di Alessandro Caiulo per IL7 Magazine
E’ stato a Brindisi lo scorso 24 aprile, ospite del Centro Sportivo Alerin, per uno stage organizzato dalla Nitor dedicato ai portieri in erba, Gianpaolo Spagnulo, il portierone biancazzurro che, a metà degli anni ottanta, con le sue grosse mani, il fisico prestante ed un indiscutibile talento, difese la porta della Brindisi Sport contribuendo in maniera determinante alla promozione in serie C1.
In campo, insieme ai loro istruttori Antonio Galasso ed Alessandro Orlandini, a prendere parte allo stage c’erano i 2003 Silvio di Poala e Andrea Pasimeni, il 2005 Antonio Piliego, i 2006 Matteo Morelli, Lorenzo Maglie, Francesco Centonze e Giancarlo Paiano, i 2007 Enrico Ingrosso e Graziano Gatti e i 2008 Giacomo Paladini, Giuseppe Fasanelli e Bryan Nani.
Spagnulo esordì in prima squadra nella stagione 1983/84, ma la sua consacrazione avvenne nel campionato successivo in cui, appena ventenne, fece parte del super Brindisi destinato a vincere il campionato: in porta si alternavano l’esperto Bacio ed il giovanissimo ma molto promettente Spagnulo, in difesa gli esperti Bisceglia, Caligiuri e Borsani, ed i giovani prodotti locali Argentieri, Rodia e Cipolla; a centrocampo oltre agli esperti Bonanni e Morales, i giovani Crafa, Michelini e Salerno; in attacco Giorgio Tomba, il compianto Massimino Vitali e l’ala destra Biscotto.
Quel campionato non era iniziato nel migliore dei modi e, nel dicembre 1984, fece il suo esordio sulla panchina il neo allenatore Giancarlo Ansaloni, che cambiò il modo di ragionare e giocare della squadra, imponendo l’allora innovativo gioco a zona e, dopo una lunga rincorsa, portò il Brindisi, in ottime condizioni fisiche, a ridosso delle migliori del campionato Fano e Foligno.
Con il portiere saracinesca Spagnulo, che nel frattempo aveva definitivamente soppiantato il titolare Bacio fra i pali, schianta di fila Maceratese, Galatina e Forlì, prima di incappare in una sconfitta per poi mettere insieme un altro filotto di vittorie su Civitanovese, Senigallia, Foligno (memorabile sia per la presenza di oltre 500 brindisini che per il solido gemellaggio che sorse fra le due tifoserie proprio quel lontano 26 maggio del 1985) e quella determinante per la vittoria matematica del torneo contro il Cattolica davanti a 12.000 spettatori festanti. Fondamentale per la vittoria del campionato furono le parate di Spagnulo oltre, ovviamente, i gol di Tomba e gli assist di Vitali.
Meritatosi un posto nel cuore dei brindisini, Spagnulo rimase in biancazzurro anche per le due stagioni successive in cui si raggiunse l’obiettivo di una tranquilla salvezza e l’ultima partita con la maglia del Brindisi la disputò il 25 ottobre 1987 nel Brindisi di Pippi Leo, quello dei giovanissimi Carruezzo, Gagliano, De Solda e Benarrivo, al Comunale di via Benedetto Brin ed in quella occasione, come in tante altre mantenne immacolata la rete da lui difesa, fu poi ceduto al Taranto e la domenica successiva esordì in serie B con la nuova maglia al D’Allara di Bologna davanti a 40.000 spettatori e si rese protagonista di una prestazione maiuscola bloccando i Felsinei, che avrebbero vinto a mani basse quel campionato, sul pareggio e parando anche un calcio di rigore.
Alcune ottime stagioni nel Taranto in serie B gli valsero la ribalta del grande calcio nazionale: dapprima il Pisa del funambolico patron Anconetani e poi la sua consacrazione defintiva in massima serie a difesa della porta del Genoa.
A fine carriera tornò in Puglia, nel Casarano di Filograna prima della scommessa brasiliana: primo portiere italiano a varcare l’Oceano Atlantico ed andare a giocare nel campionato Carioca con l’Esporte Club Vitoria nella stagione 1997/98 per poi appendere i guantoni al chiodo nel 2000 a Taranto, per intraprendere, con successo, la carriera di allenatore/preparatore dei portieri.
Lo abbiamo raggiunto al termine dello stage per ricordare i bei vecchi tempi.
A Brindisi, dove hai iniziato la tua carriera calcistica, nonostante siano passati più di trenta anni dalla tua ultima partita in biancazzurro, hai lasciato un ricordo indelebile e sei considerato da molti come il più grande portiere il Brindisi abbia mai avuto. Che ricordo hai conservato di quelle stagioni a difesa della porta del Brindisi?
“Mi fa enormemente piacere sapere di essere rimasto nel cuore dei brindisino e devo dire che sono ricordi indelebili anche per me, legati alla spensieratezza, alla gioventù, all’emozione dell’esordio ed ai primi passi nel professionismo, per non parlare, poi, della gioia incontenibile per quel campionato vinto che portò il Brindisi in C1, la gioia dei tifosi in uno stadio sempre pieno; quattro anni e mezzo molti intensi ed una esperienza molto costruttiva su cui ho basato poi tutta la mia carriera di calciatore professionista”.
Hai mantenuto i contatti con qualche compagno di squadra di quegli anni?
“Contatti diretti ne ho da sempre con Vincenzo Rodia e Fernando Argentieri e Crafa, con i quali condividevo a quei tempi anche l’appartamento e siamo rimasti molto uniti; poi, grazie a Facebook ho riallacciato i rapporti anche con capitan Bisceglia e qualche altro ancora”.
Un paio di anni addietro è venuto a mancare mister Ansaloni, il tecnico che portò e confermò il Brindisi in C1, che ricordo hai di lui come allenatore e come uomo?
Un ricordo molto bello da tutti i punti di vista ed una grande gratitudine; fu lui ad aver avuto fiducia in me e ad avermi lanciato nel professionismo anche se ricordo qualche difficoltà iniziale perché mister Ansaloni fu uno dei pionieri del gioco a zona, specialmente in serie C ed anche io, come, portiere, ho dovuto cambiare il modo di ragionare e di giocare per adattarmi a questo suo, allora, innovativo credo calcistico.
Immagino che, anche se da lontano, continui a seguire le sorti del calcio brindisino, non dissimili da quelle del tuo Taranto, perché, secondo te, si hanno tante difficoltà a riemergere in maniera dignitosa?
“Certo che seguo le sorti del Brindisi e sono contento che la nuova società, vincendo il campionato di promozione, ha compiuto il primo passo per riavvicinarsi al calcio che conta. Le ragioni della lunga crisi di società un tempo gloriose come Brindisi e Taranto stanno, a mio avviso, nella crisi delle due città in un contesto già di per sé di crisi economica a livello nazionale dove le società sportive che sono riuscite ad evitare i fallimenti, bene o male, hanno continuato a galleggiare mentre quelle che come queste due realtà a me molto care sono affondate sentono tutte le difficoltà legate al momento economico non favorevole per riemergere.