di Lorenzo Olivieri per IL7 Magazine
Tanto emozionante per il finale al cardiopalma quanto deprimente dal punto di vista tattico, la vittoria della New Basket Brindisi sul Banco di Sardegna permette alla società pugliese di allungare ulteriormente su Capo D’Orlando e Pesaro, tirandosi ormai del tutto fuori dalla corsa salvezza. Per quanto questa non sia ancora matematicamente certa, infatti, sei punti di vantaggio più scontri diretti a favore su Pesaro ultima in classifica formano un morbido airbag che consente ai brindisini di guardare avanti senza patemi d’animo.
È servito un supplementare per vincere una partita che la Happy Casa ha sostanzialmente sempre controllato, salvo poi subire fino quasi alla doppia cifra di svantaggio nel quarto periodo e riacciuffare la contesa per il rotto della cuffia negli ultimi possessi.
Difesa, questa sconosciuta
A livello tattico, il basket espresso da entrambe le squadre è stato davvero scadente. Brindisi e Sassari hanno rispettivamente concesso di tutto agli avversari, mostrando un apporto difensivo indicativo di come il livello della nostra Serie A sia colato a picco negli ultimi anni.
I sardi hanno permesso alla Happy Casa di prendere il largo concedendo il centro dell’area senza la minima combattività. Gli aiuti difensivi spesso inesistenti hanno aperto autostrade davanti ai piedi degli esterni brindisini. Moore è riuscito ad arrivare più volte sotto il canestro avversario e a concludere quasi indisturbato, Tepic e Suggs hanno sistematicamente battuto il loro uomo per poi trovarsi a tu per tu col ferro. Non a caso i due esterni appena citati hanno scollinato per la prima volta i 20 punti segnati proprio contro Sassari, facendo registrare i rispettivi massimi in stagione, 23 e 24 punti.
Moore ha invece pensato bene di innervosirsi a inizio partita dopo un paio di fischi contrari, è stato condizionato dai falli per tutta la durata della gara e nel quarto periodo, con l’equilibrio della contesa che pendeva pericolosamente verso i sardi si è fatto buttare fuori per cinque falli andando a cercare la palla contro un avversario più grosso di lui lanciato in penetrazione. Al di là di una serata no nei confronti della terna arbitrale, dal playmaker della propria squadra ci si aspetterebbe una lettura diversa in quei frangenti: col risultato in bilico e i compagni nettamente in difficoltà, sarebbe stato meglio avere la lungimiranza di provare a rimanere in campo quanto più è possibile, invece di cercare di rubare un pallone improbabile.
Se da un lato Brindisi ha sfruttato le carenze difensive di Sassari, dall’altro ha rischiato anche di regalare la partita al Banco di Sardegna a causa delle proprie, di lacune in difesa. Nell’ultimo quarto Sassari ha giocato principalmente un pick&roll alto, coinvolgendo alternativamente Bostic e Stipcevic come palleggiatori e facendo rollare Planinic profondo nell’area. Un gioco semplice, che però Brindisi non è mai riuscita a difendere in maniera corretta. Suggs, che ha speso la maggior parte del tempo su Stipcevic, si è schiantato su ogni singolo blocco portato dal lungo slavo. Mai una volta ha provato ad aggirarlo, mai una volta è riuscito a passare sopra, finendo invece sempre contro il blocco, lasciando il povero Lydeka a difendere su due uomini. Di ciò hanno beneficiato sia Stipcevic, che diverse volte si è trovato coi piedi dietro l’arco e nessuno in grado di contestare il tiro, sia Planinic. Il lungo croato ha realizzato il suo massimo per punti in stagione, 28, ricevendo spesso e volentieri da solo sotto canestro. Quando non ha segnato, è stato mandato in lunetta –un numero esorbitante e inaccettabile di volte, dove ha sistematicamente punito, tirando 14 su 16.
La stessa situazione si è creata quando a sfruttare il blocco era Bostic. La difesa sui giochi a due è un problema evidenziato più volte nel corso di quest’anno, più volte sembravano essere stati fatti degli aggiustamenti, e invece la partita con Sassari ci testimonia come la situazione sia ancora nera come la pece, tanto da essere quasi costata i due punti.
In un finale difficile in cui il momentum oscillava decisamente verso il Banco di Sardegna, solo la mano santa di Smith, che si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle, ha tenuto Brindisi in partita. L’ala americana si conferma sempre di più il miglior giocatore del roster pugliese, in grado di fornire alla propria squadra tutto quello di cui ha bisogno: canestri, assist, rimbalzi, punti di riferimento, canestri decisivi.
In tutto ciò, misteriosa è la gestione della panchina di coach Vitucci: in una gara in cui Brindisi ha fatto fatica a difendere decentemente un pick&roll, con Tepic e Suggs sempre in ritardo sugli esterni avversari, Mesicek è stato tenuto sul pino per tutto il terzo e il quarto quarto. Il giovane talento sloveno avrebbe potuto dare sicuramente una mano in più, non fosse altro per il maggior atletismo che porta in campo rispetto ai suoi compagni di reparto. Invece Vitucci ha tenuto più tempo in campo Cardillo, il quale oltre a un paio di rimbalzi offensivi (importantissimi, per carità) ha fatto poco altro e di certo non ha aiutato in difesa.
La svolta è arrivata quando, nel supplementare, Vitucci ha cambiato Lydeka proprio con Mesicek, spostando di fatto Smith da 5 e consentendo così alla difesa di cambiare su tutti i blocchi. È bastato questo piccolo accorgimento per recuperare un paio di palloni contro Stipcevic, gran tiratore piedi a terra ma palleggiatore risaputo mediocre. Da quel momento in poi i giochi a due sassaresi hanno perso gran parte della loro efficacia e Brindisi ha potuto riprendere il controllo della gara anche grazie ad una prodezza di Mesicek. Prendere quel tiro da tre, cadendo all’indietro e dopo essere rimasti seduti per più di venti minuti, la dice lunga sugli attributi di questo ragazzo.
Segnali positivi
Nonostante una disamina tatticamente negativa, alla fine quello che conta è aver portato a casa una vittoria importante contro una squadra in lotta per i playoff. Averlo fatto al termine di una partita tirata, dopo un supplementare e con un paio di canestri decisamente di fascino, aiuterà certamente il tifoso medio a dimenticare le carenze che Brindisi ha comunque dimostrato di avere.
Oltre a questo, però, la Happy Casa ha giocato una partita a larghi tratti lucida in attacco –paradossalmente, davanti ha dimostrato tutta la lucidità che non ha avuto dietro. Ha sfruttato in modo sistematico gli errori di Sassari per arrivare a tiri ad alta percentuale, come testimoniano l’ottimo 60% da due e il buon 36% da tre, ha vinto la lotta a rimbalzo e ha perso pochissimi palloni, solo 9 in tutta la gara. Tutto ciò è sicuramente positivo e va soppesato tanto quanto gli errori e le carenze nella valutazione complessiva della partita.
Ancora più importante è stata la forza mentale della squadra di reagire al ritorno e al sorpasso di Sassari, che sembrava avere in mano la partita negli ultimi minuti. La reazione non era scontata ma è arrivata lo stesso e ha anche portato alla vittoria. Ciò dona morale, sicurezza e dà serenità all’ambiente per poter lavorare in vista del futuro, non solo di questa stagione.