Primo, non continuare a fingere. Altrimenti non si può pensare al futuro del Brindisi

Credo che i capelli bianchi e 43 anni di frequentazione del Campo Sportivo Comunale di via Benedetto Brin o Stadio Franco Fanuzzi come è chiamato da poco più di una dozzina di anni a questa parte, nel corso dei quali ne ho davvero visto di tutti i colori, e nel bene e nel male, mi legittimino più di ogni altra cosa a dire la mia, senza peli sulla lingua, a proposito del momento difficile che sta attraversando il calcio brindisino dacchè l’ormai ex presidente ed ex patron Antonio Flora ha deciso di lasciare il cerino in mano al suo fido scudiero Vito Morisco, coadiuvato nella gestione dal suo collaboratore Savino Daleno.

Sicuramente da un paio di mesi a questa parte la sensazione che provo andando a vedere le partite del Brindisi è più o meno la sensazione triste e malinconica che provo quando vado a trovare un amico che so essere ammalato e che forse non riuscirò più a vedere in futuro, per cui anche se rido e scherzo con lui ho il magone dentro come ho il magone dentro quando il Brindisi segna un gol ed io esulto ma subito penso alle fosche nubi nere all’orizzonte ed al serio rischio che non ci sia un futuro per la squadra con la V sul petto.

Vincere, perdere, pareggiare, andare o non andare ai play off, segnare reti a grappoli o subire umiliazioni in casa che importanza può avere in questo momento quando è in forse la sopravvivenza stessa del Brindisi, inteso come principale espressione calcistica e sportiva della provincia messapica? È, oramai, un segreto di Pulcinella che la squadra martedì pomeriggio non si è voluta allenare per dissidi con la società, tant’è che mister Castellucci già domenica scorsa, al termine della brutta sconfitta interna contro il mediocre Pomigliano, si è sfogato a dovere al riguardo e molti calciatori hanno avuto modo di esternare, dinanzi a platee più o meno vaste di conoscenti, amici e tifosi, gli stessi concetti in maniera anche più esplicita e poi si viene a legger la edulcorata versione ufficiale di un’asserita riunione tecnica che si è protratta tanto a lungo da comportare lo spostamento dell’allenamento ad altra data e, contemporaneamente, viene imposto un silenzio stampa in modo che nessun tesserato possa rilasciare interviste e dichiarazioni e ci si dovrebbe bere questa versione dei fatti come se avessimo tutti quanti l’anello al naso e la sveglia appesa al collo!

Certamente non si può continuare a fingere che vada tutto bene e che passi dai risultati sul campo il futuro del calcio brindisino, il tutto sulla falsa riga dell’universalmente famoso “Tout va très bien, Madame la marquise”, cioè “Tutto va ben, madama la marchesa” che trae le sue origini da una vecchia canzone francese che narra di un servitore stolto che cerca in tutti i modi di rassicurare una marchesa al telefono, mentre le comunica che il suo palazzo è andato a fuoco e tutto quanto è andato distrutto a seguito del suicidio del marito.

Io ritengo che il futuro del calcio brindisino, se si vuole veramente e seriamente che il calcio brindisino abbia un futuro, passa dalla consapevolezza e presa d’atto da parte di tutti quanti, dagli addetti ai lavori ai semplici tifosi, dalle Istituzioni a chiunque abbia a cuore le sorti del Brindisi, di quella che è l’attuale situazione in cui la società, per una ragione o per un’altra e soprattutto per come ridimensionata dopo l’uscita di scena di Antonio Flora, non sembra in grado di garantire né la necessaria tranquillità dal punto di vista economico ed ambientale alla squadra – e le generose collette dei tifosi per dare un aiuto ai giocatori e pagare il conto del ristorante, insieme alle iniziative di azionariato popolare, ne sono una ulteriore conferma – né un avvenire radioso in prospettiva futura a cominciare dalle immediate scadenze post campionato che vanno dal saldo di ogni pendenza con calciatori e staff tecnico all’iscrizione al prossimo campionato ed all’assemblaggio di una squadra in grado di affrontare un dignitoso campionato di serie D nella stagione 2015/16, con tutti gli oneri e gli esborsi economici conseguenti.

Senza questa presa d’atto e continuando a nascondere i problemi con una coperta troppo corta , cercando magari solo di individuare un qualche responsabile a cui addebitare il futuro fallimento, non si va da nessuna parte in quanto, per dirla come gli antichi Cavalieri Templari, che presero a prestito la frase dal Vangelo di S.Giovanni facendone il proprio motto, “veritas vos liberat”, la verità e solo la verità rende liberi ed io aggiungo, tutto il resto sono solo chiacchiere e noia. Alessandro Caiulo