Per sapere che nel 2022 è stato insignito dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana, conferita direttamente dal Presidente Sergio Mattarella, bisogna googlare il suo nome, tanto è modesto da non averne fatto cenno.
Così come, per conoscere i dettagli dell’infortunio in servizio che lo ha costretto a riprogrammare la sua vita a nemmeno trent’anni, è necessario forzare un po’ la barriera del suo naturale riserbo e non insistere troppo, perché – ama ripetere – “non importa quello che ti succede, importa come reagisci”.
Ciò di cui parla più volentieri, invece, il capitano dei Carabinieri Piero Rosario Suma, è la sua attività di atleta paralimpico, per i cui successi è stato premiato a Bari come Atleta dell’anno 2023 da parte di ANSMeS (Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo). La cerimonia è avvenuta all’Arena delle Vittorie, presso le aule dell’Istituto di Medicina dello Sport, alla presenza del presidente nazionale ANSMeS, il dottor Francesco Conforti, del presidente regionale, il dottor Giovanni Campione, e del presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) Puglia, il dottor Pino Pinto.
Capitano del Ruolo d’Onore, effettivo al Comando Provinciale dei Carabinieri di Brindisi, Suma fa parte del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa dall’aprile 2015. In questi anni ha vinto un titolo italiano nel canottaggio simulato rowing nel gennaio 2016; due titoli di campione Italiano nel badminton (uno sport che consiste nel colpire con una racchetta un oggetto leggero di forma conica aperta, chiamato volano, facendogli oltrepassare la rete e mandandolo nella metà campo opposta, dove dovrà essere ribattuto al volo dall’avversario) categoria WH2 (nel 2018 e nel 2022), nonché ben trenta titoli Italiani complessivi nell’atletica leggera dal 2016 al 2023 nei lanci (giavellotto, disco e peso, e per questi ultimi due è anche detentore del record italiano). È inoltre medaglia d’oro agli Invictus Games di Sydney del 2018 nel tiro con l’arco e medaglia di bronzo nel getto del peso negli ultimi giochi Mondiali militari di Wuhan.
Coinvolto in un incidente stradale nel 1988 durante il pedinamento di un contrabbandiere sulla Fasano Monopoli, malgrado il gravissimo infortunio in servizio che lo ha privato della gamba sinistra, Suma ha continuato a coadiuvare l’Arma, fornendo il suo eccezionale apporto soprattutto in operazioni di contrasto al contrabbando di tabacchi e alla criminalità organizzata e contribuendo ad allentare, come protagonista di una stagione investigativa straordinaria, l’asfissiante morsa che stringeva il nostro territorio nei durissimi anni a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta del secolo scorso. Leccese di origine, ma ostunese di adozione da circa trentacinque anni, per lui l’Arma è una questione quasi “genetica”, giacché carabiniere era anche suo padre, perso molto presto, la cui memoria ha ispirato la scelta intrapresa dopo l’Isef. “Mai mollare e mai guardarsi indietro”, è il motto che quotidianamente lo anima e lo motiva: per questo, dopo un periodo di congedo durato qualche anno, grazie all’opportunità riconosciutagli dall’Arma, è tornato al servizio attivo benché, per ragioni legate alle sue numerose attività sportive, usufruisca del distacco federale sia per gli allenamenti che per le competizioni.
Al premio di Atleta dell’anno 2023 da parte di ANSMeS come è arrivato?
“La segnalazione è arrivata dal presidente del CIP Puglia: valutando titoli e impegno, ha fatto il mio nome. Posso soltanto ringraziare la commissione per avere accolto la proposta e avere deciso che fossi meritevole”.
Era uno sportivo anche prima dell’infortunio?
“Sì, ho frequentato l’Isef anche perché il mio obiettivo, prima che la mia vita cambiasse, era quello di entrare nel gruppo sportivo dei Carabinieri e di diventare magari istruttore. A quei tempi facevo karate a livello agonistico, a diciannove anni ero cintura nera secondo dan. Quando è nato il gruppo paralimpico della Difesa, che raccoglie i militari delle quattro forze armate, non ci ho pensato due volte e ho immediatamente aderito. Mi dispiace soltanto di essere arrivato alle attività agonistiche paralimpiche quando non ero più giovanissimo. Forse, se avessi cominciato vent’anni fa, avrei potuto raccontare un’altra storia. Continuerò a gareggiare sino a che mi sentirò in forma, anche se – soprattutto nelle competizioni internazionali – comincia a pesarmi la differenza di età con gli altri atleti”.
