Quarant’anni fa la morte improvvisa del commendator Fanuzzi: il calcio brindisino orfano da quel giorno

All’alba dell’8 maggio di esattamente quarant’anni fa, stroncato da una crisi cardiaca all’età di appena 53 anni, moriva il Commendatore Franco Fanuzzi il più grande, straordinario e lungimirante presidente della ultracentenaria storia calcistica brindisina.
Ripercorriamo, brevemente, il cammino di questo imprenditore di successo o, come si sarebbe detto se fosse nato qualche centinaio di chilometri più nord, vero capitano d’industria, innamorato del calcio, che trasferì la sua passione per il lavoro, le sue capacità programmatiche ed il suo positivo pragmatismo nella gestione della Polisportiva Brindisi Sport, prelevata in un anonimo campionato di serie D e condotta per mano fino alla vetta della classifica della serie B.


L’epopea di Franco Fanuzzi vide il suo inizio nell’agosto del 1966: la, un tempo, gloriosa Brindisi Sport languiva da 12 anni in serie D o Quarta Serie che dir si voglia, con qualche puntatina nella seconda metà degli anni cinquanta, anche nel campionato regionale di Promozione; l’allora Commissario Straordinario (così si chiamavano all’epoca i presidenti del Brindisi) ragionier Michelangelo Aquaro, che con sacrifici personali ne aveva retto le sorti negli ultimi due anni arrivandoci a rimettere 35 milioni di lire dell’epoca di tasca sua (circa 400.000 euro attuali), non ne potette più e volle gettare la spugna non senza, però, pretendere di recuperare quanto da lui anticipato per conto della società, il che aveva creato una situazione di empasse quando nell’assordante silenzio generale si fece avanti l’allora quarantaduenne costruttore edile, con la passione per il calcio, Franco Fanuzzi il quale non solo si accollò per intero di debito, ma diede subito il via alla ristrutturazione sia della sede della società, quella storica di via Vanini, che della squadra, che della maglia, istituendo, lui, la oramai mitica V sul petto e scatenando fin da subito l’entusiasmo della gente di Brindisi.
Il campionato di serie B fu vinto per due volte consecutive in quanto al termine della stagione 1966/67 la formazione baincazzurra si classificò prima in classifica, ma fu retrocessa la quarto posto per una presunta combine per addomesticare un risultato; in quella successiva il torneo fu vinto a mani basse ed il Brindisi riapprodò in terza serie.
La serie C, che appariva la massima aspirazione possibile per una cittadina di 70.000 abitanti tutt’altro che ricca come era Brindisi a quell’epoca, se pur soddisfaceva i tifosi non appagava la sete di vittorie del Commendatore che puntò senza mezzi termini a costruire una squadra di vertice.
Nel primo campionato di serie C della gestione Fanuzzi, quello 1968/69, il Brindisi allenato da Castignani si classificò ad un lusinghiero terzo posto dopo essersela giocata quasi fino in fondo con la Casertana, nella stagione successiva, quella 1969/70 i biancazzurri allenati all’inizio, con risultati deludenti, da Morisco ed in corso di campionato, con un finale travolgente, da Luis Vinicio, arrivarono secondi lottando fino all’ultima giornata per la promozione (ne saliva una sola per giorone in serie B), nel terzo campionato di C, quello che secondo i programmi del Commendatore , doveva essere quello della consacrazione definitiva e nel gran balzo fra i professionisti (la serie C era all’epoca, semiprofessionistica) il Brindisi fu allenato nelle prime gare da Castignani, ma i risultati non venivano ed allora il Commendatore lo rimpiazzò, come si usava all’epoca, affidando la conduzione tecnica della squadra al calciatore più esperto e rappresentativo, cioè a Mimmo Renna, il quale aveva calcato anche palcoscenici importanti in serie A vestendo per cinque stagioni consecutive la maglia del Bologna che fece risalire la squadra fino al terzo posto finale, attirando i favori del pronostico per la stagione successiva, quella che Franco Fanuzzi, il quale non ce la faceva più ad attendere l’anno buono e pretendeva oramai come il campionato della promozione in serie B.

 

 

 

 

