Cocaina e colletti bianchi a Brindisi: il nostro articolo, gli interventi di Rossi e di altri giornali

Nell’ultimo numero, il7 Magazine ha svelato i retroscena dell’ultima inchiesta sullo spaccio di cocaina in città nella quale, nelle vesti di assuntore “seriale” di droga c’è un rappresentante istituzionale. Il7 non ha scoperto niente di nuovo perché in realtà quel nome è più volte riportato nel rapporto dei carabinieri e ripreso nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale gli spacciatori sono stati arrestati. Evidentemente però la situazione quantomeno inquietante, di un rappresentante delle istituzioni che ha un rapporto confidenziale con esponenti della criminalità da cui dipende per la cessione della cocaina, non è stata segnalata alle autorità competenti, o è stato fatto finta di nulla. Dopo il servizio de il7, il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, ha chiesto che il rappresentante istituzionale si dimettesse. Sulla vicenda hanno svolto approfondimenti giornalistici anche il Nuovo Quotidiano di Puglia e Agenda Brindisi. Finora però niente dimissioni, in attesa – forse – delle mosse del prefetto di Brindisi.
Precisiamo che non pubblichiamo il nome del soggetto in quanto non indagato: i cocainomani che acquistano la droga dai criminali non commettono alcun reato e dunque non sono perseguibili legalmente. Ma quando rivestono compiti istituzionali probabilmente il loro ruolo appare compromesso.
Qui di seguito il nostro servizio e tutti gli interventi successivi.