Qual è il successo sportivo di cui è più orgoglioso?
“Sicuramente i record italiani di cui sono detentore, spero ancora per molto, nel disco e nel peso. E poi mi ha molto emozionato la partecipazione agli Invictus Games, ideati dal principe Harry del Regno Unito, che in quella occasione ho conosciuto personalmente quando si è congratulato con noi vincitori. L’ho sentito molto vicino: conosce la guerra per avervi partecipato di persona e la manifestazione è nata dalla sua esperienza di recupero in Afghanistan, come pilota di elicottero, di alcuni militari inglesi che avevano subito un attentato, tra cui un capitano che era saltato su una mina, subendo l’amputazione di entrambe le gambe. La vicenda lo ha talmente traumatizzato che ha deciso di ideare questa competizione, per incoraggiare a non arrendersi tutti coloro che hanno qualunque tipo di disabilità. Ed è esattamente il motivo per cui anche io ho deciso di cimentarmi nello sport: la vita mi ha messo di fronte a una serie di vicissitudini impegnative, ma lasciarsi andare non è mai stata un’opzione per me”.
La sua famiglia la segue negli spostamenti legati alle competizioni che affronta?
“Non in tutte le occasioni, anche se i miei famigliari hanno sempre sposato le mie scelte. I miei figli ormai sono grandicelli e hanno i loro impegni, con i quali non è proprio facilissimo conciliare i miei viaggi. Però agli Invictus Games di Sydney erano presenti”.
A Ostuni ci sono strutture che le consentono di allenarsi? Oppure è costretto a rivolgersi ad altre realtà?
“Per gli allenamenti relativi al para badminton, che è poi l’attività sportiva che mi prende di più, svolgendosi la disciplina sulla sedia a rotelle, ho bisogno di un posto dove ci sia il parquet. Per questo motivo utilizzo il PalaCeleste, che è la struttura dove si tengono le gare di pallavolo. Grazie ad una gentile concessione dell’amministrazione comunale, posso allenarmi lì, naturalmente adeguandomi agli orari e ai giorni in cui è disponibile. Per le attività che riguardano la preparazione ai vari lanci e al tiro con l’arco, ho realizzato una piccola postazione di allenamento nella mia casa di campagna”.
I prossimi obiettivi per cui si sta allenando?
“A fine novembre a Milano ci saranno i campionati italiani di ParaBadminton. A partire da metà dicembre ci sono le ultime tappe del campionato del mondo per la Road to Paris, la qualifica alle prossime Olimpiadi. Poi c’è un appuntamento un po’ più intimo a cui tengo molto: la messa a cui partecipiamo ogni anno in divisa tutti noi carabinieri, per onorare e ringraziare la nostra Patrona, Maria Virgo Fidelis”.
Se le dico resilienza, cosa le viene in mente? È una parola che sente cucita addosso?
“È l’atteggiamento con cui affronto la vita e lo sport. È la parola che ogni giorno mi offre la giusta motivazione per continuare a fare quello che faccio, nella speranza che altre persone che hanno subito gravi infortuni e si portano addosso le ferite fisiche e psicologiche di quegli infortuni si sentano ispirate dalle mie azioni. Resilienza è il senso della mia vita”.
Tra dieci anni dove e come si vede?
“Partiamo dal presupposto che ho imparato che nella vita, purtroppo, non tutto dipende da noi. Detto questo, per quello che è rimesso alla mia volontà, se le dicessi che vorrei essere ancora in auge come oggi, probabilmente penserebbe che sono presuntuoso. Quindi le rispondo che vorrei continuare a sentirmi attivo come mi sento adesso, se non in prima linea nelle competizioni, sicuramente nell’aiuto che penso di poter dare agli altri atleti con l’esperienza che ho maturato. Mi piacerebbe gestire una società sportiva, o magari avere un bel ruolo nella federazione”.
Insomma, il pensionato che legge i giornali davanti al caminetto non vuole diventarlo.
“Lo diventerò tra vent’anni, lei mi ha chiesto soltanto dei prossimi dieci!”
Marina Poci
(nella foto, il Capitano Suma accoglie il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’evento inaugurale del Festival della Cultura Paralimpica, a Taranto, martedì 14 novembre)
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