Una novantenne di Cellino San Marco, che era stata ricoverata in coma per un avvelenamento domestico da monossido di carbonio all’ospedale Perrino di Brindisi, ha iniziato un trattamento di ossigenoterapia iperbarica d’urgenza al Centro ospedaliero militare di Taranto. Lo rende noto il Comando Marittimo Sud, precisando che nella serata di martedì «dopo le prime cure e la stabilizzazione della paziente, veniva attivato il team di personale reperibile del nosocomio militare, composto da personale sanitario, subacqueo e tecnico della Marina Militare e di rianimatore iperbarico della Asl di Taranto, consentendo in tempi rapidi, dopo l’effettuazione degli esami diagnostici preliminari opportuni, il trasferimento della paziente da Brindisi a Taranto e l’effettuazione del trattamento richiesto, consistente in un ciclo di sedute da ripetere in giorni successivi in camera iperbarica, il primo dei quali ha avuto termine intorno alle ore 4 antimeridiane del 17 gennaio».
I trattamenti in ossigenoterapia iperbarica si prefiggono lo scopo non solo di scongiurare i rischi immediati derivanti dall’avvelenamento, ma «anche – spiega in una nota il capitano di vascello Vincenzo Mascellaro, direttore del Centro Ospedaliero Militare di Taranto – il pericolo di sequele neurologiche a distanza».