di GIANMARCO DI NAPOLI per il7 Magazine

Non ha mai cambiato numero di telefono: oggi riceve ed effettua chiamate nel suo ruolo di noto rappresentante istituzionale brindisino, meno di due anni fa lo utilizzava anche per ordinare consistenti forniture di cocaina da un personaggio di spicco della criminalità locale che gliela recapitava quasi sempre in ufficio. Non un semplice pusher, tanto che lo invitava persino a fare il bagno nella sua villa con piscina.
Lo spacciatore si chiama Oronzo Lorenzo, operatore ecologico con un lungo e altrettanto noto curriculum giudiziario ed è il fratello del più noto Luigi, a capo di una banda che organizzava furti d’auto nel Brindisino. Gente oggetto d’attenzione della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. L’indagine dei carabinieri portò il 9 marzo scorso alla cattura di nove persone per traffico di droga, furti e ricettazione. Tra questi Oronzo Lorenzo, spacciatore con delega alla cocaina e con un giro di clienti che potremmo definire di primo livello: oltre al nostro rappresentante istituzionale, alcuni noti commercianti brindisini. Tutti tra i 40 e i 50 anni, con una dipendenza marcata (almeno stando alla frequenza con cui contattavano il pusher) dalla cocaina.
Va subito chiarito e sottolineato: drogarsi non è reato. E dunque anche i cocainomani i cui nomi sono inseriti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, non sono assolutamente indagati ma parte essenziale dell’inchiesta perché era il loro denaro a confluire nelle casse della criminalità. Ma dal tenore di quelle telefonate si percepisce una confidenza tale con il malavitoso, legato a doppia mandata ad altri malviventi brindisini, che sembra andare oltre il semplice ordine della droga che ci aspetteremmo avvenisse con circospezione, prudenza e magari anche un po’ di timore, soprattutto se ad acquistare sono persone ritenute “per bene”.
Sono 21 le pagine dell’inchiesta dedicate al rapporto tra lo spacciatore Oronzo Lorenzo e il rappresentante istituzionale brindisino: raccontano le frequenti chiamate per ricevere la cocaina, nel corso della giornata. “In ufficio sto, vieni tranquillo”, assicura lui al pusher non sapendo di essere intercettati. Lorenzo usa sempre lo stesso sistema: una volta ricevuto l’ordine si reca in via Lauro, nel centro della città, dove in un locale nasconde la droga (che poi verrà puntualmente sequestrata dai carabinieri). Il luogo della consegna non è molto lontano. L’ufficio in cui il nostro mister X all’epoca lavorava era poco lontano dal Comune. Altre volte l’appuntamento era in corso Roma, davanti a un bar. Ma non sempre.
“Ma tu sei al lavoro?”, gli domanda il pusher in una telefonata. “Non adesso, rientro nel pomeriggio”. “Va bene ci vediamo nel pomeriggio?”, chiede Lorenzo. “Alla villa”, dice lui. “Vieni di là e ti vieni a fare un bagno in piscina”. Il pusher però evidentemente quando è in servizio non si concede svaghi: “No, ma tu pomeriggio ritorni?”. “Allora, io dall’una e mezzo fino alle cinque volevo starmene in piscina e poi torno in centro”. “E ci vediamo dopo le cinque, va bene».
Durante l’appuntamento per una consegna il nostro sale sull’auto dello spacciatore in corso Roma: “Devo cambiare i soldi, c’hai il resto?”. “Non lo so, compa’”, gli risponde il pusher. “Sì, a posto per me”.
Altra telefonata: “Ciao Ronzino, ti disturbo?”, “Dimmi, compare, che cazzo dici”, lo tranquillizza il pusher”. “Se stai in giro di vediamo, io sto in centro vicino all’ufficio”. L’ufficio in questione, occupato all’epoca dall’acquirente seriale di cocaina, non apparteneva a un’azienda privata, ma aveva una sua funzionalità pubblica. Prima di ogni incontro, come si legge nel rapporto dei carabinieri, Lorenzo si recava nel nascondiglio di via Lauro per prelevare la cocaina da consegnare al cliente. E il rappresentante istituzionale di cocaina, stando alla frequenza delle richieste, ne aveva bisogno spesso.
Del resto Lorenzo, nell’interrogatorio di garanzia successivo all’arresto, avrebbe confermato ogni circostanza e il Tribunale del Riesame ha rigettato tutte le richieste di scarcerazione avanzate dai legali degli indagati. Insomma l’indagine dei carabinieri ha fondamenta riscontrate.
Che di cocaina si trattasse, secondo il provvedimento d’arresto, è provato dal fatto che nello scantinato di via Lauro dove lo spacciatore si recava prima di ogni appuntamento con l’attuale rappresentante istituzionale. i carabinieri hanno sequestrato ben 73 grammi di cocaina già pronta per essere spacciata.
Oltre al colletto bianco brindisino, Lorenzo riforniva anche altri suoi coetanei (siamo nella fascia 40-50 anni) della cosiddetta “Brindisi Bene” con una cadenza di una o più volte alla settimana che consentiva ai tossicomani di garantirsi una piccola scorta ma senza andare oltre la quantità considerata per l’uso personale, in modo da evitare rischi con la giustizia.
Ma chi esercita attività private e acquista sostanza stupefacente lo fa a proprio rischio (per la salute) e probabilmente sperperando il proprio denaro o quello della propria famiglia. Libero di farlo e di farsi. Diverso sembra se il cocainomane è un rappresentante istituzionale che da un lato dovrebbe garantire – per ricoprire un incarico pubblico – una lucidità che evidentemente la situazione di dipendenza dalla droga non sempre gli consente. E quella droga costa e bisogna pagarla.
Ma c’è un aspetto se possibile ancora più grave e preoccupante: le intercettazioni telefoniche e ambientali dimostrano un livello di confidenza con lo spacciatore che sembra esere non è solo colui il quale rifornisce della droga, ma con cui si ha un rapporto così stretto che riceve consigli sul vino migliore e che viene addirittura invitato a fare il bagno nella piscina della propria villa.
Come può un rappresentante delle istituzioni, che per il suo ruolo deve anche tutelare gli interessi della collettività prendendo le distanze dalle organizzazioni criminali che ne sono il nemico numero uno, svolgere in maniera corretta il suo lavoro se poi da quegli stessi criminali che rubato le auto, che sfondano i negozi, che estorcono denaro e compiono rapine, dipende per ottenere la droga e pagare insieme alla dose anche il loro silenzio? Perché è chiaro che un cocainomane è nelle mani del suo spacciatore, specialmente se riveste incarichi pubblici.
Come può un rappresentante delle istituzioni svolgere il suo lavoro nell’interesse della collettività se alimenta l’economia dei criminali acquistando la loro droga?
E per quale motivo, in questa città in cui ogni principio sembra essere stato ormai cancellato, anche se da mesi queste intercettazioni circolano diffusamente (e legalmente in quanto parte di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere) nessuno degli altri rappresentanti istituzionali ha preso le distanze, o magari si è chiesto se un cocainomane può svolgere questo ruolo. E anzi, più di qualcuno lo ha glorificato. Dove sta andando a finire questa città? Povera Brindisi.

