Smaltita la gioia e, per alcuni versi, l’euforia per l’avvenuto inoltro della domanda di iscrizione al prossimo campionato di serie D il Brindisi Calcio ed i brindisini si trovano a dover fare i conti con quella che è la realtà e che, cioè, si è ancora molto indietro sulla strada della reale salvezza.
Basta fare due conticini per rendersene conto: ci sono voluti quasi due mesi di febbrili ricerche per reperire i circa 20.000 euro che necessitavano per l’iscrizione ma, se si dovesse procedere in questa stagione in autogestione, cioè senza l’intervento di un qualche gruppo imprenditoriale brindisino o forestiero disposto ad investire nel calcio od un grosso sponsor, questa cifra faticosamente raggiunta, rappresenterebbe appena il 5% di quanto necessario per andare avanti: fra pezze da mettere per cominciare a pagare i debiti delle scorse stagioni, cercando di stringere il più possibile con i creditori, e quanto necessario per allestire una squadra che punti alla salvezza, infatti, occorrerebbero, non meno di 400.000 euro sonanti e questo sempre se si deve andare avanti in economia, tirando la cinghia e salvo imprevisti.
Per questo, nel leggere qualche entusiasta commento giunto al termine della campale giornata del 10 luglio, culminata con l’invio telematico della domanda di iscrizione corredata dal bonifico comprovante il pagamento della tassa, del genere “abbiamo salvato il Brindisi” , “è fatta!” , “ora nessuno ci può più fermare” – e mi scusino gli autori delle citate frasi, giustificate certamente dal contesto di gioia in cui erano espresse – mi sono reso conto di quanto ancora non sia chiaro a tutti quanto sia ancora impervia, dura e lunga la strada della salvezza di cui si sono percorsi appena i primi necessari passi nemmeno per giungere al traguardo, ma solo per potersi posizionare ai nastri di partenza.
Non è, quindi, il momento di abbassare la guardia e pensare di essere riuscirti nell’impresa, né è il momento di prendersi o distribuire i meriti di un qualcosa che è ancora in itinere e non si sa come andrà a finire, come anche non è il momento, come da qualche parte si sta facendo, di fare una sorta di gara a chi ce l’ha più lungo o più duro, per ritenersi più bravi ed importanti di altri che pure hanno concorso al raggiungimento di questo primo step, solo perchè si è sganciata qualche monetina di più di un gruzzolo che da solo vale meno del 5% della reale salvezza del titolo: siamo ancora alle briciole, alle quisquiglie, alle pinzillacchere, come avrebbe detto il grande Antonio De Curtis, Principe di Bisanzio, in arte Totò.
A questo punto è necessario ed indispensabile un progetto serio – o, magari, anche più progetti da vagliare e fra cui scegliere – che si possa sposare con la realtà calcistica brindisina: gente competente di calcio che voglia far bene in questo contesto da ora e per gli anni a venire e magari che si sobbarchi fin da subito, acquisendo senza indugio le quote da chi attualmente le detiene, il rischio della retrocessione d’ufficio in Eccellenza e che abbia voglia di guardare avanti lo stesso.
Il calcio a Brindisi, come anche in altre realtà provate dalla crisi, dal malaffare e dal dirty soccer, ha bisogno di tranquillità e certezze oltre che di credibilità, perchè deve tornare ad essere svago e divertimento, gioia e spirito di appartenenza, per cui ha assoluto bisogno che ognuno torni ad occupare il suo ruolo senza invasioni di campo. Nell’emergenza tutti cercano di fare tutto ed è anche giusto così, nella normalità non può essere così: i dirigenti devono dirigere, gli allenatori allenare, i giocatori giocare, i tifosi tifare e gli amministratori pubblici amministrare equamente la cosa pubblica, senza pregiudizi e disparità di trattamento, perseguendo esclusivamente l’interesse pubblico e, interesse pubblico dei cittadini di Brindisi, è anche quello di avere una squadra di calcio che la rappresenti dignitosamente in giro dell’Italia o, quanto meno, in giro per la Puglia.
A questo punto chi ha un progetto nel cassetto è bene che lo esca fuori, gli soffi via la polvere, e si cominci ad attivare per proporlo e renderlo attuabile: la squadra, che pure non ha ancora né un tecnico né un giocatore ed è solo una entità teorica quanto eterea, è stata iscritta al campionato, ora occorrerà assemblarla, ma prima ancora della squadra è necessario fondare su basi solide la società, solo così il vecchio cervo biancazzurro potrà continuare a vivere e pascolare felice sul verde prato del Fanuzzi.
Alessandro Caiulo