Il Brindisi sarà processato il 12 agosto. Ma per ora è il problema minore

Il povero e derelitto vecchio Brindisi si trova a dover lottare su diversi fronti per la sopravvivenza. Sul fronte societario in quanto dopo che si è sgonfiata la pista tarantina percorsa fino a ieri dalla Per Brindisi è tutt’altro che chiaro dove il presidenti Gilberto Niccoli potrà reperire fondi sufficienti per affrontare oltre che gli impegni di una intera stagione anche quelli per mettere qualche pezza sulla debitoria ereditata da Flora & Company.

Sul fronte giudiziario in quanto, arrivato l’atteso deferimento da parte della Procura Federale per responsabilità diretta, oggettiva, presunta ed aggravata per doppio illecito sportivo, la società dovrà necessariamente difendersi dinanzi al Giudice Sportivo nel processo che si celebrerà a Roma il prossimo 12 agosto, per cui ci sono meno di due settimane per preparare una difesa che, prendendo nettamente, necessariamente ed esplicitamente le distanze dalla vecchia dirigenza, cerchi di ottenere una condanna clemente che non vada oltre la retrocessione nel campionato regionale di Eccellenza pugliese, dato che è più che concreto il rischio che il Procuratore Federale chieda l’esclusione dal campionato e l’assegnazione ad una serie ancora inferiore. Sul fronte morale in quanto dopo l’onda anomala di fango e letame che gli è piovuta addosso con il pieno coinvolgimento nel dirty soccer scoperto dalla Procura di Catanzaro c’è bisogno di ricostruirsi una verginità perduta.

Sul fronte cittadino per cercare di ristabilire quella unità di intenti che aveva portato, alcune settimane addietro, i vertici della per Brindisi e i collaboratori della società, unitamente a vari esponenti della Curva Sud a collaborare fattivamente al grido “salviamo il Brindisi calcio” e che negli ultimi giorni, dimentichi evidentemente del pericolo mortale che il Brindisi stava ancora correndo in attesa delle decisioni del Giudice Sportivo, aveva portato ad una netta divisione come se si dovesse competere per accaparrarsi una miniera d’ora e non una vecchia società sportiva, indebitata, compromessa e sull’orlo del fallimento oltre che a rischio radiazione.

Il deferimento da parte della procura Federale odiernamente pervenuto ha avuto, pertanto, l’effetto di un vero e proprio elettroshock ed ha riportato tutti quanti sulla terra a meditare sugli errori del passato ed è, probabilmente, servito a far capire alle diverse fazioni che già si stavano azzuffando per la conquista del nulla, che con l’iscrizione al campionato di serie D e con quei miserissimi 20.000 euro raccattati in due mesi di questue, non si è salvato il Brindisi, ma si è compiuto solo il primo piccolo passo necessario per cercare di limitare i danni riuscire a sopravvivere fino alla decisione del Giudice Sportivo nella speranza che non sia la severità del Magistrato a porre fine a 103 anni di storia.

Il tempo del silenzio adesso è terminato, ora attendiamo dalla società e, in primis, dal presidente Gilberto Niccoli di conoscere espressamente i passi che intende compiere nei prossimi giorni, a partire dalla nomina di un legale esperto di diritto sportivo che potrà rappresentare il calcio brindisino nel processo del 12 agosto, il suo progetto relativamente al consolidamento societario e, in particolare, se intende o meno, coinvolgere anche altri nelle future scelte sia tecniche che societarie o se intende procedere da solo. Queste sono le domande, attendiamo, ora, le prime risposte.

Alessandro Caiulo