Rodolfo Ruperti – il capo della squadra mobile di Catanzaro che con il suo certosino lavoro di indagine ha contribuito in maniera determinante all’operazione denominata dirty soccer, scoperchiando il pentolone maleodorante delle frodi sportive messe in atto per truccare gli esiti di molte partite di Lega Pro e Serie D per favorire un giro di scommesse collegato, secondo la Procura calabrese alla ‘Ndrangheta – deve essere, nella vita privata, un appassionato calciofilo e, questo, lo deduco dalla sofferenza, dalla rabbia e dalla passione che ci ha messo nell’esteriorizzare il suo pensiero nel corso della conferenza stampa tenuta dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, a seguito di una nuova serie di arresti effettuati a seguito dello sviluppo che hanno preso le indagini e di altre partite finite sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori.
“Al di là delle intercettazioni che hanno avuto rilievo penale – sostiene Ruperti -. in ogni telefonata che abbiamo ascoltato non si parlava d’altro che di gare truccate, tant’è che parte del nostro lavoro è stato assorbito per fare una scremature delle millanterie. Siamo rimasti colpiti dal numero elevatissimo di partite truccate e nelle prossime settimane saremo più precisi. Siamo rimasti nauseati dal marciume che abbiamo trovato intorno al calcio, gare truccate ad ogni livello, e soprattutto costantemente, ogni settimana.
Il nostro intento è fare bene e presto perchè’, come ha detto anche il Capo dello Stato, serve rapidità e severità. Anche perchè le federazioni devono provvedere a stilare i calendari per la prossima stagione. Un aspetto che non ci riguarda ma che potrà essere influenzato dalle nostre indagini.”
Il suo ribrezzo ed il suo sgomento per quello che ha sentito con le proprie orecchie e visto con i propri occhi è lo stesso sgomento e lo stesso ribrezzo che ho provato anche io a constatare, leggendo quella parte di atti processuali che sono stati diffusi anche dalla stampa nazionale, che anche alcune partite del Brindisi erano, in realtà, non delle sane competizioni sportive ma delle sorta di recite a soggetto, con l’esito già predeterminato in base a pattuizioni avvenute contro le leggi dello Stato ed i regolamenti federali, ma anche contro la morale ed i principi che sovrintendono lo sport e la vita stessa degli individui. Un vero e proprio schifo, insomma che ha gettato nel fango quel poco di blasone che al calcio brindisino era rimasto dopo tre fallimenti registrati nell’ultimo quarto di secolo.
Mentre la gloriosa Brindisi Sport, il Brindisi calcio ed il Football Brindisi 1912, sono spariti dal panorama calcistico nazionale per questioni legate prettamente alla mancanza di risorse finanziarie, il Città di Brindisi, l’unica di queste società a non aver mai disputato un campionato professionistico sta per scomparire non solo per ragioni economiche ma anche e, probabilmente, soprattutto, per l’oceano di fango in cui è precipitato. Sono in pochi, oramai, a sperare che si possa ancora salvare il titolo sportivo del Città di Brindisi anche perché la situazione debitoria che si sarebbe eventualmente anche potuta sopportare pur di riuscire a partecipare ad un campionato nazionale come è quello di serie D, appare inconciliabile con il serio e concreto rischio di retrocessione nel campionato regionale di Eccellenza che pende, come una spada di Damocle, sulla testa del sodalizio messapico.
Probabilmente è questa la principale ragione del silenzio, da molti ritenuto inspiegabile, che c’è attorno al destino del calcio brindisino dal momento che nessun politico e nessun imprenditore ha speso una parola in questa direzione a dimostrazione che si attende la fine ufficiale del Città di Brindisi, prima di provare a cimentarsi in un’opera di rifondazione dello sport della pedata.
Riesce difficile anche riuscire a fare sbottonare i volenterosi membri dell’associazione polisportiva Per Brindisi, intenti in una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi in favore della futura squadra di calcio cittadina che sono ancora combattuti sulla strada da intraprendere in quanto il loro primo obiettivo, quello di cercare di salvare lo storico titolo sportivo datato 1912 e transitato dalla Brindisi Sport al Brindisi Calcio e da questo al Football Brindisi, fino ad essere arrivato quattro anni addietro al Città di Brindisi, appare sempre più difficile per cui l’orientamento potrebbe essere quello di collaborare alla nascita di una nuova entità societaria che riesca a partire, possibilmente e con il beneplacito della F.I.G.C. pugliese, non dal gradino più basso.
Intanto fra i circa mille sottoscrittori di quote dell’associazione ci sono da registrare anche nomi importanti per lo sport brindisino come quello del presidente del CONI locale Nicola Cainazzo, del vice campione del mondo Antonio Benarrivo e del super bomber Mino Francioso, già capitano ed allenatore del Brindisi. Nei prossimi giorni si conoscerà la location scelta per la grande assemblea di fine giugno nel corso della quale i sottoscrittori delle quote potranno votare sia per il direttivo che, soprattutto, per scegliere a maggioranza, le modalità di impiego del denaro raccolto per sostenere il progetto di rinascita del calcio in città ed è da prevedibile a questo punto una ulteriore impennata delle sottoscrizioni.
Alessandro Caiulo