Flavia “sciamu!”: da oggi lo sportivo brindisino più grande di tutti i tempi

di GIANMARCO DI NAPOLI

Flavia Pennetta è da questa sera lo sportivo brindisino più grande di tutti i tempi. Forse lo era già diventata in tutti questi anni in cui ha macinato successi in giro per il mondo, portando sempre con orgoglio il nome della sua città in ogni stadio e spiegando in ogni intervista e nelle tre lingue che conosce alla perfezione (oltre all’italiano, l’inglese e lo spagnolo) che casa sua non è né Miami, né Barcellona e neppure Indian Wells, allegra cittadina della California dove l’anno già eletta regina. No, Brindisi resta casa mia, ricorda sempre.
Forse era già la più grande di tutti, non ce ne vogliano Big Elio, Franco Zurlo, Antonio Benarrivo. Ma il capolavoro che ha compiuto questa sera a 33 anni, contro la numero due del mondo, di nove anni più giovane, giocando la partita più bella e intensa della sua vita, la colloca di diritto sul gradino più alto di sempre.
Questi successi sorprendenti e insperati giungono nella fase ascendente della carriera, quando la crescita tecnica e psicologica, la maturazione sportiva, consentono di tagliare traguardi via via sempre più importanti, sino a giungere al momento dell’apice, che precede immediatamente quello del fisiologico declino.
Non è così per Flavia, e questo la rende non solo la più grande di sempre a Brindisi, ma la tennista più importante della storia in Italia e uno dei più grandi esempi di classe, talento e longevità sportiva nel mondo.
Una donna che ha affrontato negli anni trascorsi sui campi di tutto il mondo, per più di metà della sua vita, gli stessi patimenti delle sue coetanee (un amore burrascoso, quello con il tennista Carlos Moya, che la fece precipitare nel ranking mondiale) e infortuni che avrebbero portato al ritiro (quello al polso destro a 30 anni che la fermò per sei mesi e per il quale la davano ormai per finita).
Ecco, tagliare il traguardo più importante della propria vita a 33 anni, quando ormai le coetanee hanno da tempo appeso la racchetta al chiodo o vagano nei campetti periferici collezionando primi turni, vincere in un modo così autoritario e rapido da non lasciare neanche il tempo di far palpitare i cuori, riscaldare i divani, perdere la voce urlando davanti al televisore, svuotare la bottiglia di birra che doveva essere solo la prima di un pomeriggio sofferto, l’hanno resa oggi la più grande di tutti. Così, traducendo il suo urlo di battaglia “Vamos”, questa sera una città intera può urlare “Flavia, sciamu!”.