di Lorenzo Olivieri per IL7 Magazine
C’è quasi una certa ironia nel risultato di domenica che vede Capo D’Orlando corsara al PalaPentassuglia. Sì, perché l’ultima squadra che i siciliani erano stati in grado di battere era stata proprio la Happy Casa Brindisi, durante il girone di andata, anche in quell’occasione per un solo punto.
C’è un intero girone di sconfitte fra le ultime due vittorie della Betaland e l’unica squadra che è riuscita a superare è stata Brindisi. All’epoca, all’andata, Frank Vitucci esordiva sulla panchina brindisina e la squadra sembrava subito più viva, i giocatori più partecipi. Nell’aria c’era odore di miglioramento e infatti da lì a poco sarebbe arrivato il miglior momento della stagione per Brindisi.
In occasione della gara di ritorno, invece, la sensazione è diversa già entrando nella partita; anche domenica l’approccio non è stato dei migliori e l’importanza della posta in palio sembrava essere stata recepita maggiormente dai siciliani rispetto ai pugliesi, tant’è che il primo quarto è stato vinto da Capo D’Orlando.
Ancora una volta, insomma, il brutto approccio viene prima delle lacune tecniche.
Il salvabile non esiste
Un vecchio adagio consiglia di salvare il salvabile, ma cosa fare quando il salvabile non esiste? Cosa fare se dopo una brutta sconfitta in trasferta, l’atteggiamento del gruppo resta invariato nonostante si giochi per raggiungere l’obiettivo stagionale? Starà a Frank Vitucci trovare delle risposte a queste domande in vista dei prossimi e, a questo punto, decisivi impegni.
Ciò che si può attestare in questa sede è che Brindisi sembra ormai una squadra in vacanza, appagata e senza più stimoli. Il bello è che in questo momento sarebbe potuta davvero essere in vacanza, se avesse compiuto l’ultimo sforzo vincendo con Capo D’Orlando.
Era, quella di domenica, una partita assolutamente alla portata, in cui sarebbe bastato metterci un pizzico di spirito in più per spuntarla. La Happy Casa parte invece molto soft, quasi saggiando il campo invece di imporre fin da subito il proprio gioco per spegnere immediatamente gli ardori di una formazione, quella siciliana, che doveva per forza vincere per mantenere viva la sua stagione.
Capo D’Orlando schiera fin da subito una zona 2-3 le cui maglie restano a dire il vero sempre molto larghe, ma che Brindisi attacca con pigrizia, in modo statico. La maggiore qualità dei giocatori brindisini permette comunque di trovare punti importanti per rimanere a contatto e poi sorpassare nel secondo quarto, ma il modo di giocare viene perfettamente descritto dal commentatore di Eurosport Player, che lo definisce “all’arrembaggio”. Non poteva essere esplicato in maniera più concisa e appropriata.
In difesa, poi, la scarsa comunicazione sui giochi a due che Brindisi mette in mostra da tutta una stagione, lascia voragini a centro area, palesate subito a inizio partita da Justin Knox, che schiaccia due volte da solo, col difensore più vicino a due metri di distanza.
Nel terzo quarto le cose migliorano leggermente: mentre la difesa resta sempre irrimediabilmente lacunosa, in attacco la Happy Casa sembra più decisa e più precisa nelle sue esecuzioni. In contumacia a una Betaland sprecona, Brindisi registra il suo miglior quarto di gioco per distacco.
La New Basket inizia a sfruttare i mismatch a proprio favore mandando in post Giuri e Tepic contro Adam Smith, un tipo di mismatch che troppo spesso ha dovuto subire stando dall’altro lato della staccionata, quando è stato Moore ad essere portato vicino a canestro. Giocare in maniera continuativa su queste situazioni e alzare complessivamente il ritmo del gioco portano ad una maggiore efficacia della manovra offensiva brindisina. Purtroppo la buona vena si esaurisce piuttosto presto e nell’ultima frazione la squadra di Vitucci torna ad orchestrare in maniera statica, con la palla ferma e gli altri giocatori ad attendere che qualcuno crei qualcosa dal palleggio.
