Man mano che trascorre il tempo e ci si avvicina alla fatidica data del 10 luglio 2015, giorno ultimo per procedere alla iscrizione al prossimo campionato di serie D, in attesa delle determinazioni della Giustizia Sportiva che potrebbero retrocedere la squadra in Eccellenza, si fa sempre più infiammato il dibattito fra chi vuole fortemente la salvezza del titolo sportivo dell’attuale società, sia per ragioni di blasone che per evitare di ripartire dai gradini più bassi della scala gerarchica del calcio e chi, invece, ha già messo una croce sopra questa possibilità e tende a voler accelerarne la fine per ripartire dal basso con una società che non abbia nulla a che spartire con il Città di Brindisi.
Come al solito, alle nostre latitudini, quando il dibattito si infervora ci si abbandona facilmente ai due opposti estremismi, per cui in una visione prettamente manichea che infervora gran parte dei contendenti, non vi sono gradazioni di colore diverse dal nero pece ed il bianco candido e nemmeno gradazioni della scala del grigio, sicchè tutto finisce in un indistinto tritacarne dove a farne le spese sono principalmente coloro i quali anzichè schierarsi da una parte o dall’altra vorrebbero semplicemente lavorare per garantire un futuro al calcio biancazzurro ed a cui non solo non vengono riconosciuti i meriti per i sacrifici fatti per amore di questo sport, ma vengono anche messi impietosamente alla berlina.
Oggetto principale della diatriba odierna è la circostanza che è emerso che le quote societarie del sodalizio calcistico sono state intestate ad un soggetto con precedenti penali e l’accusa cardine che è stata mossa al comitato spontaneo di dipendenti e collaboratori del Città di Brindisi, che sta lottando contro il tempo e contro la diffidenza di molti per reperire le risorse economiche necessarie per procedere alla iscrizione della squadra al campionato è, sostanzialmente, quella di non aver voluto in questi 4-5 giorni che hanno separato la cessione delle quote dalle comunicazioni camerali che rendono pubblici gli atti delle società, rivelare l’identità dell’intestatario formale delle quote, ma di essere rimasti sul vago affermando che si trattava di un tifoso che desiderava rimanere anonimo e che aveva accettato l’intestazione provvisoria delle quote, pronto a cederle gratuitamente a chi si fosse fatto avanti.
Sicuramente si sarebbe fatto bene, in un’ottica di totale trasparenza, a spendere fin dal primo momento il nome dell’intestatario anche perché, in ogni caso, nel giro di pochi giorni lo stesso sarebbe divenuto comunque di pubblico dominio ma è altrettanto vero che, ormai, era una sorta di segreto di Pulcinella in quanto fin dal primo momento della sua investitura ufficiale tale nome era circolato sul web, scatenando ogni genere di commenti.
Discorso in parte diverso, a mio avviso, va fatto per i debiti societari dal momento che gli stessi, una volta aggiornati doverosamente i dati di bilancio, sono stati comunicati nel corso di una riunione con l’Associazione Per Brindisi, rappresentata nell’occasione oltre che dalla maggioranza dei membri del direttivo anche da un avvocato ed un commercialista, fino ad essere resi noti a tutti attraverso alcuni mezzi di informazione locali.
Anche l’ammontare di questi debiti rappresentava un segreto di Pulcinella dal momento che tali dati già rimbalzavano da tempo sui social network, dove erano considerati – sempre in un ottica di estremizzazione monocromatica – irrisori ed esigui od enormi ed insostenibili a seconda del punto di vista guelfo o ghibellino da cui venivano osservati, per cui davvero non c’è nulla di nuovo sotto il caldo sole di Brindisi.
E mentre gli appassionati di calcio, siano essi addetti ai lavori, operatori dell’informazione o semplici tifosi si schierano, si dividono e finanche si scannano su questi fronti, il silenzio assoluto della Brindisi che conta, economicamente come politicamente, sul “problema” calcio non sembra far presagire nulla di buono e se da un lato c’è chi, in una visione prettamente romantica del calcio spera ancora una volta e fino a quando il vecchio cervo biancazzurro avrà respiro che, quale novella Fenice – l’uccello leggendario che rinasceva sempre dalle proprie ceneri e divenuto, per questo, il simbolo della rinascita- il Brindisi calcio riesca a non chiudere per sempre il proprio ciclo vitale e possa tornare a volare alto, c’è chi si prepara assai più pragmaticamente al default calcistico brindisino con conseguente ripartenza da zero su nuove basi.
Lunedì prossimo, 6 luglio, alle ore 15 presso il Pala Melfi, al rione Casale, si terrà l’assemblea della Associazione Per Brindisi, sorta nemmeno due mesi fa per essere di sostegno al calcio brindisino e che conta parecchie centinaia di soci: potrebbe essere il luogo ed il momento giusto per lasciar perdere ogni genere di attrito e vecchia ruggine fra le diverse anime del tifo biancazzurro e ritrovare quel dialogo e quell’unità di intenti davvero fondamentali per il bene della magica V.
Alessandro Caiulo