
Carthago delenda est tuonò 2.150 anni addietro, nell’aula del Senato Romano, Marco Porcio Catone, detto il Censore, a significare che tanto e tale era il danno che l’antica colonia fenicia di Cartagine aveva fatto e poteva fare a Roma che di essa non poteva e non doveva restare pietra su pietra e, infatti, dopo la vittoria militare sulle forze cartaginesi i romani, contrariamente al loro solito costume, non si impossessarono della città sovrapponendosi e fondendosi con la gente indigena, ma arrestati e giustiziati loro capi ed evacuata e fatta schiava l’intera popolazione civile non lasciarono pietra su pietra delle loro costruzioni e, per completare l’opera distruttiva, disseminarono il terreno di sale per evitare che anche un solo filo d’erba od una sola foglia lì vi crescesse per i secoli a venire.
E Civitas Brundisii delenda est (il Città di Brindisi deve essere distrutto) è la terribile sentenza abbattutasi negli ultimi tempi sulla Ssd Calcio Città di Brindisi, la società che negli ultimi quattro anni ha gestito il titolo sportivo che fu della Brindisi Sport, da tutti quanti gli uomini di potere (politici o imprenditori di successo che siano) con cui ho avuto modo di interfacciarmi in queste settimane per scambiare quattro chiacchiere sul futuro della squadra di calcio. E ciò, è bene dirlo chiaramente per non ingenerare equivoci di sorta, non perchè il calcio come sport debba sparire da Brindisi, ma perchè tante e tali sono le nefandezze imputate alla attuale società che di essa non si vuole più conservare nemmeno il ricordo.
Al riguardo, in città, si respira un’aria strana, un misto di rassegnazione, che porta a prepararsi al peggio, e flebili speranze basate ancora sul nulla in quanto, almeno in superficie, è evidente che tanto è il sale (meglio dire il veleno) che è stato sparso, che non cresce né si muove foglia. Tante e tali sono le bastonate che i calciofili hanno ricevuto negli ultimi tempi che nessuno prende ancora posizione su quello che si vorrebbe fare per ripartire ed il rischio è, come già detto in altre occasioni, è che si disperdano in mille sterili rivoli quelle poche forze che sarebbero disponibili per un sano progetto di rinascita del calcio locale. Le vie che teoricamente possono essere perseguire sono molteplici.
Una di esse è il tentativo di salvare il titolo sportivo della attuale società, su cui però, come abbiamo detto prima, pende non solo la fatwa della politica brindisina ma anche di una grossa fetta dell’opinione pubblica che non vuole aiutare e sostenere in alcun modo la società che fu del presidente Flora e su cui pende anche la spada di Damocle della Giustizia Sportiva, ed il cui primo imminente passo da compiere sarebbe quello della iscrizione al campionato di serie D, in attesa del deferimento per responsabilità diretta in frode sportiva che dovrebbe portarla dritta dritta alla retrocessione nel campionato di Eccellenza, che è comunque il massimo campionato regionale.
Altra strada teoricamente perseguibile per avere un squadra di Brindisi in un campionato regionale di alto livello è quello, difficile, del trasferimento a Brindisi di una società della provincia che possa avere i requisiti per ottenere il ripescaggio in Eccellenza, ma per far questo deve esserci la concomitanza di tre situazioni: che Mesagne od Ostuni vogliano cedere il titolo, che ci sia una immediata ingente disponibilità economica per acquistare questo titolo e chiederne il ripescaggio e che il ripescaggio venga effettivamente concesso. Una terza ipotesi è quella di provare il ripescaggio in Promozione, il secondo campionato regionale, di una delle squadre brindisine che già esistono come, ad esempio la Fly Team, che, ironia della sorte, dalla Promozione alla Prima Categoria è retrocessa proprio al termine di questa stagione, oppure il Real Paradiso che, per il secondo anno consecutivo ha sfiorato i play off per salire di categoria.
Un quarta ipotesi è quella di costituire ex novo una società sportiva che ottenga l’affiliazione alla F.I.G.C. e chieda al Comitato regionale di essere ammessa ad una categoria superiore rispetto a quella più bassa di competenza. Ultima ipotesi, a cui non voglio pensare, è che Brindisi rimanga senza calcio, al di fuori di prima e seconda categoria, per la stagione 2015/16 e, dopo questo anno di purificazione. e provi a ripartire nella stagione successiva. Il problema è che, ad oggi, non c’è nessuna di queste ipotesi che è venuta allo scoperto e se qualcosa si muove è sottotraccia, come se si avesse timore di far vedere che, dopo il mare di fango che è piovuto addosso al calcio brindisino, ci si interessa ancora a questa disciplina sportiva.
I tifosi biancazzurri, stanchi di questi giochetti nascosti, sono ancora visibilmente confusi e scrutano l’orizzonte in attesa di chi possa prendere in mano la situazione ed indicare una via diritta, credibile e praticabile da seguire e poi, sicuramente, non mancheranno di dare il loro sostegno, ognuno per quanto nelle sue possibilità, per la rinascita, ancora una volta, del calcio brindisino, ma questa volta oltre che su solide basi economiche anche su basi anche morali diverse per non incorrere più negli errori del recente passato.
Alessandro Caiulo