di Alessandro Caiulo per IL7 Magazine
Il calciatore brindisino Mino?Chirico è stato estromesso dalla rosa del Lecce perché «non gradito» ai tifosi giallorossi.?Una decisione che diventa un precedente quasi unico nel calcio professionistico, anche perché a contestare il giocatore era un gruppo sparuto della frangia più estrema del tifo leccese.
A Chirico è stato contestato di aver pubblicato anni fa su facebook un paio di foto che lo ritraevano sereno in piscina dopo che il Lecce aveva perso la finale play off, quando, evidentemente, secondo questa parte della tifoseria, avrebbe dovuto osservare qualche mese di lutto stretto; una parola ha tirato l’altra e ne sorse una sorta di litigio virtuale, culminato quando questo calciatore andò a giocare nelle fila del Foggia che, quell’anno, era rivale diretto del Lecce.
Di fatto in quasi tutti gli epiteti offensivi che questi sedicenti tifosi hanno rivolto a Chirico prima della parola scurrile vi era quella di “brindisino”, una sorta di marchio di infamità, evidentemente, almeno in certi ambienti
Nel silenzio quasi assoluto degli addetti ai lavori che, quando si tratta di dover condannare questo genere di comportamenti e la resa di società anche con cento anni di storia di fronte a richieste di frange estreme e malate del tifo, preferiscono minimizzare gli episodi o, addirittura, ignorarli, mi sembra giusto, onesto e corretto ricostruire questa strana, incresciosa e per molti versi assurda vicenda, sentendo, poi, il parere, di un uomo di calcio che ha vissuto mille battaglie come Aldo Sensibile.
Partiamo, con ordine, dalla nota fatta circolare dal procuratore del calciatore brindisino, Kael Grimaldi, non appena venuto a conoscenza della decisione presa dai vertici del Lecce: “Sono sbalordito e disgustato! Dopo aver appreso che il presidente Saverio Sticchi Damiani e la sua famiglia sono stati oggetto di minacce per aver fatto giocare il mio assistito Chiricò, nella partita Lecce-Salernitana, oggi ci viene riferito che il giocatore è fuori rosa per preservare il quieto vivere e l’incolumità dei componenti della società. Rammento che il giocatore è venuto a Lecce su espressa richiesta del presidente che garantiva personalmente che non ci sarebbero stati problemi ambientali e che il ds e l’allenatore erano strafelici di avere Mino nel loro gruppo. Questi sono atteggiamenti da Codice penale, da condannare assolutamente e che un principe del foro come l’avvocato Sticchi Damiani non può e non deve assecondare!”
Anche se la società giallorossa, con un suo comunicato in risposta al procuratore Grimaldi ha provato a ridimensionare la cosa, negando di aver ricevuto minacce da parte di gruppi riconducibili alla tifoseria organizzata, quella scritta in questi giorni appare sicuramente come una delle più brutte pagine del calcio salentino, dal momento che la dirigenza leccese ha abdicato in ragione delle pressioni, se non vogliamo chiamarle minacce, provenienti da una frangia estrema della tifoseria di via del mare, rinnegando le proprie scelte tecniche, economiche e strategiche, in teoria per quieto vivere e per rappacificare i rapporti fra le diverse anime del tifo ma, in realtà – anche perché gran parte della tifoseria aveva gradito il ritorno di Chirico in giallorosso ed apprezzato le sue scuse e richieste di perdono – accettando il dictat di pochi e creando un pericoloso precedente che potrà presto ritorcersi contro, con buona pace di chi ama realmente il calcio come sport e rifugge ogni forma di violenza ed intimidazione
Abbiamo sentito in proposito Aldo Sensibile, leccese doc, in passato calciatore della Roma in serie A e del Lecco e del Brindisi in serie B, oltre che allenatore dell’Ascoli, del Lecce e del Siena, e, poi, ancora Direttore Sportivo di lunga carriera, una persona che le cose non le manda a dire e che da sempre è noto per la sua schiettezza e sincerità e che, da addetto ai lavori, è probabilmente fra le persone più titolate ad esprimere un giudizio su quanto accaduto a Mino Chirico, allontanato dal Lecce, per volere di una frangia di tifosi.
