Brindisi Calcio, c’è la frode sportiva: ora si attendono le inevitabili conseguenze

Il quadro che emerge all’esito degli interrogatori di garanzia dei vertici del calcio brindisino, resi nell’ambito dell’operazione di lotta al calcioscommesse denominata “dirty soccer” cioè calcio sudicio, è davvero poco confortante per i colori biancazzurri dal momento che, anche se appare scongiurata l’ipotesi accusatoria iniziale di una sorta di affiliazione, addirittura, dei dirigenti del club di via Benedetto Brin alla criminalità organizzata calabrese o campana, la frode sportiva, cioè la combine sulle partite, per stessa ammissione dei protagonisti, c’è tutta.

Il patron Antonio Flora ha ammesso gli addebiti per entrambe le partite che la Procura della Repubblica di Catanzaro considera truccate nell’ambito di questo filone di indagini, vale a dire Brindisi-San Severo, terminata 2 a 1 e Pomigliano-Brindisi, terminata 0 a 4, il Direttore Sportivo Vito Morisco ha ammesso il suo coinvolgimento diretto solo per la seconda partita mentre per quanto riguarda la prima avrebbe affermato di averlo saputo solo in un secondo momento, a giochi fatti, Giorgio Flora, invece, vice presidente del sodalizio ha affermato di non essere mai stato tenuto a conoscenza dal padre e dai collaboratori di questo modo di fare. Tutti e tre, dopo l’interrogatorio di garanzia dinanzi al GIP del Tribunale di Bari, sono usciti dal carcere ed assegnati agli arresti domiciliari in attesa delle decisioni che prenderà nei prossimi giorni la magistratura competente, cioè quella di Catanzaro.

Discorso diverso per quel che concerne il consulente di mercato Savino Daleno, l’uomo che compare in moltissime delle intercettazioni al vaglio della magistratura, che è stato sottoposto ad interrogatorio dal GIP del Tribunale di Trani che si è dichiarato incompetente e che, in attesa delle decisioni della magistratura competente, cioè quella di Catanzaro, lo ha rimesso in libertà ritenendo, anche alla luce delle richieste del P.M. formulate dopo l’interrogatorio e le conclusioni rassegnate dal suo difensore, non sussistente il pericolo di fuga e che la misura cautelare fosse più adatta per i pesci grossi (definiti dal GIP come “altri ben più accorsati frodatori” e non per quella che ha considerato una semplice pedina del sistema.

In pratica il Daleno, secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza che non convalida il suo fermo e lo rimette in libertà, avrebbe operato su incarico ricevuto dalla dirigenza del Brindisi allo scopo di combinare la partita con il Pomigliano e per questo avrebbe contattato Ciccarone che a sua volta si sarebbe servito del calciatore Emanuele Marzocchi, in forza alla Puteolana, per corrompere alcuni giocatori, ancora non identificati, del Pomigliano. Relativamente alla gara con il San Severo, Savino Daleno, sempre su incarico della dirigenza del Brindisi, tenuta costantemente al corrente dell’evolversi della situazione, avrebbe contattato sempre il Ciccarone per addomesticare il risultato della gara corrompendo il portiere del San Severo William Carotenuto attraverso la promessa di una somma di denaro.

Insomma, indipendentemente da come si evolverà il quadro penale della vicenda per i singoli protagonisti di questa squallida vicenda e la gradualità delle responsabilità che emergerà nel corso delle indagini che hanno scoperchiato questo ennesimo pentolone maleodorante di calcio corrotto, il cosiddetto calcio minore, quello di Lega Pro e dilettantistico ne esce con le ossa rotte, perde ulteriormente di credibilità. Per quel che maggiormente interessa a noi, poi, il calcio brindisino ne esce con le ossa rotte, la frode sportiva, per stessa ammissione e confessione della dirigenza, patron Flora in testa, c’è tutta e la frode sportiva è quanto di peggio possa esserci per un sodalizio calcistico, la punizione che sarà irrogata a breve dalla Giustizia Sportiva, sarà dura e, purtroppo, assolutamente meritata dal momento che corrompere giocatori della squadra avversaria per vincere una partita è un qualcosa di una gravità assoluta dal punto di vista sportiva e le conseguenze, in caso di responsabilità diretta della dirigenza della squadra, non possono che portare, regolamento alla mano, alla retrocessione con penalizzazione in classifica o, addirittura per i casi più gravi, alla esclusione dai campionati.

A questo punto chi ha ancora voglia e passione per cercare di fare qualcosa per il calcio brindisino dovrebbe convogliare gli sforzi su una rifondazione del movimento dalla base e, sempre sperando che si possa ripartire da un campionato dignitoso, non lasciarsi mai andare alla deriva che ha preso in questi ultimi anni il calcio minore ma, senza accettare compromessi con chicchessia o cercare facili consensi, deve andare avanti con la schiena dritta per l’unica strada attualmente percorribile se non si vuole fallire ogni 3 o 4 anni, dai tanti giovani e meno giovani calciatori e tecnici brindisini che vestirebbero con orgoglio la maglia con la V e che mai e poi mai consentirebbero a qualcuno di infangarla.

Non credo che sia un caso che quello che è accaduto in casa biancazzurra quest’anno sia accaduto proprio in una stagione in cui non vi era alcun calciatore o tecnico nativo di Brindisi in prima squadra: nessuno, come se a Brindisi non ci fossero giocatori in grado di affrontare un campionato di serie D o tecnici con le necessarie competenze! È uno spunto che dovrà far riflettere tutti quanti, in primis i tifosi e, poi, anche quanti si approcceranno al calcio brindisino con l’intenzione di esserne i nuovi padroni.

Alessandro Caiulo (Nella foto, Daleno e Morisco)