
Dopo quarant’anni di presenza su territorio tarantino, il Tribunale per i Diritti del Malato non ha più una sede negli uffici della ASL di Taranto: l’ente, prima allocato all’ingresso dell’ospedale Santissima Annunziata e da qualche anno, in concomitanza con l’emergenza pandemica, ospitato nel Distretto 5, è stata recentemente privata anche di quest’ultima sede. A denunciarlo sono, con una nota congiunta, Silvana Stanzione, referente del Tribunale per i diritti del malato di Taranto, e Antonella Aleotti, rappresentante dell’assemblea territoriale di Taranto di “Cittadinanzattiva”, alla cui rete il Tribunale appartiene: “La ASL di Taranto in persona del suo Direttore Generale dottor Gregorio Colacicco decide di mettere alla porta il nostro movimento nella maniera più becera senza alcun preavviso né alcuna motivazione non considerando che all’interno sono presenti i nostri computer ed un archivio cartaceo con i dati sensibili legati alla tutela dei cittadini e di cui si ignora dove siano stati depositati, in più priva la sede di linea telefonica e di accesso ad internet”, si legge nel comunicato.
Stanzione e Aleotti parlano di “grave violazione di diritti fondamentali e della civile convivenza tra soggetti collaboranti in forza di più protocolli di intesa sostenuti dalla regione Puglia e sottoscritti dallo stesso D.G. con apposite delibere della stessa ASL Taranto” e ricordano il ruolo “innegabile” svolto dalla struttura nel corso degli anni, ruolo “di sentinella e di tutela dei cittadini, soprattutto dei più fragili e bisognosi”, e “di difesa ed ammodernamento del Servizio Sanitario, orientando ed educando i cittadini al corretto uso delle prestazioni sanitarie e rappresentando un ottimo strumento di stimolo per una buona amministrazione della cosa pubblica”.
A questo proposito, le due referenti citano gli importanti risultati conseguiti dalla sezione tarantina del Tribunale e da Cittadinanzattiva: “l’umanizzazione dei reparti pediatrici con l’istituzione delle prime sale ludiche già nei primi anni novanta e sostenendo la presenza delle mamme accanto ai propri piccoli; le campagne sul dolore inutile; le campagne sui farmici generici; il sostegno sul testamento biologico e sul fine vita”.
La nota si chiude infine con un grido di battaglia: “Se qualcuno pensa di cancellare 40 anni di vita associativa del TDM – concludono – sbaglia perché non lo permetteremo in nessuna maniera. Non è nostra intenzione fermarci o dare acquiescenza a quanto accaduto, ma al contrario investiremo le autorità superiori sulle decisioni adottate”.
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