L’infortunio di Simmons, le lacrime del presidente e il “tiro ignorante” di Pozzecco

di GIANMARCO DI NAPOLI

Nello sport l’infortunio grave di un giocatore, che come quello occorso questa sera a Cedric Simmon ne mette a repentaglio addirittura il prosieguo della carriera, viene vissuto come un lutto che va oltre il banale risultato di una partita, le critiche all’arbitro o i calcoli di classifica. L’infortunio non è un evento sportivo ma un dramma che si ripercuote sulla vita di un ragazzo di 28 anni che da un istante all’altro si vede cadere il mondo addosso, dall’essere l’idolo di migliaia di tifosi a non sapere, un momento dopo, se e quando potrà mai tornare a giocare.

Cedric Simmons piangeva, durante l’intervallo, sulla barella negli spogliatoi del Pala Pentassuglia. Piangeva e chiedeva scusa al presidente Nando Marino, al coach Piero Bucchi, come se si sentisse responsabile di aver abbandonato la squadra. La diagnosi è gravissima: rottura del tendine del quadricipite della gamba sinistra. Non si sa quando e in che modo potrà tornare a giocare.

Il breve intevento in sala-stampa di Marino è stato semplice e straziante. Non la partita persa, non il campionato in qualche modo compromesso, ma la disperazione per un ragazzo che piangeva come un bambino, certo di aver perso forse il treno più importante della sua vita. “La più brutta serata da quando sono nel basket”, ha ripetuto più volte.

Sarebbe stata una conferenza-stampa in punta di piedi se non ci avesse pensato Gianmarco Pozzecco a movimentarla, probabilmente in una delle uscite più infelici della sua vita. Essendo ormai quasi costretto a fare il guitto per mantenere fede al personaggio che i media gli hanno cucito intorno, o forse più semplicemente tentato di rubare la scena al suo vice Ugo Ducarello che aveva vinto la partita al posto suo, ha interrotto con poderose urla la conferenza-stampa, spalleggiato dal suo staff, per festeggiare rumorosamente la vittoria. Costretto poi a recuperare in fretta l’uscita della sala vista la reazione, che possiamo difinire eufemisticamente di disappunto, provocata tra i presenti.

La differenza tra Brindisi e Varese questa sera, al di là della banalità dei canestri, è tutta qui: da un lato la tenera umanità dimostrata da Nando Marino che ha pianto per il suo ragazzo, dall’altro la penosa sfacciataggine di Pozzecco, costretto anche da coach al “tiro ignorante” (quello che in partita si tenta senza una logica) per la frenesia di essere sempre e comunque personaggio. Si spiega così perché il primo è diventato presidente di Legabasket e l’altro è condannato a vivere perennemente sopra le righe per tirare a campare.