di Lorenzo Olivieri per IL7 Magazine
Oltre le imprese in trasferta, oltre le vittorie contro squadre ben più blasonate, la partita con Pesaro ultima in classifica era forse, ad oggi, la gara più importante per la Happy Casa Brindisi. Una gara che poteva trascinarla inesorabilmente vicino all’ultimo posto se persa, e che poteva permetterle di staccarsi dalla coda se vinta. Una partita che arrivava dopo quattro sconfitte consecutive e due prestazioni ignobili per le quali bisognava cercare subito riscatto. Tutto questo e altro ancora confluiva nella sfida di domenica scorsa, e Brindisi si è fatta trovare pronta e ha risposto sul campo portando a casa due punti dal valore inestimabile.
Sì, perché al di là di aspettative folli e promesse ben poco concrete, il campionato della Happy Casa, quest’anno, è sempre stato la salvezza. La vittoria casalinga con Pesaro getta solide basi per guardare avanti, senza più il fiato delle ultime della classe sul collo. Con questa W, Brindisi si “mette dietro” anche Pistoia, che è a pari punti ma con scontri diretti a sfavore.
Cosa ancor più positiva, si è rivista in campo la squadra che ha prima sorpreso e poi convinto alla vigilia delle quattro sconfitte consecutive. La palla è tornata a muoversi in attacco e lo spirito in campo è stato simile a quello dei momenti più alti del campionato brindisino.
Vittoria di squadra
La Happy Casa non è mai stata una squadra di individualisti, ma quando le cose girano male è facile che i giocatori più talentuosi pensino di poter tirare tutti fuori dai guai solo con qualche giocata personale. Brindisi invece ha eseguito una prestazione solida sotto tutti i punti di vista, giocando in maniera corale come poche altre volte è successo. Al di là dei cinque uomini in doppia cifra più Smith a 9, la sensazione è che chiunque sia entrato in campo domenica abbia dato il suo contributo. La panchina ha svolto un ruolo fondamentale nello spaccare la partita ed impedire il rientro di Pesaro, mantenendo sempre mediamente alta l’intensità e la qualità del gioco. Pervenuto finalmente anche Iannuzzi che chiude con 7 punti e 4 rimbalzi, apparendo vicino al giocatore di energia che era a Torino. Il plus/minus addirittura migliore del suo compagno di ruolo Lydeka (che è stato fra l’altro il migliore in campo) ci indica come l’irpino sia stato importante nei minuti in cui ha calcato il parquet.
Nel complesso la panchina ha realizzato 19 punti nel primo tempo, dando, nel secondo quarto, un’importante spinta al break che ha permesso a Brindisi di condurre per il resto della partita. Non è un caso che nella seconda frazione siano stati in campo per quasi tutto il quarto Mesicek, Cardillo, Iannuzzi e Giuri, un giovane talento e quattro uomini di fatica che hanno schiacciato le riserve avversarie.
Complessivamente Brindisi è tornata ad eseguire in attacco (con la complicità di una difesa pesarese a volte al limite dell’inguardabile), tirando con percentuali in linea con quanto visto prima delle ultime due uscite esterne. La palla è tornata in post, principalmente a Tepic, per permettergli di sfruttare la minor fisicità degli esterni marchigiani, e poi a Smith, che da quella posizione può battere più o meno chiunque e nel caso smazzare anche assist ai compagni. Ancora poco servito su azione Lydeka, il quale però ha messo insieme un signor tabellino facendo letteralmente il vuoto a rimbalzo contro la frontline della VL, decisamente più piccola e leggera. Sue le giocate decisive nel finale, con un paio di rimbalzi offensivi e canestri da sotto che hanno segnato il solco definitivo in un momento in cui Pesaro, cavalcando l’onda Clarke, aveva provato a riavvicinarsi.
Da segnalare anche la presenza costante di Moore all’interno della partita. Per una volta, il play statunitense non è stato meteora per un quarto e desaparecido per gli altri tre (seppur questo è bastato per indirizzare la partita, in un paio di occasioni). Nic the Quick ha invece martellato costantemente i canestri avversari rendendosi pericoloso in varie occasioni per tutto il corso della gara.
Non è stata, ovviamente, una partita perfetta. Brindisi ha sofferto in più di un’occasione dei cali di tensione che hanno permesso a Pesaro di riavvicinarsi. I padroni di casa sono sempre stati bravi a ricacciare poi indietro gli ospiti, ciò non toglie però che i cali ci siano stati e rappresentano un vecchio problema intrinseco di questo gruppo che a tratti ancora si ripresenta.
Una partita che vale un campionato
Come già detto, la vittoria contro Pesaro rappresentava una sorta di spartiacque nel campionato della Happy Casa. Il cammino di Brindisi poteva diventare tremendamente in salita o in leggera discesa a seconda dell’esito di una gara. La New Basket veniva da un momento difficile, sia come risultati che a livello di equilibri e chimica del roster, con diversi cambiamenti importanti nell’ultimo periodo. I ragazzi di Vitucci sono stati bravi a mettersi tutto questo alle spalle e, al netto dei già citati cali di tensione, a farsi trovare pronti per la partita più importante dell’anno.
Ciò non vuol dire che Brindisi sia del tutto scampata dal vortice della lotta alla retrocessione, perché ricaderci è un attimo, soprattutto se si pensa di esser salvi e si smette di guardarsi alle spalle. È un dato di fatto, però, che Pesaro dovrebbe vincere tre partite in più rispetto a Brindisi da qui alla fine del campionato per raggiungerla, e al momento appare per lo meno difficile.
La Happy Casa ha di fronte a sé tre giornate difficili contro Bologna, Sassari e Trento, ma la gara da tenere assolutamente d’occhio è quella con Capo D’Orlando. Distanziare ancora di più i siciliani e ottenere il favore degli scontri diretti significherebbe davvero avere già più di un piede ben piantato in serie A. L’impresa è ora come non mai alla portata di Vitucci e i suoi. Mancano piccoli, ma fondamentali step e il compito di Brindisi è farsi trovare pronta quando sarà il momento di compierli.
Non solo: è anche importante portare avanti un concreto progetto di crescita tecnica, sperando che ciò sia nelle intenzioni della società. La consapevolezza che per salvarsi potrebbero bastare solo un paio di vittorie è rassicurante e permette di programmare con serenità, ciò non vuol dire però che Brindisi sia giustificata a non scendere in campo in partite che non siano direttamente coinvolte nella lotta salvezza. Vitucci ha segnato un tragitto che ha portato la squadra sulla retta via e Mesicek e Donzelli rappresentano due progetti bellissimi da portare avanti, sperando di recuperare definitivamente il talentino italiano. Dare continuità ad un progetto potrebbe rendere vincente ciò che oggi è deludente. Tutto a discrezione della dirigenza.