Non so con che spirito i vari Cristiano Ancora, Hernan Molinari, Gennaro Esposito e lo stesso mister Ezio Castellucci si stiano approcciando alla partita di domenica prossima, ultima della fase regolare del campionato che vedrà il Brindisi frapporsi ai cugini biancoverdi de Monopoli per quella che appare essere, classifica alla mano, come la gara più inutile del campionato e che potrebbe anche essere l’ultima partita del Brindisi al Fanuzzi non solo in questo campionato ma anche nella storia.
Ancora più inutile e mortificante viene ad essere questa partita se sol si pensi che è stata addirittura vietata la trasferta ai supporter ospiti quando tutto lasciava presagire più che una trasferta a rischio incidenti , una allegra scampagnata da parte di tre o quattro famiglie con nonne e nipoti al seguito in cui l’unico pericolo poteva semmai essere rappresentato da una polpetta andata di traverso.
Io, sinceramente, questa volta, non me la sento di mettere la croce addosso a quanti – e saranno tanti – decideranno di disertare il Fanuzzi e godersi una giornata al mare o le mollezze di un pranzo di dieci portate, anche perchè, da quello che si è visto in campo nell’ultimo mese non è che i calciatori ci abbiano proprio messo l’anima in campo per far divertire la gente né la società, rectius quel che resta della società di via Benedetto Brin, abbia eccelso in chiarezza riguardo i futuri obiettivi o per contrastare le voci di imminente smobilitazione ed ha, anzi, scelto la strada più semplice ma sicuramente più tenebrosa ed impopolare del silenzio imponendolo anche ai propri tesserati sicchè andare allo stadio è, oramai, solo un fatto di fede.
E che dire, ancora, che non sia stato già detto, riguardo le sortite di questi giorni del sindaco Consales sul futuro del Brindisi Calcio, apparse ai più come una vera e propria requiem aeternam?
È in questo contesto che mi sento di rivolgere un appello ai calciatori che domenica pomeriggio scenderanno sul terreno di gioco del Fanuzzi ed a quei brindisini che non mancheranno a questo estremo appuntamento sugli spalti del vecchio Comunale ma, prima di farlo, voglio citare una frase del grande Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis, Principe di Bisanzio o più semplicemente Antonio De Curtis in arte Totò che fu un vero e proprio tormentone ante litteram nell’Italia postbellica dei primi anni cinquanta e da cui fu tratto anche un famoso film in cui recitavano oltre allo stesso Totò anche il sempiterno Paolo Stoppa : “siamo uomini o caporali?”
E’ Totò stesso che spiegò il senso della frase a distanza di quattro anni da quando la aveva usata per la prima volta e lo spiegò con queste precise parole: « L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera! »
Ecco da domenica dobbiamo essere tutti quanti Uomini, comportarci da tali, rimboccarci le maniche e lavorare tutti quanti insieme vogando nella stessa direzione, quella di Brindisi e del Brindisi ed allora può darsi che ne usciremo bene ed a fine estate potremo rivederci, in campo e sugli spalti, per continuare ad inseguire il sogno di un calcio senza più caporali, ma fatto di Uomini.
Alessandro Caiulo