Domenica prossima è in programma l’ultima giornata del campionato di serie D ed il Brindisi, ancora stordito dall’assurda prestazione interna contro il San Severo che probabilmente è costata oltre che la frattura fra squadra e tifoseria, anche la qualificazione ai play off, è atteso dall’insidiosa trasferta di Pozzuoli contro una Puteolana impelagata nella lotta per non retrocedere.
In contemporanea, sul manto erboso dello stadio Veneziani, il Monopoli, già con un piede e mezzo nei play off, grazie ai due punti di vantaggio sul Brindisi, affronterà una formazione che lotta per evitare i play out, il Vico Equense ed è dall’incrocio di queste due partite che uscirà la quinta partecipante ai play off, in quanto Marcianise e Turris sono già matematicamente qualificati.
Il Brindisi oltre che battere la Puteolana deve sperare che il Monopoli non vada oltre il pareggio interno con il Vico Equense, in qualsiasi altra ipotesi saranno i biancoverdi a tagliare il traguardo ed i biancazzurri a raccogliere i cocci di una stagione che poteva essere di rinascita calcistica della città e che è stata malamente buttata al vento.
Sul banco degli imputati sono finiti i calciatori biancazzurri che domenica scorsa, come già accaduto in altre 5 o 6 occasioni in questa stagione sia nella prima che nella seconda parte del torneo, non hanno affrontato con la giusta concentrazione, per usare un eufemismo, la squadra avversaria.
Era già accaduto in occasione della trasferta di Policoro contro il Metapontino e nelle successive trasferte di Manfredonia, Bisceglie e Sansevero nel girone di andata ed a Matera, Marcianise e Vico Equense nel girone di ritorno con appena due punti conquistati in sei partite non per meriti particolari degli avversari ma per assoluto demerito e mancanza di voglia non solo di lottare ma anche, più semplicemente, di giocare da parte dei signorini che passeggiavano in campo travestiti da calciatori del Brindisi.
Nelle partite interne non era mai mancato l’impegno anche se, con un pizzico di fortuna in più si sarebbe potuto conquistare qualche punticino in più, utile al raggiungimento dell’obiettivo minimale dei play off.
Con il pareggio interno col San Severo, che è valso la semplice conquista della medaglia di cartone di unico campo inviolato del girone, per come è avvenuto e per i tantissimi minuti di assoluta apatia in campo da parte di Gambino e compagni, i tantissimi tifosi biancazzurri presenti al Fanuzzi (quasi 4.000) si sono resi conto che i calciatori in campo, con pochissime eccezioni, erano con la mente già in vacanza ed assolutamente impermeabili all’incessante sostegno che proveniva dagli spalti che non è riuscito a suscitare, nella maggior parte di loro, nemmeno una minima fiammella di orgoglio che li portasse ad un maggiore impegno.
A mio avviso, se mai ci dovesse essere una squadra di calcio con la V sul petto ai mastri di partenza anche del prossimo campionato, occorrerà selezionare uomini che hanno nel DNA l’attaccamento alla maglia e la voglia di lottare e non bisogna assolutamente trascurare l’importanza di avere calciatori brindisini, sicuramente fra gli under, ma anche fra gli over, che, avendo la V tatuata sul petto e non semplicemente stampata sulla maglia, sentano l’orgoglio di rappresentare Brindisi e non solo la necessità di portare il pane a casa facendo il minimo indispensabile e, a volte, anche meno del minimo.
Vedere in campo, a passeggiare intontiti, anche calciatorini di venti anni ed anche meno che non hanno ancora dimostrato niente nella loro carriera, è stato davvero indecente in quanto se non si spacca il mondo a quell’età significa che probabilmente è meglio orientare su altre scelte la propria futura professione perchè diventare veri giocatori di calcio non è da tutti.
Questa mancanza di carattere nei momenti importanti e decisivi, anche davanti ad un pubblico numeroso, è probabilmente anche la risposta alla domanda che spesso ci eravamo fatta su alcuni calciatori over biancazzurri che, nonostante avessero impressionanti capacità tecniche, da serie nettamente superiore, erano pressoché da sempre e con pochi flash altrove, stati confinati a giocare in serie D, cambiando sovente casacca.
Il buon Francesco De Gregori, in una canzone cult degli anni ottanta, recitava che un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia: la fantasia i molti dei nostri “campioni” c’è stata, l’altruismo spesso ha latitato, ma il coraggio, visto soprattutto come voglia di lottare – dal momento che l’attaccamento alla maglia è ormai un optional nel calcio moderno – è mancato clamorosamente nei momenti clou del campionato, anche quando mancava appena una virgola per arrivare in vetta alla classifica.
Noi vogliamo gente che lotta, recita un coro partito sovente dalla Curva, assolutamente condivisibile ma che evidentemente non ha fatto sufficientemente breccia sui calciatori biancazzurri.
Il povero Totò Ciullo prima, che ha pagato per tutti, e Marcello Chiricallo, poi, hanno dovuto fare i conti con questa squadra double face, un DNA di squadra che non è mutato nemmeno quando si sono cambiati metà degli elementi e che era stato frettolosamente battezzato come mal di trasferta anziché, come più correttamente avrebbe dovuto essere, mancanza di attributi.
Mi chiedo cosa ci sia da aspettarsi domenica a Pozzuoli: assolutamente e sicuramente la vittoria, anche per non doverci mangiarci le mani – il fegato è già partito – in caso di contemporaneo stop interno del Monopoli ed anche perchè una tardiva impennata di orgoglio da parte della squadra, fosse anche del tutto inutile, è un suo preciso dovere morale ed è sempre meglio di una squallida rassegnazione che porterebbe ad una ulteriore mortificazione del popolo biancazzurro.
Alessandro Caiulo