Quando la Meyana Mesagne conquistò la serie A/2

Correva l’anno 2006 ed il 4 giugno, nel Palazzetto dello Sport di Mesagne, la Meyana Mesagne conquistava la Serie A/2 femminile sconfiggendo il Manhattan Sulmona per 66-51. Una finale playoff che però necessitò della terza partita: le mesagnesi del presidente Maurizio Screti, vincitrici nella gara 1 casalinga per 58-46, dovettero subire il colpo di coda delle abruzzesi in gara 2 (66-64), rimandando tutto alla decisiva “bella” nell’incandescente, per temperatura e calore dei tifosi, catino di via Udine. Una squadra nata per vincere, dopo le delusioni degli anni precedenti, quella affidata all’esperienza del coach barese Roberto Valenzano e della sua assistente Mara Nimis:
Silvana Basile, Marina Belfiore (cap), Tiziana Cannella, Flavia Carluccio, Francesca Del Gaudio (proveniente dal Gragnano di A/2), Laura De Marco, Veronica Milo, Federica Mummolo, Adriana Pastore, Carmen Pisto, Federica Resta, Ilaria Sivilli (dal Rende, A/2). “Un vero trionfo – ricorda oggi con un pizzico di nostalgia proprio coach Valenzano – ma non è stata un’annata semplice, tutt’altro: la squadra era composta da giocatrici di forte personalità, poco inclini a dividere con il gruppo onori ed oneri. A metà stagione sono iniziati problemi societari
e facevo fatica sia a motivare la squadra che persino a fare gli allenamenti come dovuto. La svolta si è avuta a Castellammare del Golfo, dove in una delle stanze delle ragazze ho fatto riunione presentandomi con 12 copie della poesia “Lentamente muore” di Martha Medeiros. Dopo la lettura ci siamo abbracciati e abbiamo stretto il patto che ci ha portati uniti alla vittoria”. Da quel momento Meyana non ha avuto passi falsi, se non quel piccolo contrattempo in gara 2 di finale; squadra compatta e pubblico caloroso furono il binomio vincente di una cavalcata fantastica. “Ricordo con grande piacere la festa promozione – è sempre coach Valenzano a parlare – con un tifoso che mi disse: e chi me lo doveva dire che dovevo piangere di gioia per un barese. Ed a proposito di episodi curiosi, il gruppo barese (io, Sivilli, Basile, Milo e Pastore) eravamo soliti fermarci, sulla via del ritorno da Mesagne, in un noto panificio dell’Assunta per mangiare qualcosa: i gestori diventarono presto nostri tifosi aggiunti, ancora oggi rivedendoci si ricordano di noi”.
Laura De Marco, di quel gruppo era la veterana e, come tale, aveva messo la sua enorme esperienza per cementare lo spogliatoio; “ancora oggi – confessa – mi emoziono ricordando quei meravigliosi momenti della finale. Quel giorno ero a Monopoli per la cresima del mio nipote preferito, ma non mangiai niente, andai via prima dal ricevimento perché per me quella partita era importantissima, significava vincere un’altro campionato a 41 anni, tornare a giocare di nuovo in A/2. Il palazzetto era pienissimo, non si respirava per il gran caldo; adrenalina a mille che non si scaricò nemmeno quando i tifosi ci saltarono addosso o quando tagliammo la retina del canestro (ne custodisco ancora un pezzo!). Il duro lavoro e i sacrifici fatti ci ripagarono con la vittoria del campionato: un gruppo meraviglioso”.
Un gruppo che si dimostrò coeso, nonostante fosse formato da tante spiccate individualità che, sulla carta, avrebbero potuto cozzare fra di loro: “Tante teste pensanti – conferma oggi Ilaria Sivilli, uno dei bracci armati di coach Valenzano – tante teste diverse, personalità diverse, eppure in campo diventammo una sola forza. Ci accomunava la consapevolezza di essere la squadra più forte del campionato e quel campionato doveva essere nostro, anche se la pressione era davvero tanta perché non potevamo perdere. Purtroppo non c’ era molta possibilità di coltivare i nostri rapporti fuori dal campo perché ognuno di noi arrivava da parti diverse, eppure abbiamo sempre dimostrato di essere “squadra vera” anche, e soprattutto, quando a dicembre ci sono state le prime avvisaglie di un fallimento societario; anzi l’avversità ha rafforzato il gruppo, tanto da farci decidere di continuare solo per un merito sportivo e per il nostro orgoglio. Ma tutto sommato un anno sportivo stupendo, un anno che mi ha regalato rapporti che ancora oggi esistono. L’ unico rammarico è non aver potuto giocare tutti insieme la stagione seguente, onorando quel campionato stravinto sul campo!”.
Fra i tifosi inneggianti in quella serata di inizio giugno uno dei più scatenati era Alberto Facecchia, che di quella squadra era il vice presidente; sempre in prima linea, insieme al dirigente responsabile Romano Screti ed al direttore sportivo Pino Dioguardi, “ma il mio posto – ricorda oggi – era in tribuna, troppo focoso il mio tifo e la partecipazione agli eventi della gara per poterla seguire compostamente dalla panchina o dal tavolo degli ufficiali di campo. Ricordo con simpatia un episodio curioso: nelle partite in casa, si posizionava affianco a me un tifoso, io incitavo come mio solito fortemente ed incessantemente le ragazze, lui non emetteva un filo di voce. Mi accorsi però che per incoraggiare le nostre portacolori muoveva appena la bocca, gli chiesi cosa avesse e lui mi rispose “e ce’ xxxxx aggia’ critari, fazzu finta, tanto fai tu puru pi me!”.
Oggi il basket femminile non ha più casa in quel di Mesagne e l’entusiasmo di quella stagione indimenticabile rivive solo nei ricordi dei protagonisti d’allora: dirigenza, staff tecnico e squadra, concordano nel ritenere la maggiore soddisfazione quella di aver riportato sugli spalti del palasport mesagnese il pubblico delle grandi occasioni, quello che non si vedeva da tempo, letteralmente impazzito per la festa finale. Una bellissima pagina di sport che, purtroppo, rimane solo su foto sbiadite e ritagli di giornale.