Torcia Edison, Brindisi scende in piazza per protestare

di Alessandro Caiulo

Si terrà il 24 agosto alle 18,30 in piazza Vittorio Emanuele, sotto la sede di Brindisi dell’Autorità di Sistema Portuale, una manifestazione di protesta contro la costruzione, da parte della società Edison, di un grosso impianto costiero di trasformazione di gas naturale liquefatto (GNL) sul molo di Costa Morena con affaccio sul porto. La manifestazione, indetta originariamente dalla Cgil di Brindisi, Legambiente, Italia Nostra, Wwf, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Anpi, Arci, Emergency-Gruppo Provinciale di Brindisi, No al Carbone, No Tap/Snam, ha raccolto via via l’adesione di un gran numero di altre sigle ed associazioni oltre che di una moltitudine di comuni cittadini accomunati dalle preoccupazioni che conseguono alla costruzione di questo genere di impianti, pericolosi ed impattanti, specialmente quando posti così vicino alla città; molti anche gli operatori portuali, contrari alla ubicazione dell’impianto in quel luogo, che renderebbe inutilizzabili per i normali traffici merci e passeggeri non solo le banchine destinate all’ormeggio delle navi metaniere, ma anche quelle vicine di Costa Morena Est.

Non a caso, infatti, più che un semplice “no alla torcia” di 45 metri da cui sfiateranno e sfiammeranno i residui della lavorazione del gas, quello in cui sperano gli organizzatori ed i partecipanti alla manifestazione di protesta, è che la città, possa finalmente poter discutere da protagonista sul futuro sostenibile del suo porto e che lo stesso, un tempo Porta d’Oriente, possa essere aperto alla polifunzionalità e non relegato e sacrificato ad una sorta di contenitore dove far confluire tutto ciò che non è gradito che venga fatto negli altri scali del mar Adriatico meridionale.
E’ innegabile, anche a dire degli esperti, che sono molteplici i rischi ed i pericoli rivenienti dagli impianti di deposito di GNL. Per riassumerne qualcuno, basti pensare che stante la natura estremamente infiammabile del gas naturale è forte il rischio di incendio ed esplosione in caso di fuoriuscite o perdite accidentali; anche qualora non si dovesse infiammare, essendo confermato a temperature estremamente base, il contatto diretto con esso potrebbe causare danni molti seri alle persone; essendo conservati sotto notevole pressioni, eventuali danni alla struttura di stoccaggio causerebbero rilasci improvvisi di gas; sia il trasporto su strada che quello marittimo di GNL comportano rischi associati a incidenti stradali o marittimi che potrebbero causare fuoriuscite o incidenti gravi oltre che per i trasportatori anche per la popolazione (esplosione, incendio contatto diretto, etc.); in caso di perdite, il GNL può vaporizzarsi rapidamente e formare una nube di gas. Se questa nube raggiunge una concentrazione critica e trova una fonte di accensione, potrebbe verificarsi un’esplosione coinvolgendo – e questo è un rischio davvero concreto nella zona industriale di Brindisi – altri impianti vicini a grosso rischio di incidenti: In ognuno di questi malaugurati casi, inoltre, sarebbero gravissimi i danni anche per l’ambiente, che verrebbe comunque ad essere contaminato anche in assenza di incidenti.

Ma anche la torcia di per sé, che secondo i favorevoli all’impianto, sarebbe una garanzia contro alcuni degli incidenti sopra descritti, comporta una serie di problematiche che vanno ben oltre il brutto impatto visivo ed il pessimo biglietto da visita posto a due passi dal Canale Pigonati, punto di ingresso nel salotto buono della città, la rinomata piazza d’acqua di cui parlava il compianto sindaco Domenico Mennitti.
La torcia, bruciando il gas ed i reflui della trasformazione, rilascia una gran quantità di sostanze inquinanti nell’aria, come ossidi di azoto e particolato fine. L’emissione in atmosfera di questi inquinanti ha effetti negativi sulla salute respiratoria e generale. Come i brindisini già sanno per le altre torce presenti nella zona industriale, ben più lontane dalla città rispetto a quella prevista da Edison, durante il loro funzionamento le torce sono rumorosissime al punto da causare disturbi del sonno e stress cronico ai residenti dei quartieri più vicini. Se non gestite perfettamente e correttamente e, comunque in caso di incidenti che le coinvolgano, le torce presentano rischi di incendio o esplosione, che potrebbero avere gravissime conseguenze per la sicurezza non solo di chi lavora nell’impianto, ma per i cittadini che abitano o passano nelle vicinanze e, in caso di effetto domino con effetto a catena, dell’intero polo industriale e della città stessa.
Inoltre è assolutamente innegabile che la presenza di un impianto del gas causa ansia o preoccupazione tra i residenti e la mancanza di sicurezza non può che ripercuotersi negativamente su altri settori, come il commercio ed il turismo.

Questo non vuol dire che tale genere di impianti non siano utili ma, se è proprio necessario stanziarlo a Brindisi, nulla osterebbe a che sia localizzato più lontano dal centro abitato, proprio come previsto dal Piano Regolatore vigente e che siano soggetti a controlli estremamente severi che giungano alla chiusura immediata dell’impianto in caso di falle nel sistema di sicurezza, come anche sarebbe necessario, cosa non fatta fino ad ora, una più attenta e trasparente regolamentazione dei piani di sicurezza da porre in essere non solo in caso di emergenza, ma nella normale gestione dei moli e delle banchine.
I prossimi giorni saranno decisivi per capire che piega prenderà la cosa e, ancor più in caso di successo della manifestazione, non solo la politica locale che fino ad ora ha forse un po’ troppo nicchiato sull’argomento, ma anche il Ministero e l’Autorità di Sistema Portuale, dovranno tener in debito conto le richieste provenienti dal territorio.