
Accerchiata e picchiata dal branco, ragazzina aggredita davanti ad un locale del centro storico di Brindisi, qualcuno filma e il video diventa virale. La violenza che dà spettacolo tanto da meritare un posto nelle pubblicazioni su “Risse Italiane”, un gruppo piuttosto diffuso su Telegram ed Instagram. Il video in poche ore diventa super cliccato. Protagoniste della storia sono delle ragazze, probabilmente neppure maggiorenni, che si incontrano davanti ad un noto bar del centro storico di Brindisi, uno scambio di sguardi, una parola di troppo ed all’istante si passa alle mani. La vittima viene aggredita prima da una ragazza e poi da un’altra ancora, altre due l’accerchiano. Le tirano i capelli, la strattonano e poi volano anche calci e schiaffi. Tutto questo sotto gli occhi di decine di persone che assistono, qualcuna anche sorridendo, allo “spettacolo”.
Peccato che uno spettacolo non è. Non manca neppure chi con uno e più cellullari riprende la scena. Nessuno però interviene, nessuno interrompe la sequenza di violenze, tutti guardano e, ripetiamo, nessuno muove un dito. L’episodio risale ad una decina di giorni fa ma il video girato, tra la indifferenza di chi assisteva, è diventato in poco tempo virale. E’ accaduto in un sabato sera, quando il centro cittadino ed i locali sono affollati di gente ma questo non ha impedito che scoppiasse la rissa, che qualcuno, lo si evince dalle immagini, si facesse male e venisse umiliato senza ricevere aiuto. Le ragioni alla base dell’alterco non sono note, qualcuno dice che forse le ragazzine neppure si conoscevano ma sarebbe bastato uno sguardo frainteso a surriscaldare gli animi. In ogni caso niente avrebbe potuto giustificare quanto accaduto. Di episodi così se ne registrano sempre più spesso a Brindisi.
Qualche mese fa, nel parco Cesare Braico, in via Appia, è scoppiata una lite furiosa, manco a dirlo, sempre tra un gruppetto di ragazze. Nel video rimbalzato nei gruppi Whatsapp si vedono due ragazze che dapprima litigano, si accusano con uno scambio acceso di parole e poi passano alle mani. Come spesso accade la più debole soccombe, le tirano i capelli a tal punto che una ciocca si stacca e finisce per terra. Qualcuna se la ride e continua a pronunciare insulti, quelli peggiori. La scena viene ripresa con un cellulare. Anche in questo caso nessuno interviene. Poteva finire davvero male lo scorso anno, quando in piena estate una 12enne venne aggredita da un gruppo di trenta ragazzini trascinati da una altra giovane che voleva punire la vittima per un apprezzamento di troppo riferito ad un loro coetaneo. Accadde a luglio in piazza Santa Teresa, si trattò di una vera e propria spedizione punitiva. La vittima fu dapprima contattata telefonicamente e poi con l’inganno attirata nel centro cittadino. In quel caso la fortuna volle che ad assistere alla scena c’era una conoscente della dodicenne, una ragazza di sedici anni.
Quest’ultima riuscì ad allontanare l’amica dal branco ed a trascinarla nel condominio in cui abitava a pochi passi dalla piazza. Nonostante questo la folla inferocita di ragazzini seguì le due ragazze in fuga sino al pianerottolo del condominio. Fu necessario l’intervento di un adulto e di una pattuglia delle volanti per calmare gli animi. Una storia che ha dell’incredibile le cui conseguenze ora si stanno ripercuotendo sulle famiglie delle ragazze che si sono rese protagoniste dell’aggressione.
