Brindisi Calcio, c’è solo un mese per tentare di salvare il titolo

A distanza di un paio di settimane dal blitz ordinato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per una bruta storia di combine e calcioscommesse che ha fatto finire in carcere Antonio e Giorgio Flora, Vito Morisco e Savino Daleno, la Brindisi di fede calcistica, e non solo, ancora stordita dall’accaduto, si interroga su quello che sarà il futuro della compagine biancazzurra e, soprattutto, se avrà un futuro il sodalizio di via Benedetto Brin che nacque appena quattro anni addietro, per volontà di una task force bipartisan voluta dal sindaco dimissionario (per ragioni di salute) Mimmo Mennitti e guidata sul campo dall’allora vice sindaco Mauro D’Attis e dal capo dell’opposzione Salvatore Brigante.

Questa società, che non dobbiamo dimenticarlo, oltre a portare espressamente il nome della Città, ereditò legittimamente in base alla normativa NOIF e grazie al pagamento da parte degli allora soci Giuseppe Roma e Guido Sernicola della somma di €.300.000 alla Federazione, il titolo sportivo vecchio di cento anni che fu della Brindisi Sport e, poi, transitato sempre in base alle normative federali costate mari di carte bollate e fior di quattrini, al Brindisi Calcio ed al Football Brindisi 1912, non ha mai avuto pace come è dimostrato non solo dai fatti recenti, ma dai continui litigi e le vicende assurde che l’hanno caratterizzata fin dai suoi primi mesi di vita. In appena quattro anni si sono alternati alla guida della società una quantità industriale di presidenti, soci, amministratori, tecnici e calciatori e quella che doveva essere il segno della rinascita del calcio biancazzurro, caratterizzato da una impronta marcata di brindisinità si è sempre più sbrindisinizzata al punto che nell’ultima stagione non vi era più alcuna traccia dei discendenti del mitico Brento, il figlio di Ercole, eroe e fondatore di Brindisi ben prima che Romolo ammazzasse Remo sulle rive del Tevere, fra i tecnici, i calciatori e gli amministratori della squadra con la V sul petto.

L’accusa di frode sportiva, ammessa e confessata dai presidenti Flora e Morisco, se dal punto di vista del diritto penale non è reato di particolare gravità, dal punto di vista non solo del diritto , ma soprattutto della morale sportiva è quanto di più nefando e vergognoso possa esistere, per cui la consapevolezza che la squadra del cuore è stata inserita nella black list delle “società canaglia” stilata dalla Procura Federale e che in ragione di ciò gli organi della Giustizia Sportiva la dovranno il prossimo mese giudicare decretandone, con molta probabilità, la retrocessione in un campionato regionale, comminandole anche una sanzione economica, non può che apparire come una pietra tombale posta su quel sogno di rinascita sportiva che vide quattro anni addietro fra i suoi mentori non solo il sindaco Mimmo Mennitti, già dirigente del Brindisi di Franco Fanuzzi, ma anche una cast di valore calcistico senza precedenti in serie D, vale a dire mister Gigi Boccolini, Diego Giannattasio ed Aldo Sensibile, tre pedine fondamentali dello scacchiere di Luis Vinicio nel grande Brindisi che nella prima metà degli anni settanta sorprese l’Italia intera. Non a caso “O Lione” tenne a battesimo la squadra nella presentazione dell’agosto 2011 all’Hotel Internazionale, proprio il luogo dove il 7 marzo del 1912 nacque la Brindisi Sport.

Come è noto le normative NOIF che prevedono il salvataggio del titolo sportivo e l’assegnazione dello stesso ad un’altra società, anche di nuova costituzione, della stessa città, con ripartenza dalla serie immediatamente inferiore, non sono applicabili alle società che scompaiono dalla serie D, ma solo alle squadre professionistiche, per cui in caso di mancata iscrizione del Città di Brindisi, al prossimo campionato di serie D, indipendentemente dalla soluzione che si troverà per far ripartire il calcio in città, andrà perso per sempre con buona pace della storia, del blasone e dell’orgoglio di una città che per oltre un secolo ha riso, pianto, gioito e sofferto per quella maglia, ora lordata non di fango e sudore, ma di letame maleodorante fuoriuscito dalla più fetida fogna.

C’è occhio e croce un mese di tempo per decidere il da farsi, se, cioè, provare prelevare la società dall’attuale proprietario Morisco, assumendosene i rischi, tirando fuori i circa 20.000 euro che servono per iscriverla al campionato di serie D evitandone la sua cancellazione ed aspettare gli esiti, rapidi, della Giustizia Sportiva per ripartire dal campionato che sarà assegnato, oppure costituire, con poco denaro, una nuova società sportiva che riparta da uno dei campionati più bassi e si ponga l’obiettivo, da qui a dieci anni di ritornare fra i professionisti, terza ipotesi sarebbe, poi, quella di trasferire a Brindisi una società della provincia e con essa fare il campionato di Promozione o richiedere il ripescaggio in Eccellenza, facendo finta che è il Brindisi fino a quando la Federazione non consentirà il cambio della denominazione cancellando quella del paese di origine. In tutto questo bailamme il silenzio assoluto della politica brindisina, di tutti i politici, qualunque ne sia l’inquadramento ed il credo politico, è stato davvero impressionante, una sorta di tacito accordo per non bruciarsi su un argomento così scottante in tempo elettorale.

Ma oggi si vota ed allora, nei prossimi giorni è bene che qualcuno sai faccia avanti per prendere di petto la situazione e far si che almeno si cerchi di andare tutti nella stessa direzione in quanto il rischio, adesso, è che le poche forze disponibili si dividano e disperdano sprecando prezioso tempo ed energie dietro alle tre diverse ipotesi, non quagliandone nemmeno una e rendendole, così, irrealizzabili tutte e tre.

Alessandro Caiulo

(Nella foto da sinistra Luis Vinicio, Aldo Sensibile, Mimmo Renna, Diego Giannattasio e Gigi Boccolini)