Dopo la tempesta di fango, l’ora zero del calcio brindisino

Dopo la valanga di letame che si è abbattuta, come una tempesta infernale, sul calcio brindisino a seguito sia dell’operazione di polizia denominata “soccer dirty” cioè, letteralmente, “calcio sudicio”, relativa ad un filone di calcio scommesse su cui sta indagando la Procura della Repubblica di Catanzaro e che ha portato all’arresto dei vertici del sodalizio di via Benedetto Brin, sia a seguito della contemporanea chiusura delle indagini relativamente ad una vicenda più strettamente locale e che ha come indagati un ex dirigente, un calciatore e tre tifosi biancazzurri per presunte pressioni sui calciatori finalizzate ad alterare i risultati sportivi, le speranze del pubblico biancazzurro di fede calcistica di rivedere fra pochi mesi il Brindisi ai nastri di partenza del campionato di serie D sono ridotti davvero al lumicino.

Oltre alle questioni legate alla crisi societaria che già da qualche mese attanagliava il Brindisi Calcio, alla ricerca di un qualche gruppo imprenditoriale che ne potesse rilevare le quote e proseguire l’avventura calcistica, si sono aggiunti, ora, tutti gli interrogativi legati a questa fosche vicenda che comporterà, sicuramente ed in tempi brevi, sicuramente molto più brevi di quelli della giustizia penale, il deferimento del club messapico agli organi federali preposti a comminare le sanzioni del caso che possono variare, a seconda del grado di responsabilità che viene riconosciuto e la gravità degli episodi posti a carico dei tesserati e della società stessa, da una grossa penalità in classifica da scontare nel prossimo campionato, alla retrocessione immediata nella serie inferiore, fino alla esclusione dal campionato (cosiddetta radiazione).

Si tratta davvero del momento più buio per il calcio brindisino da un secolo a questa parte in quanto la angoscia per il futuro si aggiunge alla vergogna per quanto è accaduto negli ultimi anni e, ancor più, in questo ultimo periodo, con un unico filo conduttore identificabile nella cronica incapacità di riuscire a trovare in ambito cittadino quel minimo di coesione ed unità di intenti in grado di garantire un minimo di stabilità, economica ma anche umorale, per una società sportiva che, rappresentando un capoluogo di provincia, si trova a dover affrontare non la Champions League ma un umile campionato di serie D.

È ancora troppo presto, con il morto ancora in casa, per poter fare il punto della situazione e cercare di capire i possibili sbocchi di questa vicenda, ma una cosa è certa quello che ancora oggi, ma sempre più a fatica, continuo a considerare lo sport più bello del mondo, cioè il calcio, almeno a Brindisi ne esce decisamente con le ossa rotte, avendo perso di dignità e credibilità, ma se si vuole compiere un ennesimo atto di fede bisogna, a mio avviso, cercare di stare vicino a chi già si sta spendendo per poter ripartire da più in alto possibile ed il riferimento è agli amici della Associazione Per Brindisi Onlus che si stanno attivando già da una settimana per raccogliere i fondi necessari per dare futuro e continuità al calcio brindisino, ma perché un tale ambizioso progetto possa avere seguito e sviluppo è necessario che non solo vi aderiscano centinaia di semplici tifosi, ma che abbia una solida sponda imprenditoriale che si faccia carico diretto dell’acquisizione del titolo sportivo della Ssd Calcio Città di Brindisi, attraverso l’acquisizione delle relative quote societarie, cosa che, in questo momento in cui il maggior quotista e presidente, cioè Vito Morisco, è sottoposto a custodia cautelare per la nota vicenda legata al calcio scommesse, appare estremamente complicata.

Alessandro Caiulo