Il Brindisi chiama a raccolta la città per essere sostenuto fuori e dentro il campo

Quella in programma domani fra Brindisi e Potenza non può essere considerata alla stregua di una qualsiasi altra partita di campionato dal momento che –  giunti ai due terzi del cammino e con una posizione di classifica, il quarto posto, che non può assolutamente definirsi soddisfacente in considerazioni di quelle che erano le ambizioni della società e le aspettative della tifoseria –  giunge anche al termine di quel trittico di partite (Taranto Andria e, appunto, Potenza) che avrebbero potuto dare il “la” verso il rilancio e che, invece, o per sfortuna o perchè vittime di una congiura di palazzo, ma non certo perchè più deboli degli avversari, hanno nuovamente avvilito le ambizioni del Brindisi di poter dire la sua in questa stagione.

I brindisini, almeno quei tremila presenti massicci mercoledì pomeriggio sui gradoni del Fanuzzi e che hanno potuto vedere con i propri occhi sia l’impegno che la squadra ci ha messo nell’affrontare la capolista, sia la scelleratezza di alcune decisioni arbitrali che, di fatto, hanno pilotato la partita verso il pareggio dopo che il Brindisi si era portato meritatamente in vantaggio, sanno di poter contare su una squadra compatta e che a differenza di quel che accadeva ad inizio campionato e dopo lo sfoltimento ed i ritocchi del mercato invernale, è capace di sudare, lottare e soffrire come non si vedeva da anni e, pur tuttavia, in questo schifo di calcio moderno ciò non sembra sufficiente a sovvertire le decisioni già prese nei palazzi alti che governano il calcio.

Tutti sanno dello sfogo del presidente Flora di ritirare la squadra dal campionato se dovessero ripetersi arbitraggi come quello visto a l’opera nel derby con l’Andria, ma tutti sanno, anche se sembra che si preferisca non ricordarlo, della decisione già maturata dalla attuale società di lasciare a fine stagione per cui, se nessuno in città dovesse farsi carico di rilevare le quote societarie questa volta si rischierebbe veramente di sparire per gli anni  a venire dal panorama calcistico nazionale.

Quello che, a questo punto, dovrebbe essere chiaro a tutti è che la Brindisi calcistica si trova a dover lottare su due fronti egualmente insidiosi: gli undici ragazzi con la V sul petto in campo ogni domenica per onorare al meglio il campionato contro undici avversari ben definiti,  mentre meno definiti e, per questo, ben più insidiosi sono gli avversari che contrastano la Brindisi che ama lo sport, che vuole bene al calcio e che spera in un ritorno, a breve termine, fra i professionisti  e che deve impegnarsi a tutti i livelli, ognuno per le proprie possibilità, per risvegliare le coscienze assopite di che ha le capacità economiche, le disponibilità finanziare e le giuste ambizioni di carattere sportivo e sociale per farsi carico di un fardello, che se portato in tanti, non è nemmeno troppo pesante.

Certamente vedere una squadra che lotta, gioca, diverte e, possibilmente, vince  in uno stadio gremito non può e non deve lasciare indifferenti imprenditoria ed istituzioni locali ,ma a questo punto della stagione e, per le ragioni già dette, occorrono già precisi segnali di interessamento al futuro del calcio brindisino per evitare un destino altrimenti segnato.

Domenica, in occasione della partita con il Potenza è stata proclamata la giornata pro Brindisi e, allora, che lo sia in tutti i sensi, non solo con l’acquisto del biglietto anche da parte degli abbonati e con la folta presenza allo stadio, ma anche e soprattutto con una ritrovata vicinanza al Brindisi che non sia solo di incitamento per i novanta minuti della partita, ma anche e soprattutto di interessamento per le future sorti, di sostegno ed incoraggiamento a chi porta avanti la carretta oggi e di sprone a chi ne ha la possibilità di far si che questa società possa avere un futuro e non un futuro qualsiasi ma un futuro consono a quella che è la ultracentenaria storia della squadra con la V sul petto.

Alessandro Caiulo