Cara Flavia, 4.000 cuori per te anche se ti hanno tolto Serena

di GIANMARCO DI NAPOLI
Quattromila persone sono un’infinità intorno a un campo in terra rossa. Quattromila persone che fanno il tifo per te sono un’emozione cui non ti ci abitui mai, neanche dopo mille partite, neanche quando ti hanno dedicato un murale sul centrale di Indian Wells e ovunque vada in giro per il mondo sei semplicemente Flavia, e ti chiamano così mentre calpesti il cemento di Dubai, l’erbetta di Wimbledon, il Plexicushion di Melbourne, la terra rossa del Roland Garros.
Ma quattromila persone che sono i tuoi ex compagni di scuola, i vicini di casa, la prima maestra di tennis, il custode del circolo che ti cacciava via perché non la smettevi di prendere a pallate quel muro e poi tutti quelli che ti hanno sempre seguita perché restavi la piccola Flavia, ma solo attraverso complicati collegamenti via satellite e in cui la dimensione tempo-spazio era mistificata da fusi orari e stagioni invertite.
Ora invece sei qui, nel campo rosso numero 4 del “tuo” circolo tennis, in mezzo alla “tua” gente, quella che non hai mai rinnegato nonostante quel “vamos” che urli a squarciagola stringendo il pugno quando sei in difficoltà, perché resti brindisina nel cuore e nello spirito, dannatamente brindisina persino quando ingoi le lacrime, ti mordi le labbra, combatti e ribalti pronostici impossibili, proprio come hai fatto demolendo la Sharapova.
E’ soprattutto la tua festa questa, perché quelle tribune così alte non sarebbero mai comparse se quella ragazzina che rompeva le corde martellando con palline ormai senza un filo di feltro, impastate di terra di calce, non avesse conquistato il mondo con tenacia e passione, grinta e talento.
Ti hanno negato la soddisfazione più bella della tua splendida carriera, quella di poter giocare davanti ai quattromila brindisini, la tua gente, contro la numero uno del mondo. Sarebbe stato il giusto premio per la tua carriera, per tutte le emozioni che hai regalato allo sport italiano della quale sei diventata ambasciatrice del mondo.
Forse hai pianto anche stavolta, ma poi ha urlato “vamos”, anzi “sciamu” e sei tornata bella e sorridente, il vero capitano di questa squadra che tenterà di vincere contro l’extraterrestre e tenere l’Italia agganciata a quella coppa che per quattro volte abbiamo vinto grazie alle tue imprese. Siamo tutti dispiaciuti, Flavia, ma in quattromila faranno il tifo per te, anche se hanno scelto di tenerti in panchina. E quando domenica finalmente scenderai in campo, ottomila mani, quattromila cuori e il vento del circolo tennis saranno solo per te.

 

 



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