Per questo richiamò in panchina Luis Vinicio e rinforzò, senza smantellarla, la squadra facendo tornare da Reggio Calabria lo stopper Flavio Fiorini e dalla Reggina acquistò anche l’ala Gianni Comini ed il centrocampista Salvatore Lombardo, dal Matera venne il grintoso centrocampista Diego Giannattasio e dalla Lazio il centravanti Mario Tomy. Questi calciatori si aggiunsero ad un gruppo già forte ed omogeneo composto dai portieri Giorgio De Rossi, Giuseppe Maschi ed il giovane Ubaldo Novembre, dai terzini Tonino La Palma, brindisino doc e il più giovane del gruppo ed Aldo Sensibile, il libero Mario Cantarelli, il mediano Mario Brugnerotto, al decimo campionato con la maglia del Brindisi, i centrocampisti Franco Castelletti, Mimmo Renna, il vecchietto del gruppo con i suoi 35 anni e Michele Mazzei, dal centravanti Dino Bleck Cremaschi, cui è dedicata la Tribuna centrale dello stadio intitolato proprio a Franco Fanuzzi e dall’ala Giorgio Girol. A fine novembre, ciliegina sulla torta, giunse l’attaccante Giancarlo Ferrari che in quello scorcio di campionato “sfondò” la rete avversaria per ben 12 volte ed il Brindisi, con una rosa di appena 18 calciatori, tutti scelti personalmente dal commendatore, approdò con pieno merito in serie B.Nella sua prima stagione nella cadetteria nazionale il Brindisi, rinforzato dall’arrivo dei vari Di Vincenzo, Papadopulo, Franzoni e Franzon e dal ritorno di Gigi Boccolini, sorprese tutti e si piazzo alle spalle delle prime; a metà della stagione successiva i biancazzurri Fanuzzi toccarono anche la vetta della classifica facendo sognare ad occhi aperti una generazione di brindisini.Nei mesi successivi, qualche sconfitta di troppo, ed il Brindisi si trovò a lottare per non retrocedere quando, alle prime luci dell’alba di mercoledì 8 maggio rimbalzò da Roma, dove era per motivi di lavoro, che Franco Fanuzzi era deceduto, presidentissimo non c’era più. 
Per me, allora undicenne, Franco Fanuzzi era quel caro amico di papà che ogni sabato pomeriggio, dopo avermi martoriato le guance a suon di pizzicotti, mi offriva il gelato al Central Bar e che si ostinava a chiamarmi Sandro invece che Alessandro al punto che non provavo più nemmeno a correggerlo anche se poi, una volta tornato a casa, me ne lamentavo con mia madre. Il suo funerale mi è rimasto impresso nella mente anche perché fu il primo a cui partecipai coscientemente e ricordo, come fosse ieri, che scortai a piedi il carro funebre, camminando vicino ai calciatori e, dietro, una moltitudine immensa di gente venuta da ogni parte della provincia.
La salma del commendatore giunse a Brindisi giovedì 9 maggio nel primo pomeriggio e la camera ardente fu allestita nello studio privato di casa Fanuzzi nella centralissima via Mazzini a pochi metri da Corso Umberto, dove per tutta la sera e, senza interruzione, fino alla mattina del venerdì 10 maggio migliaia e migliaia di brindisini resero il mesto saluto ed il giusto onore a Franco Fanuzzi.
Centinaia anche i telegrammi e le espressioni di cordoglio giunti alla famiglia da ogni parte d’Italia, da parte dei presidenti dei tecnici e dei dirigenti di tutte le squadre professionistiche, da parte dei vertici della Lega e della Federazione.
I funerali ebbero luogo venerdì pomeriggio partendo dall’abitazione del defunto per essere celebrati nella Cattedrale, al corteo prese parte una folla commossa formata da una moltitudine infinita di persone che seguirono il feretro o che rimasero ammassate ai bordi delle strade.
Una cinquantina di corone di fiori precedevano il carro funebre, sorrette dai calciatori del settore giovanile in tuta, mentre alla destra ed alla sinistra del feretro erano schierati i calciatori della prima squadra Cantarelli, Bellan, Fiorillo, Incalza, Maschi, Di Vincenzo, Novembre e Papadopulo.
Dietro il feretro la vedova, signora Margherita, con i figli Mimmo e Raffaela ed i parenti stretti, subito dopo gli allenatori Vinicio, Di Marzio, Rubino, Castignani e Renna,suo pupillo anche da calciatore. Vi erano anche il presidente del Taranto Di Maggio, del Lecce Solombrino, del Taranto Tofani e del Fasano l’amico costruttore Peppino Carparelli.


Ma anche i politici locali erano schierati al gran completo: dal potentissimo onorevole Italo Giulio Caiati, all’ex calciatore della Brindisi Sport onorevole Mario Marino Guadalupi, a Zurlo, ma anche il sindaco Franco Lo Parco, il presidente della provincia prof. Ubaldo Rini, l’assessore regionale Sasso, gli assessori comunali Franco Caiulo, Armando Attolini, Amoruso e De Giorgio, il presidente dell’Ente Ospedaliero Franco Arina, i consiglieri comunali Rocco Trane, Enrico Malvarosa ed anche Domenico Mennitti, già collaboratore fidato di Fanuzzi.
Il rito religioso fu officiato dal leggendario don Augusto Pizzigallo, già amico personale di San Giovanni XXIII che, nell’omelia, ricordò Franco Fanuzzi non solo come coraggioso e valoroso dirigente sportivo, ma anche come imprenditore di eccezionali capacità, uomo estroso, imprevedibile e di forte temperamento ma, soprattutto come persona generosa verso il prossimo. 
Una grande folla accompagnò il feretro fino al cimitero dove la salma fu tumulata nella tomba di famiglia ed un senso di vuoto attanagliò quella sera i brindisini rimasti “orfani” del commendatore.
Alessandro Caiulo