Benché queste, infatti, siano minori di quattordici anni e quindi non perseguibili per legge, i genitori della vittima convocati in Questura hanno fatto esposto i fatti ed il caso è stato segnalato dal Giudice dei minori ai Servizi Sociali. In questi giorni alcuni genitori, ignari tra l’altro di cosa avessero fatto le loro figlie, sono stati chiamati in causa ed è partita un’indagine di accertamento. Stando a quanto racconta la polizia gli episodi di aggressione e di bullismo sono sempre più frequenti tra i ragazzini, per uno strano fenomeno, soprattutto tra le femminucce che sembrano più agguerrite e più vendicative dei maschietti. Oggi, tuttavia, grazie anche ad un’app messa a disposizione dalla Polizia di Stato è possibile segnalare questi eposodi tempestivamente, anche in tempo reale. Si chiama Youpol ed è un’applicazione per smartphone entrata in funzione nel 2017 per favorire la segnalazione di specifiche ipotesi di reato. Con questa app si può inviare in tempo reale una descrizione o una foto di un reato a cui si è assistiti, in modo da lanciare l’allarme alla questura competente. Youpol può essere utilizzata per segnalare episodi di spaccio e bullismo ma viene estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche
L’app è caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato; le segnalazioni sono automaticamente georeferenziate, ma è possibile per l’utente modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti.
È inoltre possibile dall’app chiamare direttamente il NUE, il Numero di emergenza Unico Europeo e dove non è ancora attivo risponderà la sala operativa 113 della questura. Tutte le segnalazioni vengono ricevute dalla sala operativa della questura competente per territorio.
Per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di fare segnalazioni in forma anonima. Anche chi è stato testimone diretto o indiretto, per esempio i vicini di casa, può denunciare il fatto all’autorità di polizia, inviando un messaggio anche con foto e video.
L’applicativo, nato dalla ferma convinzione che ogni cittadino è parte responsabile e attiva nella vita democratica del Paese, si può scaricare gratuitamente ed è disponibile per dispositivi Ios e Android. La segnalazione inviata alla polizia con Youpol non sostituisce la denuncia o la querela. In altre parole, l’applicazione serve solamente ad avvisare le autorità che è accaduto un fatto legato allo spaccio di droga, al bullismo o alle violenze domestiche. Possiamo dire che l’uso di Youpol equivale a un esposto, cioè a una segnalazione, che tuttavia non vincola le autorità a intervenire né a procedere con l’iscrizione all’interno del registro delle notizie di reato. Questo significa che, se la polizia interviene dopo una segnalazione mediante Youpol ma il reato è perseguibile solamente su querela di parte, la vittima dovrà sporgere personalmente detta querela per consentire all’autorità giudiziaria di intraprendere un procedimento penale.
Il funzionamento dell’app Youpol è molto semplice e intuitivo. Innanzitutto, bisogna scaricare l’app su Google Play, compatibile con tutti i sistemi operativi dei più comuni smartphone.
L’app è caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi e immagini agli operatori della Polizia di Stato.
Le segnalazioni sono automaticamente georeferenziate, nel senso che le forze dell’ordine individuano immediatamente il luogo da cui è partita la segnalazione.
Il vantaggio di Youpol è quello di consentire la trasmissione di fotografie realizzate direttamente con lo smartphone, oltre che di un testo (di massimo 500 caratteri) con cui descrivere l’accaduto.
Youpol permette anche di chiamare direttamente la polizia, consentendo così di essere messi in contatto con un operatore disponibile all’ascolto. Si tratta della funzione chiamata di emergenza: un pulsante di colore rosso che mette in contatto direttamente l’utente con la sala operativa della questura in cui si trova il dispositivo, grazie alla georeferenziazione immediata del dispositivo segnalante e del luogo interessato dall’evento.
L’app Youpol, dunque, non consente solamente di inviare messaggi di testo e fotografie, ma anche di chiamare direttamente la polizia nei casi di urgenza.
Ad oggi alla questura di Brindisi proprio attraverso l’applicazione Youpol arrivano dalle cinque alle sei segnalazioni al giorno. Si tratta per lo più di segnalazioni legate allo spaccio di droga ma talvolta anche ad atti di bullismo. Le segnalazioni aumentano, in particolare, nel fine settimana.