
Tre anni di sorveglianza speciale e confisca di gran parte del patrimonio costituito da beni mobili e immobili: il primo colpo definitivo all’ex veggente Paola Catanzaro (nome d’arte Sveva Cardinale) e al marito Francesco Rizzo arriva dall’ufficio Misure di prevenzione del Tribunale di Lecce.
La richiesta del pm Luca Miceli, il magistrato di Brindisi che ha coordinato l’inchiesta, era stata depositata esattamente un anno fa, il 16 maggio 2018.
Il Tribunale ha deciso per i due la misura di prevenzione della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza, con l’obbligo di soggiorno a Brindisi, per la durata di tre anni ciascuno. Il provvedimento li obbliga: a darsi alla ricerca di un lavoro entro 30 giorni; a fissare la propria dimora, farla conoscere all’autorità di pubblica sicurezza entro 30 giorni e non allontanarsene senza preventiva autorizzazione; a vivere onestamente e rispettare le leggi; a non associarsi abitualmente a persone che hanno subìto condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza; a non rincasare la sera più tardi delle ore 21 e a non uscire la mattina prima delle sei, senza comprovata necessità e, comunque, senza averne dato tempestiva notizia alle autorità locali di pubblica sicurezza; a non detenere e portare armi; di non partecipare a pubbliche riunioni.
La confisca riguarda i seguenti beni: un’abitazione di quattro vani e accessori, con box, al rione Casale, in via Giovanni da Verrazzano, intestata a Paola Catanzaro; un trullo con terreno agricolo di competenza in contrada “Pozzo Pallone”, a San Michele Salentino intestati alla Catanzaro; sei polizze assicurative intestate all’ex veggente (valore 423mila euro); un altro appartamento al rione Casale in via Ammiraglio Cagni con relativo box auto; le due auto della coppia, un’Audi Q5 2000 e una Mazda MX5 Sport (valore complessivo, circa 90 mila euro): tre conti correnti bancari e un libretto postale.
Il provvedimento è stato eseguito dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Brindisi, gli stessi che hanno condotto ogni fase dell’indagine. Amministratore giudiziario è stato nominato Michele Santone.
I beni confiscati entreranno nella disponibilità dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Esaminando le carte processuali, i giudici del Tribunale di Lecce hanno concluso che tutti gli elementi di prova “depongono univocamente nel senso che Catanzaro, sempre affiancato da Rizzo, abbia sfruttato le sue doti di affabulatore e di manipolatore delle psiche altrui, facendo leva sulla profonda fede di alcuni partecipanti ai suoi incontri di preghiera, per arricchirsi e passare dalle umili condizioni in cui viveva fino al 2005 circa a una situazione esistenziale agiata e caratterizzata da uno stile di vita improntato al lusso.
I giudici sottolineano che “Catanzaro e Rizzo sono riusciti a farsi consegnare ingenti somme di denaro con vari pretesti, il principale dei quali era il “progetto delle croci”, di cui hanno riferito tutti i denuncianti ma anche persone originariamente legate a Catanzaro come Borrelli, Pascale e D’Ambruoso.
“In più punti i racconti delle vittime – scrivono i giudici – appaiono bizzarri, ad esempio nella parte in cui B. ha riferito di aver creduto effettivamente che Catanzaro avesse partorito, da uomo ma grazie allo spirito santo, due gemelli destinati a salvare il mondo. Ma è sufficiente leggere le telefonate tra Catanzaro e Boraso o tra Catanzaro e Munari (la coppia padovana che è rimasta legata al veggente anche dopo le indagini giudiziarie, ndr) per comprendere come la Catanzaro sia effettivamente in grado di far credere, anche a persone di un certo livello culturale, di avere poteri soprannaturali e si essere un’inviata di Dio sulla terra”.
I giudici di Lecce considerano del tutto inverosimile la tesi difensiva di un complotto ordito da Isabella De Bellis (la prima a denunciare Catanzaro, assistita dall’avvocato Valerio De Cataldis) e da altre persone per calunniare Catanzaro e Rizzo: “Catanzaro non è riuscita a spiegare i motivi per cui si sarebbero decise, a distanza di anni l’uno dall’altra, a denunciarla falsamente”.
Nel provvedimento di confisca i giudici scrivono: “Si può affermare che Rizzo e Catanzaro siano soggetti che vivono abitualmente, anche in parte, con il provvedimento delle loro attività delittuose e in particolare della truffa aggravata. Essi non hanno mai svolto alcuna attività lavorativa lecita (probabilmente il solo Rizzo ha svolto qualche modesto lavoro in “nero” negli anni Novanta), ma hanno accumulato ingenti ricchezze proprio grazie al fatto che Catanzaro, fingendosi per anni in possesso di doti soprannaturali e approfittando anche dell’appoggio di alcuni ambienti ecclesiastici, era riuscita a suggestionare nel tempo numerose persone di varie estrazioni sociali e di varie zone d’Italia che, credendo di avere a che fare con una sorta di santo, avevano affidato a lei i loro segreti, le loro frustrazioni e, soprattutto, il loro denaro.
“Peraltro – aggiungono i giudici – con le condotte accertate Catanzaro è riuscita non solo a ottenere somme di denaro ma anche a condizionare le scelte di vita altrui, inducendo alcune vittime a intrattenere o sciogliere relazioni sentimentali o, addirittura, convincendo una delle persone a lei più vicina ad abortire senza chiedere consulto ai medici convincendola che il bambino fosse affetto dalla sindrome di down. E’ poi probabile che vi siano molte altre vittime che però non hanno presentato denuncia o perché suggestionate da Catanzaro (come i coniugi Boraso-Munari) o perché incredule rispetto a quanto emerso negli ultimi mesi, o perché bloccate dal rimorso e dalla vergogna per essersi lasciate abbindolare”.
I giudici rilevano che “la pericolosità di Catanzaro e Rizzo è ancora attuale perché continuano a non svolgere alcuna attività lavorativa e Catanzaro continua a fingersi messaggero di Dio quantomeno agli occhi dei coniugi Boraso-Munari, tuttora irretiti e suggestionati nonostante quanto emerso dalle inchieste giudiziarie, giornalistiche e televisive, e nonostante la decisa metamorfosi del mistico, passato dalla povertà dei primi tempi e dalle finte manifestazioni di estasi, di dolore, di patimento e di sacrificio, all’alto tenore di vita attuale, con il tentativo di entrare nel mondo dello spettacolo e della moda. Sul punto sono eloquenti le telefonate tra Catanzaro e i coniugi Boraso in cui vi sono continui riferimenti a entità soprannaturali e a personaggi biblici e addirittura Munari le chiede anche delle sequenze numeriche che avrebbero effetti benefici sulle patologie.
“Tutti gli elementi raccolti – concludono i giudici – fanno ritenere che Catanzaro e Rizzo siano soggetti effettivamente e attualmente pericolosi e che essi rientrino nella categoria di coloro che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi delle attività delittuose. Essi hanno sviluppato una vera e propria professionalità nel commettere delitti contro il patrimonio al fine di lucro».