Quasi tutti sono stati sotto tono, persino gli stessi Smith e Lydeka, per diverse partite le uniche note positive per Brindisi, hanno reso bel al di sotto delle loro potenzialità.
Smith, in particolare, è stato colpevole di una difesa inguardabile su Stojanovic nell’ultimo possesso. Il serbo non è certo l’erede di Bodiroga, eppure batte l’ala americana al primo palleggio, con un semplice incrocio. A quel punto scatta l’aiuto di Lydeka, che marcava Knox sul lato forte e non avrebbe dovuto aiutare, ma che era l’unico uomo nelle vicinanze a poter evitare che Stojanovic arrivasse dritto al ferro. Ottima la lettura del nativo di Belgrado che, leggendo l’aiuto, serve un assist facile facile per Knox, cui resta solo il compito di poggiare la palla nel canestro.
In un possesso in cui l’obiettivo principale è contenere, è incomprensibile come un giocatore esperto come Smith sia andato a cercare la palla contro Stojanovic, facendosi battere in un modo talmente netto da non consentire alle rotazioni difensive neanche il tempo di attivarsi.
Se proprio si vuol trovare qualcosa di cui felicitarsi, resta la bella prestazione di Marco Giuri, che appare definitivamente ritrovato. Certo, il playmaking resta il suo tallone d’Achille e ora, con Moore fuori, questa sua lacuna verrà ancora maggiormente a galla, essendo costretto a fare gli straordinari. Con un apporto offensivo così, però, Giuri può dare sicuramente una grossa mano.
Emblematica invece la partita di Suggs, autore di una partita balisticamente quasi perfetta, 12 punti con quasi il 100% fra tiri dal campo e tiri liberi. Eppure il suo plus/minus segna un netto -10, il che vuol dire che lo scarto fra punti segnati e punti subiti da Brindisi con lui in campo è stato negativa in doppia cifra. Ciò è davvero emblematico (per quanto il plus/minus sia una statistica strana e non vada mai presa come dato di fatto, ma solo come indicazione di carattere generale), e ci suggerisce che la sua bella prestazione offensiva sia stata quasi completamente vanificata dalle sue carenze in tutti gli altri aspetti del gioco –leggasi: difesa.
Appuntamento mancato
La gara contro Capo D’Orlando valeva senza mezzi termini una stagione. Era l’appuntamento più importante finora e Brindisi l’ha mancato più per limiti mentali che tecnici.
Non tutto è perduto, comunque. Il cammino incontra una salita ripida improvvisa, ma la salvezza della Happy Casa resta saldamente nelle mani dei brindisini, come ribadito da Vitucci in conferenza stampa post partita, soprattutto perché Pesaro e Capo D’Orlando difficilmente vinceranno due partite in più di Brindisi. Se vuole davvero dormire sonni tranquilli, però, la New Basket dovrebbe collezionare almeno un’altra vittoria da qui alla fine del campionato. Il compito non è dei più semplici, essendo i prossimi avversari Cremona, Varese, Reggio Emilia e Cantù, tutte squadre con decisamente più talento di Brindisi. In più, la stagione pare essere finita per Moore, infortunatosi domenica scorsa: una diagnosi precoce parlerebbe di distrazione muscolare, un tipo di infortunio che difficilmente può essere recuperato al 100% nel giro di un mese. Per Tepic le notizie sembrano essere un po’ più confortanti, il suo infortunio non dovrebbe tenerlo lontano dal parquet per molto tempo. Ad ogni modo, Brindisi perde almeno temporaneamente due dei suoi primi cinque uomini e questo certo non aiuta.
C’è la concreta possibilità che la Happy Casa si salvi anche perdendole tutte da qui alla fine, ma non è un’eventualità che chi scrive si sentirebbe di esplorare. Vitucci e i suoi dovranno chiedere a loro stessi uno sforzo eccezionale per “rubare” una vittoria nelle ultime quattro partite e sigillare definitivamente il discorso salvezza.