di Roberta Grassi per il7 Magazine
Ad incastrarli è stato un adesivo appiccicato sul lato destro del parabrezza: Anpi – Associazione nazionale audioprotesisti professionali. Con la Bmw Serie 3, a quanto pare sempre la stessa, andavano a rompere vetrine con l’ascia per rubare merce. Lo avrebbero fatto almeno quattro volte secondo quanto accertato, ma non è escluso che anche altri episodi possano essere attribuiti alla banda dei brindisini che agiva nel cuore della notte, partendo da un garage di via Monte Santo.
Ci sono diverse azioni simili ancora in cerca d’autore. Per fare un esempio, quelle denunciate dal titolare di Portico 12 che ne ha subita più d’una e che alla fine si è rivolto al prefetto per chiedere un aumento dei dispositivi di controllo, ancor più in periodi di coprifuoco.
Le indagini dei carabinieri vanno avanti, con l’intenzione di fare luce su tutto. Anche su quegli episodi dalle stesse modalità che non sono attribuiti agli indagati. Si parla dell’operazione di sabato scorso in cui sono state arrestate complessivamente 19 persone, la gran parte delle quali sono accusate di spaccio di droga.
Il nucleo principale del provvedimento restrittivo firmato dal gip Vittorio Testi e richiesto dal procuratore aggiunto Antonio Negro, è però la serie di furti con spaccata consumati tra maggio e dicembre 2019 nel Brindisino e nel Leccese.
Ad avere ruolo di vertice nell’organizzazione e pianificazione dei colpi sarebbero stati Massimiliano Livera, 23 anni e Cosimo Papa, 35 anni.
In un iniziale ragionamento degli inquirenti sulla presunta esistenza di una associazione per delinquere a Papa viene dato ruolo di capo e promotore. Ma la struttura non è stata riconosciuta dal giudice per le indagini preliminari, che ritiene invece che si possa parlare solo di semplice complicità fra persone e non di qualcosa in più. Risulta che abbiano favorito i due principali attori, anche altri due uomini: Anthony D’Agnano e Luca Carriero, sempre di brindisi. Ma si sarebbero occupati unicamente del furto di una autovettura.
Tornando ai fatti. Le indagini prendono avvio il 22 maggio 2019. Nottetempo, dopo il solito incontro in via Monte Santo, spenti i cellulari, Livera e Papa raggiungono secondo l’accusa il punto Snai di Torchiarolo. Livera sarebbe l’incaricato a frantumare la vetrina a colpi d’ascia. I due prendono le macchinette cambiamonete.
I carabinieri ritrovarono i dispositivi nei pressi dell’aeroporto di Brindisi. Erano dotati di gps: si trovavano tra la vegetazione, accanto a una Ducati Monster pure oggetto di furto.
Nell’abitazione di Livera e in un capannone attiguo, vicini al Papola, furono ritrovati un giubbotto antiproiettile, una maglietta, due piedi di porco di colore blu, passamontagna, cappucci e torce.
“Gli elementi raccolti in fase di indagine – è scritto nel provvedimento – non consentono di escludere l’ipotesi del tutto plausibile, che per la commissione dei vari furti con spaccata Livera e Papa si siano avvalsi di altri concorrenti, assoldati di volta in volta sulla base delle specifiche necessità che si presentavano in occasione della pianificazione di tali reati”.
Le indagini si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche e ambientali. Ma è stato possibile captare pochissime conversazioni per due ragioni: i telefoni degli indagati risultavano per lungo tempo spenti in concomitanza con l’esecuzione degli assalti e la Bmw serie 3 che gli investigatori ritengono fosse nella disponibilità di Papa e Livera, era attrezzata con un disturbatore di frequenze, un “jammer”. Secondo quanto emerso, sarebbero state rubate targhe da altre vetture per essere sistemate con fascette sulla Bmw di colore grigio, allo scopo di eludere gli eventuali controlli. I bersagli scelti, dinanzi ai quali venivano effettuati sopralluoghi preliminari, erano quasi sempre sorvegliati da telecamere.
Il 14 giugno 2019 parte una nuova spedizione. Nel mirino la gioielleria “La bottega orafa” ad Aradeo. Tre persone si recano sul posto. Scappano via a bordo della solita Bmw Serie dopo aver frantumato le vetrine. Passa da lì una pattuglia di un istituto di vigilanza. All’interno del bagagliaio c’era una cesta tipo porta pane. I carabinieri ritengono che lì volessero posizionare i gioielli.
Nonostante l’imprevisto e dovendo prendere atto di un colpo fallito, i tre riprendono la marcia. E decidono, sempre stando alle ricostruzioni, di spostarsi a Maglie a 15 chilometri di distanza. Prendono di mira il negozio sportivo “Colucci sportswear”. In frantumi la vetrina, poi via con abiti per 10mila euro.
“Quanti pantaloni servono all’amico?” si ascolta nelle chiacchierate in auto.
Il giorno successivo, nuovamente in azione. Sono in cinque, tutti con il volto coperto. Viene avvistata una Bmw Serie 3, sempre la stessa a parere degli uomini dell’Arma, davanti alla filiale di Cisternino della Banca di credito cooperativo di Locorotondo. Con il metodo della marmotta tentano di prelevare i soldi del bancomat ma non ne hanno il tempo. Arriva una pattuglia della compagnia dei carabinieri di Fasano, nella fuga vengono buttati per strada chiodi a quattro punte. Gli stessi che durante un sopralluogo in via Monte Santo, il posto in cui la Bmw veniva solitamente parcheggiata, erano stati trovati dalle forze dell’ordine.
Fine della storia, per lo meno in apparenza. Le indagini proseguono perché di vicende analoghe se ne sono verificate anche altrove. Si tratta di furti andati a buon fine, su cui sono ancora in corso accertamenti e che non possono essere attribuiti alla stessa banda.
Papa e Livera sono finiti in carcere. Carriero e D’Agnano ai domiciliari.
Sono difesi fra gli altri dagli avvocati Daniela D’Amuri, Giuseppe Guastella e Ladislao Massari. Per il resto, l’inchiesta della procura di Brindisi racconta di cessioni di sostanza stupefacente di vario tipo. In parte proveniente da Cerignola, zona in cui sono attive cellule particolarmente agguerrite nel condurre traffici illeciti.