Aldo, chissà quante volte in carriera ti è capitato di vivere situazioni difficili a margine del campo di gioco, che idea ti sei fatto sulla vicenda Chirico?
Certamente una brutta pagina per il calcio leccese e la società, che reputavo e reputo ancora formata da persone serie, ha sicuramente peccato, per inesperienza o altro, di superficialità, rinnegando le proprie scelte per far contenta la parte più facinorosa del proprio tifo. A questo proposito sapete come la penso, per me non sono veri tifosi quelli che si intromettono nelle scelte della società e vogliono influenzarla ricorrendo a pressioni che possono essere di vario tipo ma sempre la negazione del calcio e dello sport rappresentano. Chi si dice ultras dovrebbe essere ultratifoso e non andare mai contro alla squadra che dice di amare.
Nel caso di Chirico come si sarebbe potuto gestire la situazione?
Innanzitutto se c’è una possibilità che l’acquisto di un calciatori crei dissapori, il Direttore Sportivo o chi per lui dovrebbe essere il primo a sconsigliare una tale scelta, nel caso di Chirico, da quello che si sa, il ragazzo aveva anche chiesto scusa per quanto accaduto anni fa e la società lo aveva messo sotto contratto già da mesi con un pluriennale, senza spendere una lira e facendo un ottimo affare dato che si tratta del calciatore ideale per stare in coppia con Falco e avrebbe sicuramente fatto le fortune del Lecce in serie B, in quanto davvero ottimo per la categoria e, per quel che so, strappato dal Lecce a molte potenziali concorrenti. Nel momento in cui la società ha deciso di contrattualizzarlo, motivando la scelta e presentandolo come gran colpo di mercato, quale effettivamente è stato, non avrebbe mai e poi mai dovuto cedere a queste pressioni esterne da parte di una frangia di tifosi che non rappresentano certamente l’essenza del tifo leccese, dal momento che il leccese autentico ama la propria squadra e non giungerebbe mai a tifare contro. Io personalmente avrei gestito in maniera diversa la situazione perché una società seria ed esperta deve fare sempre ciò che vuole e non ciò che pensa sia gradito ai tifosi più estremi
Hai parlato chiaramente di intromissione di alcune frange di tifosi nelle scelte anche tecniche della società, ma è un fenomeno molto diffuso?
Sicuramente è una peculiarità del calcio italiano moderno malato, mai in passato, penso, ad esempio, ai tempi del commendatore Fanuzzi, si sarebbe mai potuto ipotizzare neanche lontanamente una cosa del genere e lo dice un leccese che, nonostante la rivalità storica esistente specie negli anni passati fra Brindisi e Lecce, fu accolto a braccia aperte dalla tifoseria biancazzurra fin dal primo momento: ricordo ancora quando mi recai presso la sede di via Vanini per firmare il mio primo contratto con il Brindisi, alla gran quantità di genere che si era radunata sotto per osannare noi calciatori; sicuramente nessuno si sarebbe mai sognato di contestare una scelta di Franco Fanuzzi, qualunque essa fosse stata. Oggi, invece, capita di assistere a gruppetti di ultras che si atteggiano a padroni del calcio e dirigenti intimiditi che ne avallano o, quanto meno, non ne contrastano le scelte. Quanto accaduto a Lecce resta clamoroso in quanto si è trattato di una inversione di marcia che ha portato la società a privarsi di quello che probabilmente era il suo calciatore più talentuoso. Ripeto, non è un problema solo del Lecce, ma quanto accaduto a Lecce è stato davvero clamoroso in quanto ha rappresentato una sorta di resa incondizionata della società che, anche se dettato da ingenuità, non può non rappresentare un brutto precedente.
Cosa diresti ora a Mino Chirico se te lo dovessi trovare di fronte?
Di stare tranquillo, di allenarsi ancor più e meglio di prima, è un ottimo giocatore e ci sarà la fila per potersene assicurare le prestazioni, da quel che so ci sono già società, anche di serie B, pronte a compiere sacrifici economici pur di averlo in rosa.