Brindisini deportati nei lager nazisti: ecco i nomi di chi ha ricevuto la medaglia d’onore. Ma resta una resistenza ignorata

di Giancarlo Sacrestano

C’è una porzione oscura della storia patria che non trova facile ed univoca accoglienza nei libri di storia. E’ quella relativa ai quasi 800mila italiani che nel breve periodo intercorso tra l’8 settembre 1943 ed il 20 ottobre successivo, furono rastrellati dai tedeschi e divenuti, con la firma dell’armistizio alle forze alleate anglo-americane, nemici dell’Italia.
Con la dichiarazione di guerra al Reich di Hitler proprio da Brindisi, allora capitale del Regno del Sud, il 13 ottobre 1943, iniziava ufficialmente la guerra al nazismo che rispondeva con le cruente azioni di rappresaglia, rastrellamento e deportazione nei lager presenti in Germania e Polonia.
Tra gli stenti, le vessazioni e le torture, circa 80.000 italiani morirono e la loro memoria lasciata all’oblìo della dimenticanza di Stato. Tacciati com’erano stati di essere stati in buona sostanza dei “prigionieri volontari”.
Con legge 27 dicembre 2006, n. 296, (con un tardivo e omertoso ritardo di ben 61 anni) all’articolo 1, commi 1271-1276, prevede la concessione di una medaglia d’onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia tedesca di guerra nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. “la Repubblica italiana – recita la legge – riconosce a titolo di risarcimento, soprattutto morale, il sacrificio dei propri cittadini deportati ed internati nei lager nazisti nell’ultimo conflitto mondiale”, prevedendo che possano presentare istanza per il riconoscimento simbolico sia i diretti interessati che ne abbiano titolo, sia i familiari dei deceduti.
In concomitanza della celebrazione della giornata della memoria, da allora pertanto, si cercano tra gli elenchi anagrafici, ma sempre di più tra i defunti, quei nostri concittadini che subirono tanta violenza.
Nel Salone di Rappresentanza della Prefettura di Brindisi, come in tutti gli altri uffici territoriali del governo, ha avuto luogo la cerimonia commemorativa del “Giorno della Memoria” nel corso della quale sono state consegnate sette medaglie d’Onore ai cittadini della provincia di Brindisi, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti.
La manifestazione, che ha visto la partecipazione delle massime autorità della provincia è stata arricchita dal contributo degli studenti del Liceo Musicale “Durano”, del  Liceo Classico  “Marzolla”, del  Liceo  Scientifico “Fermi-Monticelli”,  del  Liceo Artistico “Simone”, dell’Istituto Industriale  “Giorgi” e del Liceo delle Scienze Umane e Linguistico  “Palumbo” di Brindisi nonchè della Scuola Primaria e Secondaria dell’Istituto Comprensivo e del Liceo Polivalente “Punzi” di Cisternino.
Quest’anno il privilegio della onorificenza presidenziale è spettato a:

SOTTOTENENTE DI FANTERIA ANTONIO CONVERTINI CLASSE 1921 –
“Aggregato alla 152 Sassari per il servizio di ordine pubblico, è fatto prigioniero dai Tedeschi e caricato su vagoni bestiame, E’ portato ai confini della Russia in un campo per internati politici italiani e francesi. Ricorda ancora l’odore acre dei vicini forni crematori e il misero cibo detto sbobba”.

MARINAIO PANTALEO AMATO CLASSE 1918 –
“Arruolatosi come marò a Brindisi combatte in Albania e successivamente in Grecia. A Creta viene catturato e deportato in Germania presso il campo di lavoro 3D nei pressi di Berlino. Liberato dall’Armata Rossa nel 1945, fa ritorno in Italia il 18 ottobre dello stesso anno viene congedato facendo ritorno a casa”.

AVIERE PIETRO AMMATURO CLASSE 1922 –
“L’8 settembre 1943 nei Balcani viene catturato dalle truppe tedesche e deportato nel campo di concentramento ad Amburgo nello Stalag XA 38 dove viene sottoposto a lavori massacranti. Riesce a sopravvivere cibandosi prevalentemente di bucce di patate fornitegli clandestinamente. A seguito di un bombardamento salva la vita ad un amico ferito offrendogli le prime cure. Ciò gli costa il trasferimento nel più duro campo di concentramento di Rostock dal quale viene poi liberato nell’agosto del 1945”.
 
AVIERE CARMELO COSIMO CARRIERO CLASSE 1921 –  
“Il 22 settembre 1943 è catturato dalle truppe naziste in territorio Veronese. Dove è in forza presso la Scuola di Pilotaggio. E’ deportato presso il terribile lager di Auschwiyz prima, Buchenwald poi ed
 infine Dachau, dove, lui stesso raccontava, la dignità umana aveva perso ogni significato. Vive l’esperienza del lager costretto ai lavori forzati ed ad alimentarsi esclusivamente con bucce di patate. Nel giugno del 1945 viene liberato dalle truppe alleate”.

AL SIGNOR FRANCESCOD’APOLITO CLASSE 1922 –
“Viene fatto prigioniero all’età di 22 anni a Torino alla fermata dell’autobus. Viene rinchiuso a Mathausen dove resta prigioniero per circa due anni. Nel 1945 è liberato dalle truppe alleate”.

ARTIGLIERE COSIMO LECCESE CLASSE 1912 –
“Partecipa alle operazioni di guerra sul fronte Grego-Albanese poi alle operazioni nei Balcani. Il 20 ottobre 1943 è fatto prigioniero e internato nel campo 19 in Jugoslavia viene poi liberato dai partigiani slavi l’8 ottobre 1944 e combatte con loro. Rimpatriato con i propri mezzi sbarca a Napoli giunge a San Donaci il 2 dicembre 1946”.

CAPORALE COSIMO LIGORIO CLASSE 1922 –
“Dopo l’8 settembre 1943combatte come partigiano. Ferito a seguito di bombardamenti, viene catturato e deportato in Austria nei campi KZ. Viene poi trasferito a Mauthausen e Gusen, E’ costretto a trasportare carbone e alla riparazione delle linee ferroviarie. Nel maggio del 1945 viene liberato e ricoverato per gravi problemi di salute che gli impediscono poi di riprendere la normale attività lavorativa”.

Spaccati di un vissuto doloroso ed insufficientemente risarcito che può trovare ristoro nel dovere alla memoria cui tutti siamo chiamati.
A tutt’oggi non esistono elenchi esaustivi che rendano giustizia ai tantissimi deportati e ai circa 80mila uccisi. Non si conoscono tutti i luoghi di sepoltura e molte di esse restano senza nome, come nel caso degli oltre 200 militari italiani sepolti nel cimitero militare italiano di Biala Podlaska, nella Polonia orientale, dove esisteva il campo di concentramento, il più orientale e duro per gli internati militari italiani (IMI) di cui restano note solo 6 sepolture.
Nei lager tedeschi quei giovani italiani, col loro sacrificio, spinto sino alla morte, hanno costituito un importante nucleo di resistenza alla oppressione nazista, ma ancor di più, dal loro esempio nasceva il seme nuovo che, nel giugno 1946 avrebbe germogliato la nascita della Repubblica democratica italiana.
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