il primo obiettivo è quello di avere una città pulita, quindi di aumentare i controlli su questo aspetto, per evitare di ritrovarci nella situazione di trascuratezza che c’è stata negli ultimi mesi. Altro aspetto che mi sta a cuore è la vivibilità. Noi abbiamo degli spazi verdi che dobbiamo assolutamente recuperare. Ad esempio, nel cuore della città, nei pressi del primo istituto scolastico comprensivo, c’è una pineta che va rivalutata, reimpiantando gli alberi e creando spazi per chi vuole godere di questo importante luogo di socialità. Terza priorità è il lavoro. Va subito convocato il tavolo con imprenditori, commercianti, categorie produttive e parti sociali. La pandemia ha aggravato una situazione che era già critica, per cui abbiamo bisogno di rimetterci in moto dal punto di vista economico. Queste sono le priorità, ma nel frattempo non trascurerò la nuova progettazione. C’è tanto da fare, ma non sono una che si spaventa davanti alle difficoltà”.
Qualche giorno fa ha scritto su Facebook “con me ogni sanvitese diventerà sindaco”. In termini concreti, che tipo di impegno assume con questa formula?
“Il motto mi è stato ispirato da un agricoltore incontrato per caso in strada nelle settimane di campagna elettorale. Mi si è avvicinato dicendomi “signò, quandu ddivintamu sindacu, ‘nd’ata ddà ‘na manu, perché a nnui ‘nd’hannu bbandunati tutti all’agricoltura”. Ecco, quell’imprenditore mi ha detto “quando diventiamo sindaco”, non “quando diventi sindaco”. Ed è esattamente ciò che io ho espresso durante i miei comizi: essere sindaco non è una mia esclusiva responsabilità, è una responsabilità di tutti i sanvitesi, che dovranno avanzare proposte e vigilare su quanto io e la mia giunta faremo”.
Sindaco o sindaca?
«Assolutamente sindaco. Sono affezionata al vecchio titolo. Io sono “Silvana, donna sindaco».