Storia di Cremaschi, semplicemente il più grande di tutti/Video

di MICHELE BOMBACIGNO

Non ingannino le fredde risultanze dei documenti ufficiali. Certo, i registri dell’anagrafe attestano che Bernardino Cremaschi nacque, il 15 febbraio del 1945, a Mairago, in provincia di Milano. Così come certificano che visse a Brindisi solo quattro anni. Ma in realtà Dino era, è e resterà a tutti gli effetti “uno di noi”, un brindisino doc, perché la nostra città, completamente ricambiata, lo amò come nessun altro e perché Dino a Brindisi ci stette da re, e non c’è “patria” più vera del luogo in cui ci si sente a casa propria, in cui si sono trascorsi gli anni più belli della giovinezza e in cui si è parlata la meravigliosa lingua degli affetti. E, ancora, è fuorviante quell’altro, triste, atto che certificherebbe che Dino non è più tra noi dal 3 giugno del 2007, perché, fuor di retorica, Dino, il Grande, Invincibile Blek, vive, eccome!, nel cuore dei suoi cari, dei suoi amici e di un’intera generazione di tifosi brindisini che non lo dimenticano e non dimenticheranno.

Dino Cremaschi, centrattacco, giunse a Brindisi nel 1969 con buone referenze e un compito terribilmente ingrato, quello di sostituire Renato Campanini, autore nella stagione precedente di serie “C” di ben 17 reti e incontrastato idolo della tifoseria.
L’inizio della sua avventura con la maglia biancazzurra fu tutt’altro che entusiasmante. Dopo l’opaco esordio in Crotone-Brindisi (2-0 per i calabresi) del 28 settembre 1969 e un’altra deludente prestazione, la settimana seguente, in uno scialbo Brindisi-Cosenza (0-0), l’allenatore, lo scontroso Morisco, emarginò Dino, che cominciò così a fare la spola tra la panchina e la tribuna. Neppure dopo il brusco esonero di Morisco (il commendatore Fanuzzi lo licenziò su due piedi, nello spogliatoio, al termine di un derby perduto con il Lecce, con la lapidaria e perentoria frase “Lei se ne può andare!”) Cremaschi ritrovò il suo posto in squadra. Né Raffaele Pierini nel suo breve e vittorioso interregno (due vittorie in due partite), né il nuovo allenatore, il grandissimo Vinicio, gli restituirono una maglia da titolare.
Ma Dino non era certo il tipo da abbattersi facilmente. Aspettava solo l’occasione propizia, che giunse alla tredicesima giornata.

I biancazzurri sono impegnati a Matera. L’avvento di Vinicio non ha ancora portato continuità di rendimento (una sconfitta e una vittoria) e in trasferta Ferrero e compagni non hanno colto neppure una vittoria. All’inizio del secondo tempo il Matera passa in vantaggio e tutto lascia pensare a un nuovo passo falso. L’infortunio di Castelletti offre una chance a Cremaschi, che entra in campo al 60’ con la maglia numero 13 (allora in panchina ci andavano il secondo portiere e un solo giocatore di movimento).
Piove e fa un gran freddo, il terreno è viscido. Un grande Ferrero ci tiene a galla e, sette minuti dopo l’ingresso di Cremaschi, Mazzei, il migliore in campo, con un bel gol pareggia. Quando la partita sembra scivolare – mancano solo quattro minuti al termine – verso un inutile 1-1, ecco che comincia la favola brindisina di Cremaschi, di Cremaschi che da quel momento comincia a diventare il Grande Blek.
Dino recupera una palla sporca e da posizione difficilissima, quasi da fondo campo, infila un gran rasoterra tra palo e portiere regalando la prima, preziosissima vittoria esterna e dando una svolta al campionato del Brindisi di Vinicio che da quel momento comincia a volare (15 vittorie consecutive al Comunale!), contendendo fino all’ultima giornata la promozione alla Casertana.
Cremaschi in quel campionato mise a segno solo sei reti, neanche poche considerate le rare presenze a tempo pieno, e anche nella stagione successiva non andò oltre un identico bottino, ma già aveva cominciato a conquistare il cuore dei tifosi e si accingeva a firmare le pagine più belle della storia del calcio brindisino.

Come ho già avuto modo di scrivere, Dino non era un fuoriclasse. La sua tecnica non era sopraffina, le sue movenze non erano eleganti, e il suo fisico, poderoso, era tutt’altro che armonioso, ma aveva un cuore grande così. Era coraggioso, caparbio, generoso, grintoso, oltremodo simpatico con quel paio di grandi baffi che lo facevano assomigliare a un messicano. Spesso ci faceva disperare fallendo gol che sembravano già fatti (come già accadde, emblematicamente, la settimana dopo l’impresa di Matera, allorché in un Brindisi-Pro Vasto, utilizzato sempre come tredicesimo, mancò tre clamorose occasioni), ma ce la metteva sempre tutta, inseguendo il gol come un ossesso, esaltandosi ed esaltando i suoi tifosi allorché riusciva a mettere la palla in rete.

