La rissa mediatica che si è scatenata – almeno per ora, grazie a Dio, più che altro sul Web, a seguito delle recenti esternazioni del sindaco Mimmo Consales sul calcio cittadino, da un lato, e del comportamento colpevolmente silente della società di via Benedetto Brin riguardo la tenuta della società anche alla luce di grossi dissidi, per utilizzare un eufemismo, scoppiati anche negli spogliatoi, dall’altra, mi hanno fatto tornare alla mente le atmosfere surreali dei vecchi film western, soprattutto quelli all’italiana di Sergio Leone, che tanto andavano in voga negli anni settanta quando io ero ragazzo ed il Brindisi di Franco Fanuzzi militava in serie B.
Bastava un a piccola scintilla, come un apprezzamento di troppo ad una dama, il sospetto che qualcuno barasse, uno sguardo interpretato come troppo torvo o anche molto meno e cominciavano a volare subito insulti e schiaffoni, dopo gli schiaffoni calci pugni, sedie che volavano in un tutti contro tutti in cui era davvero difficile distinguere i buoni dai cattivi e subito dopo venivano fuori da giacche impolverate o da dentro gli stivali pistole e fucili tonanti (i coltelli no quelli li usavano gli indiani) e tutto questo mentre la musica rimbombava nel saloon.
Il saloon, nel Far West americano, non era un semplice bar o luogo di ristoro era l’unico luogo di incontro e di svago esistente nel raggio, magari, di centinaia di miglia per cui veniva ad essere il tipico “crogiolo” dove si mescolavano diversi personaggi, di tutte le estrazioni sociali, caratteri, mestieri e professioni (avventurieri, cowboys, giocatori professionisti di carte, prostitute da sala, bounty-killers, viaggiatori, agricoltori, possidenti, operai, ecc.) e capitava spesso che sorgessero “divergenze di opinioni” che, dato il carattere oltranzista e avventuroso che avevano portato questa gente ad intraprendere viaggi, insediamento o lavori in quei luoghi di frontiera del selvaggio west (dove valeva soprattutto la legge della sopravvivenza e dell’autodifesa) potevano degenerare nelle classiche risse da saloon che tanto ci divertono nei vecchi film western.
Erano gli stessi proprietari dei saloon ad incitare i pianisti a suonare anche durante le risse, per mascherare in qualche modo la confusione ed evitare l’arrivo dello sceriffo. Anche se i film americani di estrazione hollywoodiana – ma anche i più nostrani Bud Spencer e Terence Hill – hanno sicuramente calcato la mano nello spettacolarizzare quei “contrasti”, questi erano comunque abbastanza frequenti e i pianisti da saloon erano spesso, involontariamente, coinvolti in queste risse ( a volte per primi in quanto si voleva porre fine allo strimpellamento).
La scritta “don’t shot the pianist”, cioè “non sparate sul pianista” era apposto dai proprietari dei saloon, che da un lato sicuramente cercavano di salvare un loro investimento, dato che il pianista veniva pagato da loro per intrattenere i clienti con musiche allegre e, una volta perso un pianista, risultava difficile trovare un sostituto anche perchè ovviamente non erano molti i musicisti disposti a lavorare nel West, dall’altro per evitare che l’intero paese, morto il pianista, rimanesse senza l’unica fonte di svago esistente in quei tempi ed in quei luoghi per chissà quanto tempo.
Ecco il punto, se non volgiamo che questa nostra fonte di svago e di passione che è il calcio, a brindisi venga a morire smettiamola tutti quanti di alterare i toni della contesa, di lasciarci andare a giudizi estremi ed esagerati laddove si parla di sport, a seminare il seme dell’odio ed il rancore verso questo o verso quello, magari per mascherare quelli che sono i veri problemi, ostacolando la ricerca delle reali soluzioni, altrimenti, o perchè muore il pianista o perchè viene lo sceriffo e fa chiudere il saloon a rimanere senza musica, pardon senza calcio, sarà l’intera città non questa o quella fazione.
Alessandro Caiulo