di RICCARDO ROSSI Sindaco di Brindisi
“Leggere il giornale IL7 di oggi è come ricevere un pugno nello stomaco.
Un rappresentante di un’istituzione ha, come riportato dalle intercettazioni di un’indagine del 2019, rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti, al fine di acquisire dosi di cocaina per uso personale.
Non discuto le scelte personali ma quando queste implicano vicinanze e familiarità con quel mondo non si possono rappresentare le istituzioni.
Auspico una riflessione sull’opportunità di proseguire con un incarico di rappresentanza del territorio, che su questo tema non può avere dubbi o incertezze.
Le dimissioni sono l’unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni”, lo dichiara il sindaco Riccardo Rossi.

di Roberta GRASSI per Nuovo Quotidiano di Puglia

L’ombra di una indagine legata allo spaccio di cocaina, mette in subbuglio i palazzi del potere. Il rappresentante di un’istituzione brindisina sarebbe infatti al centro di alcune intercettazioni che lo riguardano, nell’ambito di una recente inchiesta antidroga. E nella vicenda interviene il sindaco, Riccardo Rossi, che ne chiede le dimissioni, alla luce di quanto riportato sul settimanale il 7 magazine.
Leggere il giornale IL7 di oggi è riportato nella nota – è come ricevere un pugno nello stomaco. Un rappresentante di un’istituzione ha, come riportato dalle intercettazioni di un’indagine del 2019, rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti, al fine di acquisire dosi di cocaina per uso personale.
Non discuto le scelte personali prosegue il primo cittadino – ma quando queste implicano vicinanze e familiarità con quel mondo non si possono rappresentare le istituzioni. Auspico una riflessione sull’opportunità di proseguire con un incarico di rappresentanza del territorio, che su questo tema non può avere dubbi o incertezze. Le dimissioni sono l’unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni.
L’inchiesta in questione è quella condotta dai carabinieri di Brindisi su un gruppo di presunti pusher, qualcuno dedito anche ai furti di automobili a Lecce e Brindisi.
Al centro Oronzo Lorenzo, operatore ecologico. Il 9 marzo scorso nove persone furono arrestate. Nell’ordinanza di custodia cautelare erano riportate alcune intercettazioni, frequenti chiamate per ricevere la cocaina, che riguardano alcuni acquirenti della Brindisi bene e anche un rappresentante delle istituzioni.
In ufficio sto, vieni tranquillo, si legge. E via con gli appuntamenti: Non adesso, rientro nel pomeriggio. Va bene ci vediamo nel pomeriggio?, chiede Lorenzo. Alla villa, dice lui. Vieni di là e ti vieni a fare un bagno in piscina. Il pusher però sta lavorando: No, ma tu pomeriggio ritorni?. Allora, io dall’una e mezzo fino alle cinque volevo starmene in piscina e poi torno in centro. E ci vediamo dopo le cinque, va bene.
Durante l’appuntamento per una consegna il nostro sale sull’auto dello spacciatore in corso Roma: Devo cambiare i soldi, c’hai il resto?. Non lo so, compa’, gli risponde il pusher. Sì, a posto per me.
Altra telefonata: Ciao Ronzino, ti disturbo?, Dimmi, compare, che cazzo dici, lo tranquillizza il pusher. Se stai in giro di vediamo, io sto in centro vicino all’ufficio.
Ovviamente il presunto acquirente di sostanza stupefacente non risponde di alcun reato, non lo è contattare uno spacciatore né procurarsi della sostanza da adoperare per uso personale.
Le conversazioni sono servite agli inquirenti per rafforzare il quadro indiziario nei confronti degli indagati. Ma si è posta, e lo ha fatto il sindaco di Brindisi in prima persona con un comunicato, una importante questione di opportunità.
Il punto fondamentale, citato dal sindaco, è la presunta contiguità con esponenti di organizzazioni dedide allo spaccio, senza con questo voler discutere in alcun modo fatti privati e scelte personali.
Da qui la richiesta di lasciare l’incarico ricoperto, non specificato, a cui probabilmente giungerà una risposta da parte del diretto interessato, qualora dovesse ritenere utile intervenire nel dibattito. Per il momento, evidentemente, ha scelto di non farlo, in attesa di ulteriori chiarimenti in merito alle indagini condotte dall’autorità giudiziaria.