Nella stagione 1971/72 Dino fu uno dei grandi protagonisti della storica promozione in serie “B”, mettendo a segno 13 gol, che oggi potrebbero sembrare un numero non eccezionale ma che sono invece tanti se si considera, come ama ricordare sempre il mio amico Alessandro, che in quegli anni, specialmente in serie “C”, le reti erano merce rara e le partite finivano spesso 0-0 o, al più, con una o due segnature appena… E poi accanto a quelle 13 marcature vanno ricordati gli oltre 10 legni colpiti dal Grande Blek! Probabilmente un record mondiale…
La promozione, tanto più gustata perché strappata agli “odiati” cugini del Lecce, giunse il 4 giugno del 1972, alla 35a giornata, con una pirotecnica vittoria per 4-1 sul Potenza, firmata dai gol di Lombardo, Cantarelli e suggellata, come era giusto che fosse, a coronamento della sua strepitosa stagione, da una magnifica doppietta del Grande Blek.
Fu quella la più bella annata di Dino Cremaschi. Dino era ormai uno di noi, amava stare in mezzo ai tifosi e loro lo amavano alla follia. 
Comparve in quei giorni, in via De’ Caracciolo, nel cuore della città vecchia, una scritta, a grandi caratteri, a lui inneggiante: “BLEK L’INVINCIBILE”. E quella scritta, incredibilmente, ancora oggi è lì, dopo oltre quarant’anni, a perpetuare il ricordo di un atleta, di un ragazzo, che sapeva emozionare e farsi voler bene come pochi.
Forse Dino non era invincibile nel senso letterale del termine, ma se è vero, come ha detto qualcuno, che “non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”, be’, allora, pochi come lui hanno meritato e meritano quel bellissimo appellativo.

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Nell’anno della serie “B”, l’ultimo con la maglia del Brindisi, Dino andò in gol solo 5 volte, ma, e non poteva essere diversamente perché la sua favola fosse compiuta, mise la sua firma anche sulla più fantastica impresa della storia della squadra con la “V” sul petto, realizzando il gol dell’apoteosi in… “quella” partita, in quel Brindisi-Genoa 3-0 della leggendaria vigilia di Natale del 1972…
Il Brindisi in quel campionato si fece onore, conquistando un prestigioso settimo posto.
Il 24 dicembre del 1972 al Comunale di via Benedetto Brin era di scena la capolista Genoa, incontrastata dominatrice del torneo. Sulla carta, nessuna speranza per l’umile matricola…
Ma i ragazzi di Vinicio, scesi in campo in formazione tipo, con la coppia d’attacco Franzoni-Tomy (Il Grande Blek in panchina), fin dal primo minuto aggredirono i quotati avversari, sfiorando ripetutamente il gol con manovre entusiasmanti. Tomy al 32’ ci portò in vantaggio e sull’1-0 terminò il primo tempo. Ma c’era un intero tempo da giocare ed era ancora dura. La reazione dei campioni liguri non poteva mancare, pensavamo un po’ tutti con trepidazione. Già, vero… ma noi avevano un altro asso nella manica…
Nell’intervallo Dino Cremaschi prese il posto di Franzoni e immediatamente, al primo minuto, con un bell’assist mandò in gol Tomy, ancora lui, e poi, al 62’, realizzò il gol che chiuse la partita, rendendo realtà un sogno che due ore prima sarebbe parso folle utopia. Bellan, lanciato magistralmente da Franzon, con un cross rasoterra da sinistra trovava in area Dino, il quale anticipava il proprio marcatore e con un morbido tocco d’esterno destro – un delizioso tocco da campione – metteva la palla in rete!
Al termine dell’incontro, era già quasi buio, una, due, tre, cento, mille piccole fiaccole improvvisate – accendini, cerini, giornali accartocciati – cominciarono a spuntare sugli spalti, tra le mani dei tifosi impazziti di gioia, creando magicamente uno scenario fiabesco e suggestivo il cui ricordo procura ancora oggi brividi agli undicimila che ebbero la fortuna di essere lì quel pomeriggio.

Fu quella l’ultima impresa brindisina del Grande, Invincible, Amatissimo Blek e, sebbene non sia forse elegante citare se stessi, mi piace chiudere questo ricordo di Dino Cremaschi con le parole con cui conclusi un altro racconto, qualche anno fa. Anche perché sono certo che quella mia emozione, sempre attuale e viva, è e sarà condivisa da tanti, tantissimi tifosi brindisini, ormai, ahinoi, ultracinquantenni, che nel loro cuore conservano sempre un posto privilegiato per un bravo calciatore e un Grande Amico come Dino…
… Il Grande, Invincibile Blek… Io uso molto raramente l’auto. Percorro la città in lungo e in largo quasi sempre a piedi e mi capita spesso di andare in centro. Di tanto in tanto, quando qualche commissione mi porta da quelle parti, faccio una piccola deviazione e mi porto in via De’ Caracciolo. Resto alcuni istanti a fissare quella scritta che, sbiadita ma comunque visibilissima per chi sa leggerla – non solo con gli occhi -, resiste prodigiosamente al trascorrere ineluttabile del tempo e il mio cuore, fortunatamente sempre un po’ bambino, sussulta ancora.
Grazie, Grande Blek!