Muore a 99 anni Antonio Portoghese, uno degli ultimi eroi del calcio brindisino

È deceduto, alla bella età di 99 anni, Antonio Portoghese, uno degli ultimi pionieri del calcio brindisino, uno che ha calcato il terreno del Franco Fanuzzi quando ancora si chiamava Campo Sportivo Comunale del Littorio e che, nella stagione 1937/38 fu fra i protagonisti della prima promozione sul campo della compagine biancazzurra nel campionato di serie C o, come si chiamava all’epoca, di Prima Divisione.
Tanto per inquadrare meglio il periodo in cui Antonio Portoghese, classe 1916, prendeva a calci una sfera di cuoio cucita a mano con lo spago era quando l’ingresso allo stadio costava una lira e con 4 lire ci si accomodava in tribuna centrale, il Monumento al Marinaio era stato appena inaugurato da Sua Maestà Vittorio Emanuele III e dal Principe Ereditario Umberto di Savoia alla presenza delle massime autorità del Regno fra cui il Grande Ammiraglio Thaon di Revel, il Duca del Mare. Il capannone della Montecatini, in cui sarebbero lavorati i fosfati per usi agricoli, era ancora in costruzione, così come anche il Collegio Navale.
Dal 1934 fin quasi all’inizio del secondo conflitto mondiale fu un giocatore della gloriosa Polisportiva Brindisi Sport, il suo ruolo era quello di ala sinistra anche se il piede preferito con cui calciava verso il centro dell’area dei cross perfetti era quello destro, il suo colpo preferito, quello che faceva andare in visibilio la folla dei tifosi, era la rovesciata acrobatica che nei vecchi e polverosi stadi degli anni trenta, quando ad accogliere la schiena del calciatore non vi era tenera erbetta ma terra compatta e dura, non era una performance molto praticata.
Suoi compagni di squadra in quel Brindisi dei tempi eroici erano i vari Gigi Zongoli, Ugo Argentieri, il portieri Alfredo Marinelli e Renna, Mario Ciucci, Giuseppe Piliego, i fratelli Gioia ma anche il futuro onorevole Mario Marino Guadalupi, Giovanni Pennetta, il nonno della celeberrima Flavia, l’allenatore era il mtico Benincasa.
Nel dopoguerra, al suo ritorno dall’Albania, riprese da dove aveva lasciato: a giocare nel Brindisi in serie C questa volta i suoi compagni erano i più giovani, si fa per dire, Raffaele Pierini, Rino di Donna. Mazzeo, Colucci. Quando la Brindisi Sport fu promossa in serie B, al termine del campionato 1945/46, Antonio Portoghese continuò a giocare in serie C con l’altra formazione brindisina, quella dell’Arsenale, la “Marinarsen” o “Marimist” Brindisi il cui presidente era il colonnello D’Almasio ed allenatore mister Botticelli, in cui passarono quasi tutti i calciatori brindisini come Di Giulio, Zongoli, Livera, Lorenzo D’Adamo il fratello del famosissimo Alfonsino e tanti altri. Altre formazioni in cui Portoghese ha giocato sono stati il San Vito dei Normanni in cui esordì a poco più di 16 anni e, poi, sul finire della carriera Barletta, Ostuni, Novoli e Leverano.
Va detto che nel periodo bellico, quando era in Albania, i suoi scarpini chiodati non rimasero appesi al chiodo, ma trovò da giocare in una squadra albanese, Sport Club Nainfrasc di Tirana, arrivando anche a disputare partite con la maglia della nazionale albanese: in quel periodo mandò anche tre suoi compagni di squadra a giocare in Italia: il centravanti Lusta nella Juventus, l’ala destra Grieziu nella Roma ed il terzino sinistro Lambi nel Brindisi che poi, per 4.000 lire lo vendette in serie A al Bologna.
Avendolo conosciuto personalmente ed avendolo anche intervistato alcuni anni addietro posso essere testimone del suo carattere solare e gioviale e dell’entusiasmo per la vita che lo caratterizzava e la circostanza, che destò in me molta tenerezza, che quando parlava delle sue esperienze di calciatore risalenti a tre quarti di secolo prima, ne parlava sempre al presente come se il tempo si fosse fermato intorno alla sfera di cuoio e lui fosse sempre quel ragazzo famoso per le sue rovesciate acrobatiche sul polveroso terreno del Campo del Littorio!
Alessandro Caiulo