di Antonio CELESTE per Agenda Brindisi
Metti che tu sia un tifoso dell’Happy Casa Brindisi e segua con attenzione le vicende politico-aministrative di Brindisi e, generalmente, le attività istituzionali del territorio. Metti che decida di andare in edicola per acquistare i due quotidiani locali. Metti che a pochi metri dall’edicola di fiducia lo sguardo cada sulle locandine che parlano di basket (Gazzetta del Mezzogiorno) e di cronaca (Nuovo Quotidiano). Sei sorpreso due volte: per la squadra del cuore, perché «scopri» che invece di giocare a Trento (secondo e ultimo recupero della fase regolare) la NBB venga dirottata a Trieste; per la dignità di questa città, perché scopri che nei palazzi del potere c’è l’ombra della cocaina … ed è bufera. Tutto nasce dal servizio di Gianmarco Di Napoli sul suo settimanale «Il 7» (venerdì 7 maggio 2021). Il titolo «Colletti bianchissimi» basterebbe per farsi una prima idea, ma in copertina la sintesi completa l’opera: «Tra i cocainomani intercettati mentre acquistavano le dosi da un pusher brindisino, anche un rappresentante istituzionale. Ma la sua confidenza con i criminali e la tossicodipendenza non ne hanno bloccato l’ascesa. A Brindisi tutto è ormai consentito». Naturalmente il collega non fa riferimenti personali e istituzionali, ma la caccia al cocainomane è aperta e tra i partecipanti, di fatto, c’è anche e soprattutto il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi il quale, ripresosi dal «pugno nello stomaco» provocato dalla lettura del giornale di Di Napoli, richiama tramite Facebook alcuni passaggi del servizio: «le intercettazioni, l’indagine del 2019, i rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti, al fine di acquisire dosi di cocaina per uso personale. Non discuto – commenta il primo cittadino – le scelte personali ma quando queste implicano vicinanza e familiarità con quel mondo non si possono rappresentare le istituzioni. Auspico una riflessione sull’opportunità di proseguire con un incarico di rappresentanza del territorio, che su questo tema non può avere dubbi o incertezze. Le dimissioni sono l’unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni».
E tutti a chiedersi se il sindaco conosca il cocainomane «eccellente» e quindi sappia quale ruolo istituzionale ricopra, se il cocainomane verrà allo scoperto, confesserà tutto e si dimetterà. Il dibattito è aperto e si accettano scommesse! In tanti, dopo il post del sindaco, hanno detto la propria. Lo ha fatto anche Gabriella Ligorio, che un tempo ebbe modo di condividere l’impegno politico con Riccardo Rossi attraverso Brindisi Bene Comune. Abbiamo scelto la sua opinione: «È evidente che, da come scrive il sindaco e da alcuni commenti, si conosca il nome di questa persona. Allora mi chiedo, fa parte dell’amministrazione Rossi, è un membro del Consiglio comunale? Perché se così fosse condivido la riflessione, in caso contrario, appare il classico, giornaliero tocco di fioretto per personali antipatie che nulla hanno a che vedere con la città e che un sindaco non dovrebbe divulgare in veste istituzionale. Sindaco, è un consigliere? È un rappresentante in città di una partecipata? Chi è? Non può rivolgersi alla cittadinanza gettando sospetti e ombre e facendoci preoccupare o, peggio, scatenare da parte dei più, una caccia alle streghe». Più che una caccia alle streghe è una caccia … al cocainomane che, mentre scriviamo, è comunque al suo posto nell’istituzione che rappresenta. Sindaco, ma era proprio necessario che si sbilanciasse così? Che lanciasse dal Suo Palazzo la «sfida» alla figura istituzionale che (fatti suoi) ama la cocaina? Ha sentito il parere di qualche consigliere (non comunale) prima di scrivere? Il riferimento ai rapporti con «quel mondo» rende in qualche modo più digeribile e plausibile la sortita di Riccardo Rossi, ma per tutto il resto nutriamo fortissimi dubbi sull’opportunità della sua iniziativa social. Teniamo in archivio la locandina del Quotidiano (il servizio è di Roberta Grassi) … e per scaramanzia anche quella della Gazzetta sulla partita di stasera: naturalmente non si gioca nell’Allianz Dome della città giuliana, ma nella BLM Group Arena di Trento contro la Dolomiti Energia Trentino. Palla a due alle 20.30, con i biancoazzurri – condizione post Covid permettendo – che cercheranno di fare l’impresa dopo la sconfitta interna con Sassari. Alle prossime locandine, per lo sport e per la cronaca, istituzioni comprese!