Cari genitori, i bambini devono fare le capriole

Sarà deformazione professionale – in realtà, oltre a scrivere di palle a spicchi per “Il 7 Magazine”, insegno psicomotricità nelle Scuole dell’Infanzia – ma amo osservare i fanciulli che giocano e valutarne intimamente le caratteristiche. L’ho fatto persino quest’estate, con i bimbi che si cimentavano in vari giochi e gare nei lidi delle nostre marine; a maggior ragione mi piace curiosare nelle palestre dove sono appena ripresi i corsi di varie discipline sportive. Che tristezza!
Oggi voglio fare un po’ da “avvocato del diavolo”, stigmatizzando alcuni comportamenti che purtroppo si vedono in giro e ben sapendo di tirarmi addosso più di qualche critica per l’eccessiva passionalità con cui esporrò alcune lamentele (ovviamente non generalizzate). Per esempio, credo di non dire una castroneria se affermo che ai bimbi di oggi mancano quelle capacità che una volta si imparavano in maniera naturale nei giochi sul lettone di mamma e papà (pensate alla capovolta che ora sembra essere un tabù per le giovanissime generazioni) o nei giochi di cortile, nei campetti degli oratori, dove le doti di forza e di equilibrio si acquisivano arrampicandosi, scavalcando, saltando. Non è colpa dei nostri bambini se la mancanza di movimento li ha condotti a seri problemi di obesità, scoliosi, piattismo: problematiche che, se non si interviene per tempo, rischiano di condizionare pesantemente la crescita dei nostri ragazzi. Le vere colpe ricerchiamole, piuttosto, in tre componenti importanti della vita di un bimbo: la famiglia, la scuola, la società sportiva.
Prendiamo i genitori: o si disinteressano ad una attività motoria di base del proprio figlio o li avviano, magari precocemente, a delle discipline che stanno solo nelle loro ambizioni personali e non nei desiderata di chi le deve applicare. Oppure – e la cosa sta prendendo piede, purtroppo! – pensano di avere in casa dei figli campioni ai quali c’è poco da insegnare. Tre atteggiamenti assolutamente deleteri e non formativi.
Non fa di meglio la scuola! Nella Scuola Primaria l’alfabetizzazione motoria tanto declamata è rimasta lettera morta e gli insegnanti di Scienze Motorie che dovevano curarla sono ancora…a tenere corsi di aerobica e fitness nelle palestre per sbarcare il lunario; le insegnanti curriculari poi hanno un po’ paura a portare i bimbi in palestra perché possono farsi male oppure usano l’ora di educazione motoria come contentino (“Se fate i bravi vi porto in palestra”) o, peggio, come ricatto (“se non vi comportate bene, niente palestra oggi!”). Nelle scuole superiori l’Educazione Fisica è considerata una materia di Serie B, con un numero di ore di insegnamento che è tra i più bassi nel mondo, con delle palestre assolutamente inadatte a fare da fondamentale contenitore giovanile e con alcuni insegnanti – spiace dirlo – che non si dedicano accuratamente a sviluppare mobilità articolare e capacità condizionali dei propri studenti, salvo magari impegnarsi a fondo nel ricercare ed utilizzare studenti già smaliziati in tecnica e trucchetti che possono far vincere le partite ai Campionati Studenteschi di calcio, padrone assoluto dei giochi di squadra (e coloro che vorrebbero fare o vorrebbero scoprire o solo provarci? Che posto hanno?). Certamente non il modo migliore per sollecitare l’interesse e curare il benessere fisico generale: vi siete mai chiesti cosa faciliti tanti infortuni a scuola se non l’abitudine alla sedentarietà – smartphone in mano, ovviamente! – e la mancanza di tonicità muscolare dei nostri ragazzi?
E finiamo con le Associazioni Sportive. Pronte ad accogliere a piene mani quanti si avvicinano ai corsi “Mini” (quelli, per intenderci, dove si pagano le quote di iscrizione e di frequenza mensile) senza dedicare loro le necessarie accortezze nell’insegnamento delle capacità motorie individuali – peraltro indispensabili per la corretta esecuzione dei fondamentali individuali di qualsiasi sport – ma altrettanto facili ad abbandonare i meno capaci e riservare attenzioni unicamente ai migliori quando ci si avvia alla fase agonistica con la partecipazione a Campionati Federali (scelta scellerata che è la prima causa degli abbandoni precoci).
Ed allora invertiamo un po’ questa infelice tendenza! Genitori, insegnate ai vostri figli a fare le “capriole” sul materasso, ad andare sul monopattino ed in bicicletta…lasciate che si sbuccino le ginocchia salendo sugli alberi…pretendete che le istituzioni scolastiche facciano per intero e con professionalità il loro percorso di educazione motoria…lasciate scegliere ai vostri figli la disciplina sportiva preferita, ma accertatevi che il miglioramento delle capacità individuali venga prima dello schema per vincere la gara domenicale. Stato Italiano, smettila di tagliare fondi alla scuola ed anzi stimola, tramite il MIUR ed il CONI, progetti atti a rilanciare l’attività motoria e sportiva (ricordate i Giochi della Gioventù?). Presidenti di società sportive, programmate con accuratezza e lungimiranza l’attività delle vostre associazioni sportive, riservando ad ogni fascia d’età personale qualificato e specializzato per il tipo di lavoro che deve essere realizzato, non abbandonando per strada coloro che a prima vista non appaiono dei fenomeni, stimolando e coinvolgendo i genitori dei tesserati ad una sana collaborazione di intenti.
Riappropriamoci, insomma, di una vera cultura motoria e sportiva!